Nel settore pubblico, le retribuzioni degli infermieri sono regolate dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) Sanità. Gli stipendi variano in base all’inquadramento, con compensi annui che partono da circa 24.000 euro lordi per i livelli iniziali e possono arrivare fino a oltre 32.000 euro per posizioni di maggiore responsabilità. A queste cifre si aggiungono indennità per turni notturni, straordinari e reperibilità, che possono aumentare il compenso netto mensile fino a circa 1.900 euro. Infermieri che operano in ambienti complessi, come reparti critici o aree con esposizione a radiazioni, possono ricevere compensi aggiuntivi. Tra questi, un bonus mensile per radioesposizione di circa 100 euro e indennità giornaliere per specifici reparti come quelli infettivi.
Le differenze regionali sono marcate, con il Nord Italia che offre retribuzioni più alte rispetto al Centro e al Sud. Ad esempio, un infermiere in Lombardia o Toscana può percepire tra 2.159 e 2.792 euro al mese, mentre in regioni come la Sicilia gli stipendi medi si attestano intorno ai 1.953 euro.
Gli stipendi dell’infermiere nel settore privato
Nel settore privato, invece, gli stipendi degli infermieri sono meno uniformi e dipendono dalla struttura sanitaria e dal tipo di contratto applicato. Tra i contratti collettivi applicabili, il CCNL AIOP rappresenta uno dei riferimenti principali per gli ospedali privati, offrendo condizioni simili a quelle del settore pubblico. Tuttavia, altri contratti come il CCNL ANASTE, utilizzato in RSA e cooperative, propongono compensi generalmente inferiori. Un infermiere in una clinica privata può percepire uno stipendio netto mensile compreso tra 1.300 e 1.700 euro. Tuttavia, coloro che lavorano in settori ad alta specializzazione come pronto soccorso o sale operatorie possono guadagnare fino a 2.000 euro netti al mese. I dirigenti infermieristici nel privato possono arrivare a percepire circa 3.000 euro al mese.
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