ROMA – Nel pasticcio legislativo, tutto siciliano, attorno a cui da oltre tre decenni si accapigliano avvocati, pubblici amministratori, politici e privati su come considerare – se sanabili o meno – gli immobili realizzati tra metà anni Settanta e metà anni Ottanta a meno di 150 metri dal mare, la Corte Costituzionale è intervenuta a mettere un punto fermo. Con una sentenza che farà senz’altro discutere ma di cui bisognerà tenere conto, i giudici delle leggi hanno stabilito che il divieto di costruire a ridosso delle coste in Sicilia è valido sin dall’entrata in vigore della legge regionale 71 del 1976. Ciò significa che ogni ambizione di riuscire ad aggrapparsi al condono nazionale concesso a metà anni Ottanta – con la legge 47/1985 – è destinata a rimanere frustrata.
Al centro del giudizio di legittimità c’è stata la richiesta del Cga, organo che nell’isola si occupa dei pronunciamenti di secondo grado in materia di giustizia amministrativa e dove quasi una ventina di procedimenti sul tema sono bloccati, di chiarire se sia o meno costituzionale la legge 15 del 1991 con cui la Regione intervenne per specificare che, quanto disposto 15 anni prima, era da…

