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Quando si possiede il “Bernoccolo degli affari”

Quando si possiede il “Bernoccolo degli affari”
giovani lavoro

Come riconoscere talento, visione e spirito d’iniziativa e perché l’Italia deve valorizzarli per crescere.

Si usa dire che un grande imprenditore si vede fin da piccolo, ma il discorso è valido anche per un professionista, per un professore o per chiunque intenda svolgere un’attività intellettuale e materiale, ponendosi obiettivi, anche ambiziosi, per raggiungere i quali occorre spirito di sacrificio, grande volontà e sudore.
Tuttavia, queste qualità non sono sufficienti perché, per esempio, per fare business bisogna avere il cosiddetto “Bernoccolo degli affari”, che alcune e alcuni giovani cominciano a dimostrare nonostante la loro tenera età.

Che vuol dire questa frase? Vuol dire che un giovane (o anche meno giovane) ha chiarezza su cosa intenda fare da grande, cioè ha un progetto di vita (e un obiettivo) e ha individuato la strada per raggiungerlo. Se non avesse questa concretezza (individuare il mezzo per raggiungere il fine), il traguardo diventerebbe teorico e quindi irraggiungibile. Ed è proprio nella capacità di individuare il mezzo per raggiungere il fine che si estrinseca l’intelligenza e lo spirito d’iniziativa di una persona.

Nel nostro Paese, prima e dopo l’ultima guerra del secolo scorso, abbiamo avuto luminosi esempi di persone venute dal nulla che hanno realizzato patrimoni ingenti, in quanto hanno intuito cosa bisognasse fare, come allargarsi dal proprio territorio a quello nazionale e anche internazionale.

In Piemonte, da duecento anni si produceva la crema di nocciola, che non era mai uscita da quei confini, finché un giorno Pietro Ferrero ha deciso di chiamare quella crema Nutella e di esportarla in tutto il mondo.
Intendiamoci, non stiamo facendo pubblicità alla Nutella, ma stiamo dando merito a chi ha portato il nome del nostro Paese nel mondo.
E ve ne sono altri, partiti da zero per creare dei progetti che oggi hanno fama internazionale, come Bernardo Caprotti (Esselunga), Giorgio Armani, Miuccia Prada e altri.
Il quadro che vi riferiamo dovrebbe indurre tutte e tutti a valorizzare i giovani e cercare di cogliere quelle e quelli che hanno il “Bernoccolo degli affari”, che non necessariamente deve trovare sfogo nel mercato, ma anche in altri settori, come in quello della ricerca o dell’arte.

Un esempio di chi aveva il citato “Bernoccolo degli affari” – che non erano affari, ma la visione del futuro – è stato Lee Kuan Yew, il quale si guadagnò l’appellativo di “padre fondatore di Singapore”, indipendente dal 1965, trasformando un piccolo villaggio in una delle più ricche metropoli del mondo. Lo citiamo non per esaltare la vicenda storica, ma per illustrare ciò di cui parliamo in questo editoriale.
Egli ritenne che Singapore, una foresta all’epoca, si potesse trasformare in una nazione moderna e funzionante. Scelse molte e molti giovani di talento, li mandò a studiare fuori da quel Paese e appena ritornarono cominciò a costruire una Repubblica formidabile, oggi abitata da sei milioni di persone, le quali hanno il reddito pro capite primo al mondo.
Migliaia di imprese si sono collocate in quel Paese, il commercio e la produzione si sviluppano continuamente perché esso è ordinato e ha programmi di lunga scadenza, che realizza puntualmente in una sorta di preciso cronoprogramma.
Purtroppo non possiamo citare un esempio analogo in Europa, ove l’Unione ha dimostrato tutti i suoi limiti anche perché non riesce ad agire come unico soggetto.

Il commento di oggi riguarda i giovani, quelli di talento, i quali debbono essere messi in condizione – a prescindere dalla loro posizione sociale e dalle loro famiglie – di realizzare i loro progetti. In questa direzione, le istituzioni e in particolare le università, i centri di ricerca e altri enti formativi dovrebbero sempre selezionare i giovani per merito e non per i favori da rendere a questo o a quel potente di turno.
Non solo, ma occorrerebbe che si approntassero strutture selettive per individuare i talenti, offrendo loro tutte le possibilità, in modo da metterli in condizione di affermarsi.

Questo piano nel nostro Paese non c’è, per cui, tristemente, assistiamo all’esodo di migliaia e migliaia di giovani, che vanno in giro per il mondo, ove trovano opportunità adeguate. Così a noi restano i mediocri. Questa è una delle cause della mancata crescita e del mancato sviluppo del Paese.