La dirigente dell’Arpa Sicilia Anna Abita: “Il Piano regionale di tutela della qualità dell'aria del 2018 ha individuato 25 interventi. Se attuati, ridurranno le emissioni di particolato PM10, al 2027, del 16%.
Che aria tira in Sicilia? C’è da
discutere. Da verificare. Con i dati, tanti dati. Quelli sulle polveri
sottili – in scienza PM10 – dicono che l’Isola non sta messa male. Potrebbe
stare meglio e dovrà lavorare per stare meglio. Ma c’è chi sta peggio e di molto,
di tanto.
Il Sistema nazionale per la
Protezione Ambientale ha diffuso i “numeri” del 2020. In sintesi: 534
punti di campionamento, 379 entro i limiti di legge, 155 con superamenti,
129 rientranti nei valori di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, 405 stazioni di rilevazione fuori dai parametri OMS.
Il confronto è dunque con due
riferimenti relativi alla media giornaliera: quello nazionale, che fa suonare
l’allarme quando in un anno si registrano più di 35 “sforamenti” del limite
giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo e l’altro dell’OMS che limita gli
sforamenti soltanto a 3 in un anno.
Le polveri sottili possono essere di
origine naturale o antropica, quindi riscaldamento, industrie, traffico,
fenomeni d’attrito su strada. Non a caso anche le rivelazioni 2020 sottolineano
che a stare peggio è il cosiddetto bacino padano, con Piemonte,
Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Lì, le particelle
inquinanti trovano facilmente casa perché il sistema economico ed
infrastrutturale ha dimensioni importanti, trainanti per il complessivo sistema
Italia. Ben 131 stazioni di campionamento sono andate oltre la soglia della
legge nazionale e di conseguenza di quello più restrittiva dell’Oms che
tuttavia chiama in causa quasi tutto il resto del Paese, visto che tra i due
limiti si piazzano ben 405 stazioni su 534.
E la Sicilia? Ne sa tanto la
dirigente dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente e responsabile
dell’Unione operativa complessa Qualità dell’Aria Anna Abita: “I dati
SNPA sulla qualità dell’aria 2020 attualmente pubblicati riguardano soltanto il
numero dei superamenti del limite giornaliero della concentrazione del
particolato fine PM10 nelle stazioni con sufficiente copertura, tali dati
costituiscono una prima valutazione e non sono stati definitivamente validati
secondo le procedure di qualità di riferimento, ma sono una preliminare
informazione sullo stato di qualità dell’aria per tale inquinante. Inoltre per
la Sicilia non risultano completi poiché mancano i dati di alcune stazioni,
appartenenti al Programma di Valutazione, che non sono gestite da ARPA Sicilia,
ma da altri soggetti pubblici e privati, e per i quali siamo in attesa delle
validazioni da parte dei relativi gestori”.
La dirigente entra nel merito dei
dati siciliani: “Il numero dei superamenti relativi al PM10, come media
giornaliera, che secondo il decreto legislativo 155/2010 non deve essere
superiore a 35 durante l’anno, è stato inferiore in Sicilia rispetto al 2019
per tutte le stazioni, i cui dati erano sufficienti e disponibili, ad eccezione che nelle stazioni
di monitoraggio di Agrigento ASP e Porto Empedocle, dove in questa ultima,
in controtendenza, è stato superato il limite previsto dalla norma, non
superato nel 2019”.
Ed ancora: “Relativamente al valore
medio annuo di PM10 in nessuna stazione è risultato superiore nel 2020 al
limite previsto nel decreto legislativo 155/2010, 40 µg/m3, ed in tutte le
stazioni si delinea una diminuzione rispetto il 2019, tranne che nella stazione
di Porto Empedocle che segna un lieve rialzo.
Il valore medio annuo di PM10
risulta invece superiore al limite OMS, pari a 20 µg/m3, in 8 delle 17 stazioni
analizzate ad oggi e con una copertura sufficiente”.
Esame sostanzialmente superato dalle
stazioni siciliane? “La stazione che non ha rispettato il limite previsto per
il numero dei superamenti, come media giornaliera di PM10, definita dalla
normativa vigente di riferimento del decreto legislativo è quella di Porto
Empedocle che ha registrato 39 superamenti. Le stazioni che hanno registrato
dei dati che rispettano inoltre il valore indicato nelle linee guida OMS per il
numero di superamenti del limite giornaliero del particolato fine PM 10 –
indicato pari a 3 – sono due, la stazione Melilli e quella SR-Belvedere, con 3
superamenti ciascuna. Tali valutazioni saranno riconsiderate sulle base dei
dati delle stazioni ancora non disponibili e quindi non riportati nel rapporto
SNPA. SNPA ha in programma di pubblicare un aggiornamento dei dati con l’aggiunta
di quelli relativi alla concentrazione media annua di PM10 e di quelli relativi
al biossido di azoto”.
Tra un monitoraggio e l’altro rimane
comunque aperta una sfida. Quella che porta a migliorare la qualità dell’aria
per migliorare quella della vita. La dirigente Abita definisce il quadro
d’interventi: “La pianificazione in materia di qualità dell’aria fa capo alla
Regione Siciliana, che si avvale del supporto tecnico di ARPA Sicilia.
Il Piano regionale di tutela
della qualità dell’aria, adottato nel 2018 dalla Giunta di Governo, ha
individuato 25 misure. In relazione al particolato fine sono state indicati
degli interventi che, se attuati, ridurranno le emissioni di particolato PM10,
al 2027, del 16% in più rispetto al tendenziale regionale.
Le misure riguardano principalmente
l’adozione di opere di adeguamento degli edifici pubblici alle norme per il
risparmio energetico, riducendo quindi le emissioni determinate dal
riscaldamento degli edifici, la riduzione del traffico veicolare privato, la riduzione
degli incendi boschivi attraverso l’inserimento di azioni più incisive nel
Piano di prevenzione incendi, la riduzione delle emissioni di ammoniaca negli
allevamenti e la riduzione di sistemi tradizionali di combustione a biomassa.
Tutti settori antropici che influiscono nella produzione delle polveri sottili
nel territorio regionale.
Si evidenzia, infine, che in base all’inventario
regionale delle emissioni del 2012, in atto in fase di aggiornamento, le
fonti emissive di origine naturale, tra cui le polveri sahariane o le eruzioni
vulcaniche, incidono a livello regionale per circa il 57% nella produzione di
polveri sottili”.
Piano d’azione che rimanda ad un processo culturale ancora in divenire e che rimanda ad una maggiore consapevolezza dell’importanza della difesa dell’ambiente. Quello della dirigente Abita è un osservatorio privilegiato per registrare una maggiore presa di coscienza nei territori: “Gli spazi informativi come quelli messi a disposizione da SNPA, ma anche dalla nostra Agenzia, sono certamente fondamentali per far conoscere lo stato di qualità dell’aria del nostro territorio ad una platea vasta. Infatti proprio tramite tali iniziative adesso lei mi sta chiedendo informazioni che diffonderà e che andranno a moltiplicare le conoscenze sulla qualità dell’aria che riguardano la nostra regione. Una informazione di qualità non può che alimentare l’interesse e la consapevolezza dei cittadini in materia ambientale. E’ importante quindi contribuire a creare una cultura scientifica sui temi ambientali senza cedere a sensazionalismi o ad eccessive semplificazioni”.
Vito Manca