Milano, 9 dic. (askanews) – Le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto hanno approvato l’avvio del percorso che porterà la Doc Prosecco ad ampliare in modo stabile il proprio potenziale produttivo. Il via libera chiude la fase tecnica necessaria a recepire la richiesta del Consorzio, che da tempo segnala la necessità di superare il limite di 24.450 ettari idonei a Glera. Il tetto, definito nel 2011 con il blocco tipologia, negli ultimi anni è stato affiancato da attingimenti temporanei che hanno garantito una media di 6.000 ettari aggiuntivi tra il 2021 e il 2025. Con la decisione delle due Regioni si apre ora una fase di adeguamento graduale che, attraverso passaggi successivi, dovrà portare la superficie idonea a 30.500 ettari. La prima tranche fissa il potenziale a 27.500 ettari rimuovendo il blocco tipologia su una parte dei vigneti già esistenti, mentre gli step successivi saranno definiti dopo una verifica delle condizioni di mercato.
Il concetto di valore, per una filiera complessa come quella del Prosecco, riguarda non solo i risultati economici ma anche la percezione del prodotto, la reputazione del territorio e la capacità competitiva delle aziende. Nei sistemi ad alta produzione l’aumento dei volumi tende a comprimere i margini, mentre nelle aree a disponibilità limitata, come le Docg, il valore cresce grazie alla scarsità strutturale e alla riconoscibilità. Il punto di equilibrio tra quantità e valore è quindi la premessa per sostenere investimenti e qualità nel tempo. Che significato assume allora il tema del valore per una Denominazione che l’anno scorso ha prodotto 660 mln di bottiglie? ‘Finora il valore si è concentrato soprattutto sulla produzione, mentre per le case spumantistiche è sempre stato difficile riuscire davvero a generarlo’ ha spiegato ad askanews Giancarlo Guidolin, presidente del Consorzio Prosecco Doc. ‘Per fare numeri e fatturato si finisce spesso per sacrificare la marginalità che dovrebbe rimanere nelle aziende’. Guidolin ha aggiunto che il Consorzio sta valutando come gestire l’ingresso stabile nei 30.500 ettari: ‘Dobbiamo capire fino a dove possiamo arrivare e come ci comporteremo quando avremo consolidato questa superficie. Tutte le aziende hanno investito su questa dimensione e dobbiamo accompagnarle, poi concentrarci sul valore, che deve rimanere nella filiera’.
È preoccupato per la transizione? ‘No, sono ottimista, sono certo che raggiungeremo l’obiettivo di una produzione stabile attorno ai 30.500 ettari, pari a circa 700 mln di bottiglie’ ha replicato il presidente, che in merito al rapporto con le Docg del Prosecco, ha precisato che ‘la collaborazione sul piano normativo e della tutela è ottima. Rimane però il tema di raccontare al mondo cos’è il Prosecco, come nasce e quali storie rappresenta: un passaggio che dobbiamo ancora completare’. Anche sul fronte dell’export, il quadro è articolato. ‘Nei Paesi dell’Est Europa registriamo crescite significative, mentre nei mercati storici manteniamo i numeri’ ha osservato Guidolin, precisando che ‘sugli Stati Uniti pesa l’incognita dei dazi: finora non ne percepiamo gli effetti, ma dovremo valutare l’impatto nei prossimi mesi. Parliamo di 130 mln di bottiglie e di un mercato che non può essere sostituito facilmente. Confidiamo che una parte del costo venga assorbita all’interno della filiera Usa’.
Se il tema del valore nella Doc riguarda i margini in una Denominazione molto estesa, nel Conegliano Valdobbiadene assume significati diversi. La produzione resta circoscritta a 15 Comuni collinari della provincia di Treviso, dove pendenza, esposizione e composizione dei suoli definiscono microzone distinte, ancor più evidenti per Rive e Cartizze. In questo contesto il valore è legato al limite naturale della superficie vitata, alla qualità intrinseca e al patrimonio culturale che accompagna la produzione. ‘La nostra Denominazione da inizio anno cresce del 7-8%’ ha dichiarato il presidente del Consorzio, Franco Adami, spiegando che ‘questo risultato deriva dal riconoscimento di un valore immateriale fatto di storia, tracciabilità e qualità. Quando prendi una bottiglia di Conegliano Valdobbiadene non dovresti chiederti se arrivi davvero da qui: la nostra identità è chiara’.
