Quei partiti contro le riforme più che contro Mario Draghi - QdS

Quei partiti contro le riforme più che contro Mario Draghi

Raffaella Pessina

Quei partiti contro le riforme più che contro Mario Draghi

venerdì 22 Luglio 2022

In Sicilia vacilla l’asse Pd-M5s, Renzi: “Letta annulli primarie, poi parliamo”. Giustizia tributaria, fisco, appalti e concorrenza: l’Italia fa harakiri

ROMA – La crisi del governo Draghi deriva soprattutto dal mancato accordo sulle riforme. Riccardo Magi, deputato e presidente di Più Europa sintetizza questa tesi: “Questa crisi è una prova di maturità sia per il Parlamento che per la politica e si sta rivelando più una crisi del Parlamento che del Governo. Il Presidente Draghi ha messo i partiti di fronte alle proprie responsabilità. È ovvio che non sia stato apprezzato da coloro i quali, da destra o da sinistra, in questi mesi hanno ostacolato il percorso delle riforme più urgenti e necessarie per il paese”.

Il Financial Times lancia un occhio preoccupato alla situazione italiana

La stampa estera e in particolare il Financial Times lancia un occhio preoccupato alla situazione italiana: “Esitare sull’attuazione delle riforme previste metterebbe a repentaglio anche la capacità di Roma di ricevere le prossime tranche dei suoi 200 miliardi di euro di fondi” previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Molte di queste riforme avrebbero dovuto essere completate entro le elezioni previste per la prossima primavera. Ma è probabile che il processo venga sospeso, poiché i partiti si preparano a fare campagna elettorale per le elezioni anticipate”.

Lo stesso Draghi nel suo discorso al Senato aveva snocciolato l’elenco delle riforme fatte e di quelle da fare, ricordando ai presenti che ci sono scadenze precise, da rispettare, dettate dal Pnrr. “La riforma del codice degli appalti è stata approvata – ha detto -. La riforma della concorrenza serve a promuovere la crescita, ridurre le rendite, favorire investimenti e occupazione. Con questo spirito abbiamo approvato norme per rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati, alla tutela dei consumatori. La riforma tocca i servizi pubblici locali, inclusi i taxi, e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari. Il disegno di legge deve essere approvato prima della pausa estiva, per consentire entro la fine dell’anno l’ulteriore approvazione dei decreti delegati, come previsto dal Pnrr. Approvata la riforma del processo penale, del processo civile e delle procedure fallimentari e portato in Parlamento la riforma della giustizia tributaria. Dobbiamo ultimare entro fine anno la procedura prevista per i decreti di attuazione della legge delega civile e penale. Il Governo ha dato il via al disegno di legge delega per la revisione del fisco. I primi passi sono stati compiuti con l’ultima legge di bilancio, che ha avviato la revisione dell’Irpef e la riforma del sistema della riscossione. In Italia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, pari a oltre il 60% del prodotto interno lordo nazionale. Dobbiamo approvare la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi”.

Oggi i partiti saranno impegnati a riconquistare i seggi in parlamento e le riforme verranno messe da parte. Che è quello che sta accadendo anche in Sicilia, dove si discute peraltro della inopportunità delle primarie del centrosinistra alla luce degli strappi verificatisi in ambito nazionale. Davide Faraone di Italia Viva, sulla scia della richiesta del leader Matteo Renzi, lancia un appello ad annullarle perché non si può fare finta che Conte e il suo movimento “non abbiano mandato per aria il governo di unità nazionale”.

Il deputato regionale Giorgio Trizzino (Azione) giudica “anacronistica, assurda e ridicola la volontà di proseguire con le primarie in Sicilia per la scelta del candidato alla Presidenza della Regione”. Claudio Fava, uno dei candidati alle primarie progressiste, è di idea totalmente opposta: “Le primarie vanno avanti, mi auguro con quello spirito di lealtà che vedo vacillare a Roma nel partito di Conte”. Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd, parla di irresponsabilità di Lega, Forza Italia e M5S di mandare a casa il governo Draghi nel vivo delle emergenze, vanificando la possibilità di dare risposte urgenti ai bisogni sociali. Sulla stessa linea il commissario regionale della Dc Nuova, Totò Cuffaro.

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