Il lockdown diventa arte, Rosa Di Stefano racconta "Toccami" - QdS

Il lockdown diventa arte, Rosa Di Stefano racconta “Toccami”

Luigi Ansaloni

Il lockdown diventa arte, Rosa Di Stefano racconta “Toccami”

venerdì 17 Settembre 2021

Da un’idea di Rosa Di Stefano nasce la collettiva, che ha anche prodotto, e che ne ha parlato a QdS Pausa Caffè, il formato di qds.it con Luigi Ansaloni e Giovanni Pizzo

Opere raccontano a Palermo il disagio e le sensazioni sperimentate durante il lockdown.

Si chiama “Toccami, l’assenza di un abbraccio diventa arte”, la collettiva che verrà allestita in una strada del centro storico del capoluogo siciliano nel corso di una due giorni in programma in via Seminario Italo Albanese fino al 30 settembre.

Da un’idea di Rosa Di Stefano nasce la collettiva, che ha anche prodotto, e che ne ha parlato a QdS Pausa Caffè, il formato di qds.it con Luigi Ansaloni e Giovanni Pizzo.

“Come curatore della collettiva- dice la Di Stefano – ho voluto che a far da crogiuolo a questa mostra che porta il grido proprio degli adolescenti, fosse un ragazzo palermitano under diciotto e che come tutti i suoi coetanei ha sperimentato in prima persona quella sensazione di solitudine e isolamento che ha generato nei giovani il periodo del lockdown. In questo particolare momento storico ci siamo resi conto della vulnerabilità di noi giovani.”.

Ogni nome delle dieci opere, già da solo, basta per raccontare queste sensazioni. C’è, infatti, “Ostacolo” di Gianluca Bisconti, “Diciannove” di Hybla di Giacomo, ma anche “E ti vengo a cercare”, opera realizzata da Asia Tirelli, 17 anni, proveniente da un piccolo paesino dell’Emilia Romagna, che spiega:“In un paesino veramente piccolo, come quello da dove provengo, il senso di isolamento è stato ancora più evidente”. E poi c’è “Tuffo”, opera di Giovanna Bagarello, che racconta “l’attimo che precede l’abbraccio di due amanti. Un abbraccio che è stato bruscamente interrotto dalla pandemia e dal lockdown e che quindi è quasi rimasto in sospeso”, ha spiegato la giovane artista.

E poi
c’è “Repressione”, opera nella quale la giovane Irene Cuccia racconta
il come ha immaginato il contatto con l’altro in un momento in cui questo
semplice gesto non era possibile.

“L’espressione artistica doveva anche essere associata a quella poetica – prosegue Rosa Di Stefano – così da rendere ancora più penetrante il messaggio che vogliono trasmettere le singole opere”. Ecco dunque che le poesie del giovane e talentuoso poeta calabrese Vincenzo Celia (classe 2001), scritte ad hoc per ciascuna opera, “lasceranno un segno difficile da rimuovere” come dichiarano gli stessi artisti.

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