In provincia di Caltanissetta quasi metà dei giovani è Neet - QdS

In provincia di Caltanissetta quasi metà dei giovani è Neet

In provincia di Caltanissetta quasi metà dei giovani è Neet

sabato 28 Ottobre 2023

Nel territorio nisseno il 46,3% degli under 29 non studia né lavora, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale (pari al 23,1%)

NEET è l’acronimo inglese di “Not in education employement or training”. In altre parole, quando si parla di NEET ci si riferisce a quella fetta di giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano. Infatti, se ci si ferma ad analizzare il tasso di disoccupazione di una determinata fascia della popolazione, si avrà un dato riferibile soltanto a quanti, pur essendo disponibili a lavorare, non riescono a trovare un impiego.

Il termine NEET ha invece il pregio di includere anche gli inattivi, riferendosi all’intera fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni, che talvolta può essere estesa fino ai 35 anni. Pertanto, tra i NEET troviamo: le persone in cerca di un’occupazione, i disoccupati, i neolaureati, e i giovani che hanno interrotto precocemente gli studi.

Nel nostro paese possiamo distinguere “due Italie”: la parte del centro-nord allineata alla media Ue, l’altra molto distante. Nel 2021, in base ai dati Istat rielaborati da Openpolis, si è trovato nella condizione di NEET il 13,1% dei giovani europei tra 15 e 29 anni. Una percentuale che nel nostro paese in quell’anno era superiore di circa 10 punti (23,1%). A fronte di queste medie, alcuni territori si segnalano per la bassa incidenza di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano. Mentre altri, specialmente nel sud continentale e delle isole, hanno superato ampiamente la soglia.

Le nove province dove il 35% dei giovani è Neet

In Italia sono nove le province dove oltre il 35% dei giovani è NEET. Si trovano tutte nel sud del nostro Paese. In provincia di Caltanissetta è NEET il 46,3% dei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni. Seguono i territori di Taranto, Catania, Napoli, Messina, Palermo, Siracusa, Foggia e Catanzaro, con quote che superano il 35%. Le province con più NEET tendono a coincidere con quelle dove gli apprendimenti sono più bassi. Ma a cosa è dovuto questo fenomeno? Sicuramente gran parte delle cause è connessa al legame che intercorre tra economia e sistema di istruzione; infatti, nei Paesi in cui tale rapporto è più saldo, il tasso di disoccupazione risulta più basso.

Altre motivazioni sono invece da ritrovare nei contesti sociali in cui ogni giovane cresce e vive, che possono portare a scarse conoscenze in ambito lavorativo. Questo fa sì che i ragazzi non sappiano scegliere la strada più adatta a loro e decidano, di conseguenza, di abbandonare ogni percorso senza trovare il proprio posto nel mondo. Purtroppo, non è possibile risolvere questo problema in poco tempo: o meglio, possono essere attuate misure che frenano il fenomeno, ma per migliorare la situazione sono necessarie politiche lungimiranti.

Riformare l’intero sistema formativo e il mercato del lavoro

Ovviamente è fondamentale riformare l’intero sistema formativo e il mercato del lavoro: ad oggi, risulta chiaro come questi non siano in grado di istruire e di accogliere adeguatamente i giovani. I ragazzi invece devono iniziare a pensare in un modo diverso: infatti la situazione è cambiata completamente rispetto alle generazioni passate. Mentre per i genitori ottenere un posto fisso o stabilirsi in una determinata zona era qualcosa di naturale, nell’economia competitiva e globalizzata di oggi ciò non è più possibile (o almeno è un evento raro). Il mercato è molto più frenetico, le circostanze variano continuamente e rimanere aggiornati e attivi è fondamentale per non perdere il passo con le nuove tecnologie.

Le professioni stanno cambiando: alcune, grazie all’automazione e alle innovazioni, sono destinate a sparire; altre invece si stanno sviluppando e creeranno sempre maggiore occupazione. In conclusione, per uscire da questa situazione drammatica è necessario uno sforzo da parte di tutte le componenti sociali: i governi devono prendere le decisioni e indirizzare l’economia nella giusta direzione, le imprese devono avere più fiducia e più coraggio nell’investire nei giovani e i ragazzi stessi devono rimboccarsi le maniche e capire che, senza una continua formazione e un costante impegno, il mercato del lavoro resterà sempre difficile da raggiungere.

Andrea Lipani, Federico Cunsolo, Carmelo Ragusa, Manuel di Simone, Stefano Stefanini, Giuseppe Buscemi
V Liceo Classico – Istituto Leonardo da Vinci – Niscemi

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