Quella grande forza per ricominciare - QdS

Quella grande forza per ricominciare

Quella grande forza per ricominciare

Marco Vitale  |
mercoledì 18 Settembre 2024

I tre pilastri dell’orgoglio bresciano che si erano andati formando ed organizzati in me

… segue dal QdS dell’11/9/2024

Brescianità è forza di ricominciare sempre da capo. È in questa chiave che vanno riletti: il rinnovamento dell’agricoltura bresciana all’inizio dell’Ottocento, nella fascia pedemontana e collinare; lo sviluppo, nella stessa epoca, dell’industria in Val Trompia e Val Sabbia; lo sviluppo dell’industria del cotone dopo la grande crisi della sericultura del 1846; il poderoso sviluppo industriale del ventennio 1890-1910, dopo la prolungata recessione del primo periodo unitario. L’attuale forza economica bresciana viene dunque da lontano. E viene, non da questo o quel ceto, ma da tutta la popolazione, dal saper fare diffuso, frutto di lotte molto dure. È quindi forza vera.

Il secondo pilastro è quello di una profonda religiosità non clericale e sempre accompagnata da un forte impegno per i temi dell’assistenza sociale e della formazione. Basti pensare a quattro figure fondamentali: il vescovo Gaudenzio (366-420 d.C.); il monaco Petronace (670-750 d.C.); Arnaldo da Brescia (circa 1100-1155; Albertano da Brescia (circa 1194-1250).

Il terzo pilastro è un grande rispetto per il lavoro e la dignità del lavoro e una grande abilità manuale ed organizzativa di risolvere i problemi pratici apparentemente più difficili. Qui il rinvio è alle tante testimonianze contenute nel mio libro: “Città di Brescia. Culla d’intrapresa”. Questi erano i tre pilastri dell’orgoglio bresciano che si erano andati formando ed organizzati in me sia attraverso la conoscenza di persone di eccezionale qualità che attraverso lo studio della storia. Sicché quando in una mattina dell’autunno 1955, il sindaco di Brescia Bruno Boni, giovane proveniente dalla Resistenza (a venti anni era nella cella 101 di Canton Mombello insieme ad altri prigionieri politici tra cui mio padre e sulla parete della cella era scritto: “quando nel mondo l’ingiustizia impera la patria degli onesti è la galera”) e che guiderà mirabilmente la città come sindaco dal 1948 al 1975, mi telefonò per informarmi personalmente che ero stato ammesso al prestigioso Collegio universitario storico Ghislieri di Pavia (fondato nel 1567 da papa Pio V Ghislieri), grazie a una borsa di studio del Comune di Brescia, intitolata a Zanardelli, ne fui lieto e commosso ma non intimidito.

L’orgoglio bresciano che avevo, pian piano, consapevolmente, sentito crescere in me mi dava conforto e coraggio. Il sindaco Boni chiuse la breve telefonata con queste parole, che mi hanno sempre accompagnato: “ed ora lavori sodo e si faccia onore, anche per la città”. Ed è soprattutto questo terzo pilastro che mi fa sentire più legato a Brescia che ad altre città che pure ho amato e amo.

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