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Quella capacità di risolvere i problemi

Quella capacità di  risolvere i problemi

Nelle Scuole e nelle Università italiane gli/le insegnanti, in genere, non si pongono come istruire i propri allievi e allieve per renderli/e abili ad affrontare e risolvere i problemi, mentre si limitano a insegnare le loro materie (e non sempre): insegnano il merito, ma non il metodo.
Invece, i fatti che accadono, le contrarietà che arrivano, i problemi che si evidenziano, dovrebbero essere affrontati con un opportuno metodo che segua la loro ordinazione.

Perché accade questo nell’insegnamento universitario e scolastico italiano? La risposta è semplice: è molto più facile insegnare i contenuti delle materie che non le regole di funzionamento, cioè il metodo.
Nel primo caso si può avere un apprendimento mnemonico, per cui vi sono giovani che imparano a memoria i contenuti e poi li comunicano nello stesso ordine. Solo che, quando si cominciano a fare domande che collegano le nozioni, si svela quella incapacità di coordinamento e di raffronto, che deve essere sempre alla base di quello che si insegna e si studia.

Non tutte le Università e Scuole europee sono prive di metodo nell’insegnare, quel metodo – ripetiamo – che abitua ad analizzare e a risolvere i problemi. Vi sono scuole finlandesi che adottano questo metodo e infatti sembra che i/le ragazzi/e escano fuori con capacità tali da affrontare qualunque tematica.
Anche in Svizzera alcune Università e la Scuola (oltre alle scuole Steiner) in parte adottano l’insegnamento del metodo, oltre che quello del contenuto delle diverse materie.
Quando si è formati in questo modo, i/le giovani sono più portati/e ad affrontare la vita professionale in qualunque settore. Si pensi, per esempio, al campo della ricerca, che è fatta di intuizioni, ma anche della capacità di analisi e di scoprire possibili effetti collaterali delle sperimentazioni.

Quanto precede potrebbe essere un buon antidoto all’insulsa divulgazione delle informazioni che fanno le banche dati, consultabili attraverso lo strumento che ormai tutti detengono e cioè lo smartphone. È pacifico che l’informazione non è conoscenza: la prima è un punto, la seconda è una retta, cioé la connessione logica e funzionale di tante informazioni.
Quando si analizza un problema, bisognerebbe tentare di individuare una o più soluzioni; in immediata successione, stabilire il percorso per arrivarvi e quindi stabilire gli obbiettivi e il relativo cronoprogramma, cioè i tempi necessari per raggiungerli.
Poi, operare di conseguenza e in corso d’opera quando ci si accorge che intervengono ostacoli nel percorso, trovare strade alternative senza perdere di vista l’obiettivo, che costituisce appunto la soluzione del problema posto.

Ci vuole molta pazienza per comportarsi in questo modo e consapevolezza delle difficoltà che si incontrano, le quali però non devono apparire insormontabili, sapendo – senza dubbio – che se esiste un problema vi è anche la soluzione. La morte non ha soluzione e quindi non è un problema,
La pazienza, però, non si compra nei supermercati e neanche è insita nel carattere delle persone; la pazienza si acquisisce con la cultura, la conoscenza e l’apprendimento, comprendendo che soltanto cercando e ricercando ci si può avvicinare agli obiettivi che ognuno ha fissato.

Non solo ci vuole pazienza, ma ci vuole anche umiltà nel ricordarsi l’enorme ignoranza in cui noi viviamo: un’ignoranza abissale che dobbiamo tentare di attenuare via via con gli studi, le letture, l’informazione che sentiamo e che va però filtrata, con le lezioni dei Maestri (quelli veri) e con qualunque mezzo che venga all’attenzione della nostra intelligenza.
Noi tutti siamo dotati di un quid di intelligenza, solo che non sempre siamo disposti a utilizzarla perché occorre un altro elemento fondamentale che è la volontà, conseguente alla consapevolezza della nostra ignoranza.

L’umiltà è la qualità di forti e sapienti. Non va mai dimenticato anche perché costituisce – come prima si scriveva – una forza di cui abbiamo bisogno per affrontare i tumulti della vita e le sue grandi difficoltà, da superare sempre con impegno, volontà e ottimismo.