Nel Conegliano Valdobbiadene, dove il valore nasce anche da un territorio collinare unico, il presidente del Consorzio, Franco Adami ha richiamato l’attenzione sulle differenze strutturali che caratterizzano la Denominazione e che oggi incidono sulla distribuzione del valore. ‘Alcuni produttori, in particolare quelli delle Rive con pendenze superiori ai 35 gradi, lavorano in condizioni molto più impegnative e talvolta si sentono livellati verso il basso anche all’interno della stessa Denominazione’ ha osservato, ricordando che ‘queste colline hanno determinato il successo del Conegliano Valdobbiadene nel mondo e, da un punto di vista produttivo, comportano costi molto più elevati’. Da qui nasce un nodo identitario cruciale, che Adami considera ancora irrisolto. ‘Dobbiamo chiarire un punto fondamentale: a Conegliano Valdobbiadene si produce solo Conegliano Valdobbiadene. Alcuni meccanismi previsti dai Disciplinari consentono di sforare leggermente e, di fatto, di produrre anche Doc. Questa è una cosa che va chiarita. Il termine ‘Prosecco’ è conosciuto ovunque ma quasi nessuno sa davvero quali differenze esistono tra le tre aree. Per questo serve una comunicazione univoca’.
‘Il tema, sottolinea Adami, non è nominalistico ma strategico: ‘La domanda che dobbiamo porci è: siamo o non siamo Prosecco? E su questo non siamo tutti d’accordo. Significa decidere come vogliamo collocarci rispetto al sistema, quali differenziali di valore vogliamo comunicare e rendere immediatamente riconoscibile la nostra identità. Dobbiamo rendere Conegliano Valdobbiadene fortemente identificabile attraverso segni grafici, parole, metodi e ripetitività, e stiamo studiando come farlo. Quando il nostro territorio sarà riconosciuto come l’icona del mondo Prosecco, allora parleremo tutti la stessa lingua e questo famoso sconosciuto potrà diventare un famoso conosciuto’.
L’altra Docg del territorio è Asolo Montello, una realtà di 2.271 ettari dove negli ultimi anni il Prosecco è passato da 1,2 milioni nel 2009 a quasi 32,4 milioni di bottiglie nel 2024. Una crescita così rapida da spingere il Consorzio ad interrogarsi sulla propria identità produttiva e sulla direzione e le scelte da intraprendere nei prossimi anni. ‘Il tema del valore è la vera sfida che abbiamo di fronte e che ci vede tutti impegnati, piccoli e grandi produttori’ ha spiegato Michele Noal, presidente del Consorzio. ‘La quantità è importante perché consente di fare massa critica, mentre la qualità deve essere compresa e percepita dal consumatore, perché solo così si può aumentare il valore. I soci oggi hanno chiaro che dobbiamo investire non tanto sui volumi quanto sui margini, cioè sulla redditività, sia per le Cantine sia per il territorio, e il Consorzio vuole assumersi la responsabilità di questa sfida’. Per questo è stato deciso il blocco degli impianti per tre anni. ‘Non perché siamo ‘riservisti’, ma perché vogliamo capire innanzitutto dove andare’ ha precisato Noal, ricordando che la scelta deve essere condivisa da tutti i soci.
