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Putin l’invasore, Zelensky l’incosciente

Putin l’invasore, Zelensky l’incosciente
guerra Russia Ucraina

Stoppare un’inutile guerra

Sabato 26 febbraio 2022, cioè due giorni dopo l’invasione dell’esercito russo nel territorio ucraino, scrissi l’editoriale “Ucraina, un conflitto che si poteva evitare.
Scusate l’autocitazione, non certo usata per dimostrare che avevo la palla di vetro, ma per dire che il buonsenso avrebbe dovuto evitare quest’inutile guerra, che dura ormai da tre anni e ha causato la morte di centinaia di migliaia di militari e civili, tra cui bambini e la distruzione di mezza Ucraina, nonché altri danni che vengono stimati dalla comunità internazionale nell’enorme cifra di cinquecento miliardi di dollari.

Fin da allora parve evidente che l’interesse degli/delle ucraini/e sarebbe stato quello di chiudere immediatamente la guerra con la cessione della parte di territorio già invasa, molto inferiore in chilometri quadrati rispetto a quella attualmente occupata dalla Russia.
Ricordiamo ancora che l’ex presidente della Commissione europea, (1999-2004), Romano Prodi, dichiarò nel 2008 che l’Ucraina, insieme alla Georgia, non potevano essere ammesse nella Nato e subito dopo l’Ue dichiarò la non ammissione nella stessa Unione.

Sentiamo subito qualcuno che, in rapporto alla nostra posizione chiara e di buonsenso – per quello che vale – ci accusa di essere filo-putiniani. Perché dichiariamo quest’osservazione a tutto tondo “imbecille”? Perché non riesce a vedere la realtà, quella realtà che fa muovere persone e cose e che ha come principale motore il danaro.

Ora, che cosa è cambiato dal 2022 a oggi? Intanto, la pace che si firmerà fra non molto costerà in termini di territorio molto di più all’Ucraina; in secondo luogo, gli enormi danni provocati dalla guerra richiederanno costi elevatissimi per essere riparati; in terzo luogo, le enormi sofferenze che questa guerra ha causato al popolo ucraino non sono contabilizzabili; e infine, ha dimostrato l’incongruenza del debole Joe Biden che allora – sbagliando completamente – mise in bocca all’attore comico e presidente Zelensky, la famosa frase: “Vinceremo la guerra”. Nessuno ci credeva e i fatti l’hanno dimostrato.
A parte noi e il giovane collega, direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, nessuno ha esposto in questi tre anni i fatti come sono. Perché è del tutto evidente: perché la Stampa occidentale si è allineata a quella americana, omettendo l’obbligo etico del Codice deontologico dei giornalisti, che obbliga a consultare le diverse posizioni per tentare di capire quale sia la verità.

Solo chi fa “l’altra informazione”, scomoda, tenta l’equilibrio di cui prima. Quest’equilibrio ci ha fatto scrivere in questi tre anni qualche decina di editoriali – insieme a quelli, ripetiamo, di Marco Travaglio – che hanno tentato di delineare la verità dei fatti, non è rappresentata dalla Stampa ufficiale.
Peraltro, com’è noto, in Ucraina come in Israele, vige la legge marziale, per cui i due presidenti, Zelensky e Netanyahu, possono fare e disfare tutto ciò che vogliono anche perché sono sospese le elezioni. Dunque, nello stesso periodo, il Popolo non ha più voce. Di fatto i due Presidenti sono diventati dittatori, né più e né meno che Putin e Xi Jinping.

È matematico che dopo ogni guerra viene la pace e così sarà nei due casi dell’Europa centrale e del Medio Oriente. Quanto sarà costata questa pace in termini di vite umane e di dollari verrà contabilizzato a consuntivo.

Nelle guerre tutte le parti perdono, anche quelle che si proclamano vincitrici: vincitrici effimere, perché anch’esse hanno subìto perdite di vite umane, di strutture e infrastrutture.
Ma una parte è sicuramente vincitrice e cioè l’industria delle armi, che dalle guerre aumenta fatturati e profitti, spesso non tassati.

C’è da auspicare che i richiami di Papa Bergoglio, prima, e quelli attuali di Papa Prevost riguardo alla pace vengano ascoltati al più presto, il che può accadere a condizione che i/le governanti mettano la museruola agli industriali delle armi, dichiarando loro che debbano ritenersi ampiamente soddisfatti dei profitti realizzati e che finalmente si tranquillizzino e non spingano più per il mantenimento delle guerre (cinquantasei nel mondo) e in particolare di queste due che ci interessano da vicino.