Ospite a QdS Pausa Caffè è Nicola Farruggio, presidente Federalberghi Palermo e Vice Presidente vicario Federalberghi Sicilia
Ospite a QdS Pausa Caffè, il format del qds.it e del Quotidiano di Sicilia con Luigi Ansaloni e l’opinionista Giovanni Pizzo, è Nicola Farruggio, presidente Federalberghi Palermo e Vice Presidente vicario Federalberghi Sicilia.
“Alla fine ci ritroviamo con un sistema da rottamare e da ricostruire, con la motivazione che rimane in noi, di chi ha visto in pericolo tanti anni e tanti sacrifici, in quelli come noi che vivono di turismo e vogliono credere. Vogliamo ripartire da qui – dice Farruggio -. Malgrado tutto crediamo che possiamo farcela ad affrontare anche i prossimi anni.
Si avrà una crescita, i flussi si stabilizzeranno ma per tornare ai numeri importanti ci vorranno anni. Da soli malgrado l’impegno però non ce la possiamo fare. Con le istituzioni sembra che a volte parliamo lingue diverse: tanti proposte, tante parole, ma il turismo alla fine sembra qualcosa di accessorio”.
Per quanto riguarda il futuro, Farruggio è chiaro: “Da ottobre in poi cosa succede? I numeri sono buoni per la ripartenza ma c’è fretta di poter fare vacanze e tutto perchè di fatto non si sa come andrà. E già questo è diverso dallo scorso anno quando sembrava tutto finito o quasi”.
Su quello che è stato fatto e quello che poteva essere fatto, Farruggio dice: “Il turismo a colori non funziona, la gente viaggia solo se ha la sicurezza che l’epidemia non c’è o che i contagi sono bassi. Come successo in Sicilia lo scorso anno, ma quest’anno la situazione è peggiore. Le zone hanno dimostrato di non funzionare. Se si fosse chiuso tutto per uno-due mesi, probabilmente ora sarebbe diverso. Per guadagnare poche centinaia di euro, forse in questo modo, non chiudendo, ne abbiamo perse a migliaia”.
Farruggio lamenta poi una scarsa attenzione per quanto riguarda il settore alberghiero: “Siamo sempre rimasti aperti e abbiamo sempre fatto la nostra parte, ma sento che si parla poco delle nostre problematiche – dice -. Non parlo nemmeno dei ristori, che sono stati in certi casi umilianti nel vero senso della parola”.