ROMA – Per il Meridione più che il Natale pare stia arrivando la Befana con sacchi pieni di carbone. I novanta indicatori che dal 2019 sono presi in considerazione da Il Sole 24 Ore, sulla base di dati certificati (forniti, tra tutti, da istituzioni e istituti di ricerca), hanno inchiodato, infatti, ancora una volta, le province della Sicilia e, più in generale del Sud Italia, sul fondo della classifica nazionale sulla qualità della vita.
Lo studio ha esaminato il rapporto con la “qualità della vita” delle persone in sei macroaree tematiche, composte da quindici indicatori ciascuna: Ricchezza e consumi; Affari e lavoro; Ambiente e servizi; Demografia, società e salute; Giustizia e sicurezza; Cultura e tempo libero. Per ogni indicatore è stato assegnato un punteggio da 0 a 1000 a seconda della performance delle province italiane. Dopo aver calcolato la media di ogni capoluogo per ciascuna macroarea, la classifica finale non è altro che il risultato della somma aritmetica delle sei graduatorie di settore.
Un quadro che per il Sud, anno dopo anno, si tinge sempre più di nero
Ma questa semplice operazione matematica disegna un quadro che per il Sud, anno dopo anno, si tinge sempre più di nero. Nessuna città è riuscita a superare metà della classifica, dominata anche quest’anno dal Nord. In particolare, è il Nord-Est a salire sul tetto d’Italia: con un punteggio di 648,71 Trento ha riconquistato il primo posto, perso lo scorso anno in favore di Bergamo. La provincia lombarda nel 2025 ha lasciato il podio, non riuscendo a superare la quinta posizione. Medaglia d’argento per Bolzano, lontana dalla capolista di circa 15 punti, immediatamente seguita da Udine, anche questa sopra i 600 punti.
Positivo il risultato della maggior parte delle grandi aree metropolitane del Centro e del Nord del Paese: sebbene solo Bologna e Milano siano entrate nella top dieci, rispettivamente al quarto e ottavo posto, Roma ha scavalcato 13 città rispetto al 2024 e, con il 46° posto, superato la metà della classifica; scatto in avanti anche per Genova (43^) e timidi miglioramenti per Torino, che risale rispetto a dodici mesi fa solo di una posizione. Se Firenze, invece, mantiene la 36^ piazza. L’unica grande provincia a retrocedere è Venezia, superata da sette realtà rispetto allo scorso anno. Il peggiore risultato in tal senso, però, spetta a Lodi: aver ottenuto più di 500 punti non è bastato a barricarsi nel 29° gradino: la provincia al centro della Lombardia, infatti, ha perso 21 posizioni.
La prima provincia del Mezzogiorno a entrare in graduatoria è Cagliari
Come dicevamo, però, tra Nord e Sud le distanze si notano in modo abbastanza evidente. La prima provincia del Mezzogiorno a entrare in graduatoria è Cagliari, che ha ottenuto il 39° posto, recuperando cinque posizioni rispetto allo scorso anno e precedendo di poco più di due punti Pescara. Tutte le altre città del meridione si sono collocate nella seconda metà della classifica: dal 67° posto, occupato da Bari, in poi. A chiudere la graduatoria Reggio Calabria che, non superando i 400 punti, anche quest’anno è rimasta bloccata all’ultimo posto della graduatoria.
In Sicilia mantiente la vetta Ragusa
Guardando nello specifico alla Sicilia, tra le province dell’Isola mantiene la vetta Ragusa che, però, ha perso una posizione rispetto al 2024, fermandosi all’82^ posizione. A seguire Enna, all’87 posizione, che ha recuperato, rispetto allo scorso anno, dieci posti in classifica. La situazione di Messina, invece, è rimasta invariata alla 91^ posizione, mentre Trapani è scivolata nella 93^ piazza, venendo superata da otto province. Agrigento ha conquistato una posizione, la 95^, superando anche Catania che, piazzandosi nel 96° gradino, è crollata rispetto allo scorso anno di ben 13 posizioni. Immediatamente dopo Palermo che, al 97 posto della graduatoria, ha recuperato tre piazze rispetto al 2024. Chiudono il quadro siciliano il 103° posto per Caltanissetta, sotto di cinque e, ultima in regione e penultima nella classifica generale, Siracusa, che ha perso due posizioni rispetto allo scorso anno.
Le graduatorie di settore
Lo stesso trend è tendenzialmente confermato, in termini generali, anche dalle graduatorie di settore. Raramente, infatti, le città siciliane sono riuscite a spodestare le avversarie del Nord dalla prima metà della classifica, rimanendo spesso relegate negli ultimi posti.
Un’eccezione è rappresentata dalla graduatoria dedicata a Giustizia e sicurezza, che ha visto Agrigento piazzarsi sul gradino più basso del podio nazionale, con Enna nella top ten e Ragusa, Messina e Trapani tra le prime cinquanta posizioni. Ma se un buon cavallo si vede sulla lunga corsa, il numero di incidenti stradali, l’indice di criminalità e di litigiosità e la durata media dei procedimenti civili, tra i vari indicatori, non bastano a risollevare le “magnifiche e progressive” sorti delle città siciliane. Nel settore cultura e tempo libero, per esempio, soltanto Messina vanta un posto tra i primi cinquanta.
Emblematico è il caso, per esempio, del settore Affari e lavoro che, tenendo conto, tra tutti, del tasso di disoccupazione e di occupazione, della quota di export sul Pil, della densità degli sportelli bancari sul territorio, delle quote di nascita e di fallimento delle imprese, cristallizza la scarsa competitività dei capoluoghi siculi rispetto al resto del Paese.
Il divario tra Nord e Sud, fotografato dall’indagine de Il Sole 24 Ore, anche quest’anno rimane dunque marcato e il presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci), Gaetano Manfredi, commentando i dati dell’indagine, ha sottolineato come la sfida del Pnrr rappresenti uno strumento essenziale per colmare un gap strettamente legato agli indicatori economici che, a detta del sindaco di Napoli, giocano un ruolo importante nella composizione della graduatoria. “Una buona politica – ha detto – deve partire dall’analisi dei dati, quindi avere disposizione questi numeri sicuramente dà delle indicazioni e ci aiuterà anche a percorrere delle strade per un miglioramento che in parte già si stanno percorrendo”.
Un po’ di ottimismo da parte del numero uno dei sindaci italiani, secondo cui le risorse dirottate al Sud dal Recovery fund potranno diminuire il gap con il resto d’Italia. Forse, allora, il Meridione più che l’Epifania sta vivendo il periodo dell’avvento e si prepara a un Natale più luminoso. Anche se non quest’anno.

