Non so se avete cognizione dell’organizzazione ferrea di un vascello di qualunque tipo: dalle navi di crociera a quelle del trasporto merci, ai battelli turistici, ai sottomarini e via elencando. Tale organizzazione è indispensabile perché il vascello, quando è fuori dai porti, deve seguire una rotta ben precisa, per giungere puntualmente all’arrivo predisposto.
Cosicché, il tragitto è temporizzato: il vascello marcia a una certa velocità; quando rallenta, magari perché incontra una tempesta, dopo accelera per compensare e in genere arriva puntuale.
Tale puntualità non è casuale, ma è frutto di un sistema organizzativo che integra tutte le parti dello stesso e le fa funzionare come se fosse un corpo unico. Peraltro, proprio il corpo umano è la dimostrazione evidente – se ci pensate bene – di una perfetta organizzazione e di un sincronismo fra i vari organi che consente di avere una buona salute. Quando qualcuno dei vari organi si ammala, tutti gli altri ne soffrono.
In un vascello vige la regola primaria che il comandante non si occupa dell’attività ordinaria, cui è preposto il vice comandante, al quale fanno riferimento tutti i responsabili dei diversi servizi. Tali responsabili sanno esattamente cosa fare e come farlo in quanto vi sono appositi manuali che descrivono le procedure. Non solo si occupano di fatti ordinari, ma anche di quelli straordinari che possono capitare, come per esempio i guasti.
Non c’è dubbio che solo il buon funzionamento di tutti i servizi, sincronizzati fra di loro, consente al vascello di percorrere la rotta prestabilita nel tempo previsto, e quindi, ripetiamo, di giungere puntualmente al porto di arrivo.
Bisogna considerare che ogni giorno solcano i mari forse centinaia di migliaia di battelli, ognuno dei quali osserva le regole prima indicate e anche il Codice della navigazione.
La disciplina di tutti i componenti dell’equipaggio, la competenza dei loro responsabili di servizio, nonché quella del vice comandante, assicurano viaggi ben controllati ed efficienti.
Sorge una domanda: ma allora il comandante cosa ci sta a fare? Egli o ella è preposto alla sorveglianza generale del buon funzionamento del battello, nonché a risolvere i problemi straordinari ed è comunque il responsabile oggettivo nei confronti dell’armatore.
L’altra metafora che vi illustro è quella dell’orchestra. Le orchestre operistiche e sinfoniche sono composte da decine e decine di professori e qualche volta superano le cento unità. Il recente concerto diretto dall’ormai leggendario Riccardo Muti (ottantaquattro anni) aveva oltre trecento elementi fra professori d’orchestra e coristi.
Perché vi cito tale esempio? Perché tutti i componenti suonano a tempo e sono intonati come se si trattasse di un solo elemento. Infatti chi sgarra mezza nota, anche di qualche secondo, viene espulso dall’orchestra o dal coro.
Ecco, nella Pubblica amministrazione, come in un’impresa o in qualunque altro organismo sociale, l’insieme dei componenti dovrebbe funzionare come se fosse un solo soggetto, in modo da consentire a chi guida quel complesso di farlo muovere con la necessaria sveltezza, così da eseguire perfettamente le note scritte sul pentagramma della partitura, quella del maestro, o dello spartito, quella del singolo professore o corista.
Passiamo dalle metafore, brevemente descritte, alla realtà. L’amministratore delegato e/o il direttore generale, ovvero il numero uno di una qualunque organizzazione, sono paragonabili al comandante o al direttore d’orchestra. L’organizzazione è formata da dipendenti e funzionari, i quali dovrebbero “suonare” all’unisono, in modo da produrre quei servizi per i quali sono prepositi. Ma così non avviene, perché nella Pubblica amministrazione manca l’organizzazione, la quale è poggiata su due pilastri: obiettivi e risultati.
Qualcuno osserverà che nelle Pa vi sono sia gli obiettivi che i risultati. È vero, ma si tratta di un inganno e vi spieghiamo perché.
Gli obiettivi sono fissati dagli stessi dirigenti e, di solito, sono talmente in basso che non è difficile raggiungerli. Per conseguenza, i risultati vengono raggiunti e portano ricchi premi e “cotillons”.
Occorrerebbe invece che gli obiettivi fossero fissati da un organo indipendente e i risultati da un altro organo indipendente. Vedremo se e quando questo accadrà. Ma ne dubitiamo.

