Notizia di cronaca di pochi giorni fa è la morte di Filippo Rovagnati, erede dell’azienda leader del prosciutto cotto e brand di successo mondiale. Ma quanto fattura ad oggi Rovagnati, azienda che porta il suo cognome ed eccellenza dei salumi in Italia e nel mondo?
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La storia di Rovagnati: dalla nascita negli anni ’40 all’exploit negli anni ’90
L’azienda nasce negli anni ’40 quando Paolo Rovagnati, fondatore dell’azienda, avvia un’attività di commercio di formaggi in Lombardia, nel comune di Biassono. Negli anni ’70 c’è il salto di qualità, quando il figlio Giovanni intuisce le potenzialità del mercato del prosciutto cotto dando nobiltà al prodotto che era considerato uno scarto.
Nasce così il Gran Biscotto (cioè cotto due volte), frutto di una ricetta segreta e processo di stagionatura. La popolarità del marchio avviene negli anni ’90 con Mike Bongiorno che diventa testimonial di Gran Biscotto nei suoi programmi di successo. Da lì l’azienda cresce in maniera esponenziale acquisendo altri marchi (come Berkel, ad esempio) e ad espandersi sui mercati esteri. Rovagnati ad oggi ha 1.200 dipendenti e ben 6 stabilimenti produttivi. Si contano anche 4 filiali all’estero in Belgio, Francia, Stati Uniti d’America e Germania.
Quanto fattura Rovagnati: i dettagli
Il fatturato dell’azienda Rovagnati Spa ammonta a 320,85 milioni di euro nell’anno 2023, in crescita del 3,04% rispetto all’esercizio precedente. Però, Rovagnati risulta in perdita di oltre 9,2 milioni di euro, a causa di un aumento dei costi totali dell’8,9% a 327,57 milioni di euro.
Sono aumentati i costi operativi sono aumentati del 14,8% e i prezzi stessi della carne suina hanno raggiunto livelli record di costo nel 26% nel costo dei mangimi. Nell’analisi di bilancio 2023, emerge un Capex di 24,75 milioni di euro che conferma l’impegno di Rovagnati di ampliare la propria capacità produttiva. Sono arrivati anche finanziamenti da Invitalia a fondo perduto da 9 milioni di euro erogato nel 2022.
Grazie a ciò, Rovagnati autoproduce il 65% del fabbisogno di energia elettrico nei propri siti produttivi e sta ampliando il parco fotovoltaico all’interno dei propri stabilimenti. Tutti questi interventi, seppur fondamentali per la crescita a lungo termine, hanno però comportato spese iniziali elevate che potrebbero giustificare i 9,2 milioni di perdita registrati nell’esercizio 2023.