La definizione del potenziale è infatti un passaggio decisivo: ‘Abbiamo bisogno di numeri certi, che arriveranno il 28 febbraio 2026, quando il tema della doppia rivendicazione non ci sarà più perché l’abbiamo bloccata e la scelta dei viticoltori per l’Asolo Docg durerà tre anni, per le vendemmie 2025, 2026 e 2027. In quel momento ci sarà anche la possibilità di estirpare quei vigneti che vorremmo portare solo ad Asolo. L’esito della verifica – ha concluso – aprirà due strade, entrambe possibili ma alternative: o decidiamo di aprire di nuovo gli impianti e puntare sulla quantità, oppure cominciamo a crescere e credere nel prodotto, facendo in modo che aumenti il valore aggiunto della bottiglia’.
Giancarlo Moretti Polegato è il presidente di Villa Sandi, realtà attiva in tutte e tre le Denominazioni del Prosecco. Il gruppo dispone di circa duecento ettari di proprietà e di altri duemila controllati tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, con una produzione complessiva che raggiunge circa 33 milioni di bottiglie all’anno, di cui il 40% è Prosecco Doc e un ulteriore 30% è suddiviso tra Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Docg, confermando Villa Sandi come la principale realtà privata del settore.
‘Il blocco degli impianti deve rimanere, il territorio vitato a Glera non va ampliato. Ogni vendemmia può influire sulla produzione ma la superficie deve restare quella’ ha sottolineato l’imprenditore ad askanews, osservando che il tema del valore rappresenta oggi la sfida più complessa per il comparto, una sfida che richiede una visibilità crescente e strumenti di comunicazione in grado di sostenere l’intero sistema. ‘Il valore è la parte più difficile ma la visibilità internazionale, anche grazie alle Olimpiadi che si terranno nel nostro territorio, ci aiuta molto’ ha affermato, spiegando che ‘è più semplice valorizzare il prezzo delle Docg rispetto alla Doc, anche per un motivo oggettivo: nelle Docg i produttori sono meno e concentrati in provincia di Treviso. La Doc, invece, si estende su due Regioni e comprende aziende con storie diverse, incluse realtà meno storiche che si sono avvicinate più di recente al mondo del Prosecco. È inevitabilmente una situazione diversa’.
All’interno della strategia aziendale, l’Asolo Prosecco Superiore Docg occupa una posizione di primo piano. ‘Siamo tra i primi tre produttori di Asolo e crediamo molto in questo territorio’ ha ricordato Moretti Polegato, rimarcando che ‘abbiamo le Tenute in quest’area e continuiamo a investire per valorizzarla. L’accoglienza, il racconto e la connessione culturale con il territorio sono fondamentali: ogni anno oltre 20.000 persone visitano le nostre Tenute e vedere da vicino che cos’è Asolo resta una delle forme più efficaci di comunicazione’.
Dal punto di vista commerciale, Villa Sandi considera Conegliano Valdobbiadene e Asolo ‘grandi espressioni del Prosecco’, con differenze legate ai costi di produzione e al posizionamento, mentre la Doc rimane essenziale per i volumi, anche grazie al successo della versione Rosé: ‘Siamo stati tra i primi promotori di questa tipologia e oggi il rappresenta circa il 10% della Doc’. Sulla situazione dei mercati internazionali, il produttore ha espresso semplice cautela: ‘Quando i dazi arriveranno davvero sullo scaffale del consumatore qualche rallentamento ci sarà ma non vediamo blocchi. Il Prosecco ha un prezzo democratico e una forte identità italiana, elementi che negli Stati Uniti continuano a piacere molto’. A ciò si aggiunge, ha osservato, ‘il forte incremento del turismo americano verso l’Italia: vengono nelle nostre Cantine e visitano il territorio, e questo ci dà entusiasmo nel proseguire il nostro lavoro’.
In merito al futuro, Moretti Polegato ha evidenziato ad askanews di ‘guardare continuamente a progetti in aree vocate e ad aziende che hanno un marchio ma non una struttura commerciale solida’, mettendo in risalto che ‘uno dei nostri punti di forza è la presenza in circa 130 Paesi che ci permette di far conoscere queste realtà nel mondo e di farle crescere’. (Alessandro Pestalozza)

