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Quaresima in Sicilia, un lungo periodo di penitenza e fede

Quaresima in Sicilia, un lungo periodo di penitenza e fede

La storia della Quaresima, da dove nasce questa tradizione di fede cristiana e cattolica e quali erano le tradizioni storiche siciliane

Terminato Carnevale, mercoledì 5 marzo 2025 parte ufficialmente il periodo della Quaresima, ovvero i quaranta giorni precedenti alla Santa Pasqua. Il primo passo che segna il passaggio tra i due periodi di festa è “il Mercoledì delle Ceneri”, ma vediamo tutti i passaggi e le tradizioni in Sicilia in questo periodo quaresimale.

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Il Mercoledì delle Ceneri

Oggi 5 marzo 2025 si parte con il tradizionale “Mercoledì delle Ceneri”, ovvero il giorno in cui inizia la Quaresima e la fine del periodo di Carnevale terminato con il Martedì Grasso. Stiamo parlando di una celebrazione molto antica che ancora permane nel 2025. La tradizione cattolica prevede un digiuno con un pasto unico e l’astinenza della carne.

Ma perché si chiama “Mercoledì delle Ceneri”? Banalmente, il mercoledì è preceduto dal Martedì Grasso e il rituale prevede che il sacerdote pone sul capo dei fedeli della cenere per avviare il periodo penitenziale. Da qui nasce anche il celebre detto… “cospargersi il capo di cenere”.

La Quaresima: le origini

La quaresima storicamente precede i 40 giorni precedenti alla celebrazione della Pasqua. Questa tradizione proviene dall’Oriente e risale nell’ultimo secolo di vita dell’Impero Romano d’Occidente con la tradizione che arrivò in Italia (a Roma) nel 384. Il nome deriva da “Quadrigesima dies”, cioè quarantesimo giorno prima della Pasqua partendo il conto proprio dal Mercoledì delle Ceneri fino al tramonto del Giovedì Santo.  

Il numero 40 è simbolico ed è citato nella Bibbia. Quaranta furono i giorni di digiuno di Mosè, di Elia e di Cristo stesso. I giorni di diluvio universale sono… 40 e fu un periodo di purificazione per l’intera umanità.

Perché proprio quaranta? Numero simbolico citato nella Bibbia: quaranta furono i giorni di digiuno di Mosè, di Elia e del Cristo stesso. Altrettanti furono i giorni del diluvio universale che, a suo modo, fu un periodo di purificazione per l’intera umanità. Poi fu inteso come periodo di preparazione alla salvezza, alla riconciliazione, che la riforma liturgica fa terminare con il “calare della notte” del Giovedì Santo.

Le tradizioni perse nel tempo in Sicilia

Ma come si vive la Quaresima in Sicilia? Nel corso dei secoli l’Isola, grazie alla dominazione spagnola che ha dato un forte impulso cattolico, è un periodo molto sentito dai siciliani. In passato, il digiuno era vissuto con forte rigore con l’astinenza dalle carni in tutto il periodo (anche perché 400-500 anni fa era un alimento più costo dei giorni nostri) e con attenzione anche a quegli alimenti contenenti i grassi degli animali con lo strutto.

Come già detto prima, era consigliato fare un pasto unico durante la giornata ma non c’era il divieto di mangiare la mattina o la sera. Bisognava evitare anche le bevande o i cibi generalmente costosi. Un periodo molto lungo che prevedeva un sacrificio che si offriva a Gesù o alla Madonna. Da qui nasce anche il detto famoso siciliano, “longa quantu a Quaresima!”.

Ma non era solo un periodo di rinunce e preghiere, ma anche di riflessione e cultura. Nelle strade venivano rappresentate tragedie che rappresentavano la sofferenza di Cristo con esecuzioni a morte ben messe in scena per le vie dei borghi siciliani. Questa tradizione si è persa nel ‘700, ma molti rituali in tanti piccoli paesi dell’entroterra siciliano persistono ancora tramandate di padre in figlio come tutte le tradizioni.