Qatargate, la carne è debole - QdS

Qatargate, la carne è debole

Carlo Alberto Tregua

Qatargate, la carne è debole

sabato 17 Dicembre 2022

Coinvolto un decimo dei parlamentari UE

Fino ad oggi si ritenevano le istituzioni europee (Parlamento, Commissione, Consiglio dell’Unione europea e Consiglio europeo) quasi un sacrario, ove la corruzione non potesse entrare perché “i Sacerdoti” erano al di sopra di ogni sospetto. Questa frase ci ricorda il famoso film di Elio Petri con Gian Maria Volonté, dal titolo “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.

Ma così non è. Non sappiamo se nel passato vi siano stati scandali, corruzione prontamente soffocata o altri atti che non sono venuti alla luce, forse perché i protagonisti erano personaggi di secondo o terzo livello.

Questa volta, invece, lo scandalo ha colpito addirittura una Vicepresidente del Parlamento e forse sessanta o settanta parlamentari, come dire quasi un decimo dell’intero Organo.
Che tutti gli organismi pubblici siano permeati da azioni di lobbies è del tutto pacifico, ma che tali azioni potessero arrivare ad una corruzione così estesa non si era mai sospettato.

Bisogna dare atto a magistratura e organi di polizia che hanno portato a questi primi risultati, anche se prudenza impone l’attesa dello svolgimento dei successivi processi perché fatti, prove e circostanze siano collegati e formino quel tutt’uno che indichi, al di là di ogni ragionevole dubbio, la colpevolezza degli imputati.
Qui non si tratta di essere garantisti o innocentisti oppure colpevolisti, ma, come sempre, di pervenire alla verità relativamente a ciò che è effettivamente accaduto.

Ancora i contorni della vicenda sono foschi perché non si sa con precisione quale fosse l’oggetto della corruzione, se non delibere o atti che potessero favorire il Paese che sta ospitando i Mondiali di calcio.
Il Qatar è grande 11.571 chilometri quadrati, con una popolazione inferiore a quella siciliana (2,931 milioni), con un capo assoluto, Tamim bin Hamad Al Thani, che agisce né più e né meno come il Papa. Anche il Pontefice, come è noto, è un capo assoluto ed emette decreti e leggi senza alcuna interferenza o intervento di chicchessia.
Il paragone tuttavia non è adeguato perché il Pontefice ha regole etiche e religiose che gli impediscono di compiere azioni violente, salvo quanto accaduto nei trecento anni della “Santa Inquisizione”.

La corruzione, insieme alla prostituzione, è nata con l’essere umano e con esso morirà. Quindi è fuori dalla realtà chi pensa di debellare totalmente queste due cose. Con esse bisogna convivere, limitandole al minimo, tanto che si ritiene fisiologica la loro presenza in dimensioni modeste.

Per governare la prostituzione molti Stati del mondo hanno adottato le leggi che la regolamentano e la tengono sotto controllo sotto il profilo sanitario, logistico, economico e fiscale. Altri Paesi, come il nostro, hanno deciso, con un’improvvida legge denominata Merlin (dal nome della proponente), di cancellarla come se non esistesse più. Accadde nel febbraio del 1958.
La conseguenza è stata la diffusione della prostituzione, che come la metastasi, si è diffusa nel tessuto sano e non essendo più controllata non si sa bene dove si annidi.
Sarebbe opportuno abrogare tale legge Merlin ed approvarne una analoga a quelle di Germania, Francia o Olanda.

La corruzione è molto più pericolosa ed insidiosa perché destabilizza le istituzioni, inserisce elementi di grave danno nei confronti dei cittadini e cittadine onesti e fa prevalere quelli disonesti, i quali traggono vantaggi dai loro comportamenti.

La corruzione è più pericolosa della prostituzione anche perché è più difficile da individuare, soprattutto nel settore pubblico, ove ogni persona che vi lavora è un potenziale corrotto, perché gli interessi sono enormi, ma anche piccoli, con la conseguenza che chi agisce nella Pubblica amministrazione deve avere solide basi morali per potere resistere alle inevitabili pressioni cui è sottoposto.

E così sarà accaduto per quei “poveri” eurodeputati di fronte alle mazzette di danaro contante (a casa di uno di essi sono stati trovati ben 750 mila euro), che, come l’olio, hanno umettato le ruote degli ingranaggi per favorire gli interessi dei corruttori.
Aspettiamo comunque l’esito dei processi per capire come siano andate effettivamente le cose.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017