Le cronache continuano a riportare i fallimenti di tutte le Pubbliche amministrazioni – centrale, regionali e locali – non capaci di raggiungere obiettivi perché manca, ab origine, il piano organizzativo di ognuna di esse e delle sottoposte, le quali dovrebbero funzionare come un’orchestra, cioé senza dissonanze, ritardi nei tempi o stonature.
Dobbiamo ripetere quanto più volte già scritto. Non è tutta la Pubblica amministrazione che non funziona, perché su 3,2 milioni di dirigenti e dipendenti (oltre 800 mila delle partecipate pubbliche), circa quattrocentomila compongono le Forze dell’Ordine e cioè Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia.
Mentre le prime due hanno un’organizzazione militare e funzionano molto bene, avendo anche l’approvazione se non l’ammirazione dei cittadini, la terza, cioè la Polizia, ha un’organizzazione civile. Nonostante ciò anch’essa funziona abbastanza bene, consegue notevoli risultati e, in genere, tutti gli appartenenti vengono promossi per effettivi meriti e non per anzianità.
Non si capisce perché gli altri 2,8 milioni di dirigenti e dipendenti pubblici non adottino organizzazioni analoghe a quelle di Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia. Se lo facessero, otterrebbero buoni risultati, cioé servizi efficienti con i quali soddisfare le giuste esigenze dei cittadini, che pagano loro stipendi, fatto che viene ignorato, volutamente o meno.
Si dirà che nei servizi non si possono adottare regole militari, però nessuno spiega perché non si possano adottare le regole amministrative della Polizia. La conseguenza della disfunzione è che non funziona niente, anzi poco e, soprattutto, si crea un vuoto fra le direttive politiche e la loro esecuzione.
Cosicché tante belle promesse, che fanno Presidente del Consiglio, Ministri e loro subordinati, finiscono quasi sempre nel vuoto perché dirigenti e dipendenti pubblici non fanno il loro dovere, pur percependo regolarmente i loro emolumenti.
Intendiamoci, come sempre non spariamo nel mucchio perché vi è una gran parte di dipendenti e dirigenti pubblici a tutti i livelli che lavora bene, che fa sacrifici e che non è corrotta. Ma non si può sopportare che qualche milione di cittadini che dovrebbero essere servitori dello Stato, invece sono servitori di se stessi, pur divorando gli stipendi che i cittadini pagano.
C’è una soluzione a questa situazione? Sì, ve la scriviamo per quanto possa sembrarvi bizzarra.
Si tratterebbe di scindere stipendi, salari e ammennicoli vari in due parti, una fissa – ovviamente maggioritaria, per esempio di tre quarti – e l’altra variabile, commisurata ai fascicoli evasi e ai servizi prodotti.
Sorgerebbe un’obiezione. Ma come si fa a determinare la quantità o qualità di lavoro per ogni singolo dirigente o dipendente? La risposta è nei fatti perché oramai col sistema statistico e con gli algoritmi, si può determinare nel dettaglio quanto debba fare ogni singolo dirigente o dipendente.
Non solo, ma la parte variabile dovrebbe essere aumentata, dando così un vantaggio ai bravi e creando parimenti uno svantaggio per i fannulloni o gli incompetenti.
Sappiamo che questa soluzione non sarà mai applicata, perché i sindacati difendono gli incapaci, creando una palese ingiustizia, perché li fanno guadagnare quanto chi fa interamente il proprio dovere.
Il ministro Brunetta ha comunicato che vuole assumere ventiquattromila dipendenti e dirigenti pubblici a tempo determinato, destinandone ben sedicimila al ministero della Giustizia e gli altri a ministeri diversi.
Non ci sembra una buona idea perché creare ventiquattromila precari che non entrano a titolo definitivo nell’Organico dello Stato, in quanto non passano da un concorso, è una mina che a distanza di qualche anno può scoppiare. Non è aumentando il precariato che si risolve il problema della Pubblica amministrazione statale e locale.
Ma, obietterebbe qualcuno, c’è necessità di questo personale perché è tecnico, giovane, competente: insomma, una linfa per una semi-morta Pubblica amministrazione. Ineccepibile. E allora, cosa fare? Semplice: ingaggiare ventiquattromila professionisti con Partita Iva, già collaudati dagli esami di Stato e pronti a fare quello che serve alla Pa senza lacci e lacciuoli.
Anche questa è una soluzione bizzarra? Non ci sembra, però fate voi.

