Il lavoro nella pubblica amministrazione non è più attrattivo, soprattutto per i giovani e a maggior ragione per quelli del Sud. Il dato emerge dall’ultima indagine Flp, la Federazione lavoratori pubblici e Funzioni pubbliche, su dati Eurostat e Istat. Secondo lo studio, la quota di dipendenti tra i 18 e i 34 anni nelle pubbliche amministrazioni è ferma al 2,5%.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Nella pubblica amministrazione italiana, che conta 3,2 milioni di dipendenti, i giovani, dunque gli under 35 sono 336.598, appena il 10,4%. Inoltre, spesso si verifica una migrazione dal Sud al Nord: il 28% dei dipendenti del settore pubblico, infatti, lavora in una regione diversa da quella di nascita.

Ciò comporta una vera e propria “emorragia di personale dal Sud. In Sicilia solo il 6% del personale arriva da fuori regione”. Il settore in cui si verifica maggiore mobilità è la scuola: i dipendenti uomini, inoltre, si muovono di più (33,5%) rispetto alle colleghe donne (24,1%).
Pubblica amministrazione: i giovani fuggono dai concorsi
L’indagine fa emergere un dato fondamentale che riguarda la mancata partecipazione dei giovani ai concorsi per lavorare nella pubblica amministrazione. Nel biennio 2021-22 sono state aperte 395 sessioni concorsuali che hanno attirato 1,6 milioni di candidature, registrando la partecipazione effettiva di 620mila persone. A primo impatto i numeri sembrano positivi, ma fino al 2018 la percentuale era del 100% di copertura, mentre dal 2019 si ferma tra l’80% e il 90%, registrando una flessione.
Le motivazioni
I motivi sono molteplici, dalla volontà di gestire in autonomia il proprio tempo e avere maggior equilibrio tra lavoro e tempo libero alle retribuzioni basse. Gli stipendi della pubblica amministrazione italiana, infatti, non vanno di pari passo con quelli del resto d’Europa. Lo stipendio medio di un giovane che lavora nella pubblica amministrazione italiana è di circa 1.900 euro, contro i circa 2.900 euro degli impiegati europei. Il gap è, dunque, molto elevato e posiziona l’Italia al penultimo posto della classifica Ocse.
La possibilità di lavorare in smart working, come precedentemente accennato in merito alla gestione del tempo, gioca il proprio ruolo. Attualmente, in Italia, solo 500mila dipendenti della pubblica amministrazione, anche giovani, hanno la possibilità di lavorare in smart. E, anche se la prospettiva è ancora aperta, è importante sottolineare come non tutte le pubbliche amministrazioni utilizzino questo strumento nella stessa maniera. I dati raccolti da Flp, però, evidenziano dei netti vantaggi, sia per i dipendenti che per il datore di lavoro. Grazie allo smart working, infatti, un lavoratore risparmia oltre 90 ore di viaggio in un anno. Il datore di lavoro, a sua volta, avrebbe un rendiconto in termini economici, risparmiando circa 250 euro per ogni postazione.

