Numerosi intoppi nella collaborazione fra soggetti pubblici e privati: ora si teme per i fondi. Il progetto, presentato nel 2010, punta a riqualificare l’area che si affaccia su via 24 Maggio
MESSINA – Non sarà un’altra occasione persa. Ne era sicuro nel 2015 l’ex assessore ai Lavori pubblici Sergio De Cola, ma a distanza di quattro anni sembra di essere, ancora una volta, di fronte a una delle tante storie di valorizzazione irrealizzate.
Le “Scalinate dell’arte” furono pensate nel 2010 per i croceristi, perché avessero, una volta sbarcati nella Città dello Stretto, la possibilità di sperimentare, pagando un biglietto, un percorso di conoscenza della città fuori dai classici circuiti, fatto con le più avanzate tecnologie multimediali. Al centro degli interventi progettuali c’erano le scalinate che si affacciano sulla via 24 Maggio ma in una delle rampe oggetto di riqualificazione, l’attuale Amministrazione comunale ha deciso di collocare delle raffigurazioni in plastica, decorate da artisti locali, frutto di un vecchio progetto, anche questo incompiuto, promosso dalla ex Provincia.
Inevitabile il disappunto del gruppo di lavoro delle “Scalinate dell’arte” davanti a questa commistione, che secondo gli stessi rischia di fare perdere di vista gli originari obiettivi. I due progetti di riqualificazione che miravano alla realizzazione di un circuito turistico-culturale incentrato sull’arte e l’architettura contemporanea, con protagoniste inizialmente sette scalinate, poi cinque, della vecchia via dei Monasteri, furono finanziati dall’assessorato regionale ai beni culturali con due milioni 300 mila euro. Al centro dell’iniziativa vi era una partnership pubblico-privata composta dal Comune di Messina (capofila), dall’associazione per la promozione dello sviluppo sostenibile Team Project e dal gruppo di architetti che è entrato a far parte dell’Ats.
Messina è stata l’unica città ad avere fondi nell’ambito del Por-fesr Sicilia 2007/2013, dopo l’iter avviato dall’ex assessore della Giunta Buzzanca, Elvira Amata, su proposta della Team Project. Ma cosa resta di quella intuizione? “La Team Project – ha sottolineato il presidente Giovanni Lucentini – ha fatto tutto quello che doveva: progettare gli interventi, fornire parte delle tecnologie, realizzare il portale dedicato all’arte contemporanea e l’architettura, dei sistemi informatici per il Museo multimediale e il teatro a immersione. Abbiamo realizzato eventi, acquisito dati e immagini e realizzato due cortometraggi che attendono di essere proposti al pubblico. Malgrado da due anni continuiamo a sollecitare, non ci sono stati consegnati i locali del Palacultura per allestire le sale e caricare i dati per la fruizione”.
Ma se la Team Project ha fatto la sua parte, attivandosi da subito ad avviare il progetto per evitare che il finanziamento andasse perso, altrettanto non sembra aver fatto il Comune, che doveva occuparsi della riqualificazione strutturale con gli inserimenti tecnologici. I lavori sono stati appaltati e aggiudicati con un ribasso del 37% per opere edili e impiantistica, ma nessuna scalinata è stata completata. Eppure i finanziamenti sono stati tutti accreditati al Comune, tranne una piccola parte che va erogata a rendicontazione finale. Non è quindi neppure una questione di risorse, anzi ci sarebbero 145 mila euro fermi per il contenzioso tra Palazzo Zanca e l’impresa.
“La riqualificazione di quelle scalinate – ha aggiunto Lucentini – adesso nel degrado e la creazione del circuito era propedeutica alla realizzazione del network. Non è solo la parte edile, ma tutta l’infrastruttura tecnologica che se manca si ripercuote su tutto il sistema. La Regione potrebbe anche richiedere le somme indietro perché non sono stati realizzati gli obiettivi per i quali si è avuto il finanziamento. Intanto, c’è chi ha copiato la nostra idea di network, realizzando quello che noi abbiamo fatto ma che nessuno ha ancora potuto vedere”.