In occasione della votazione sull’articolato della manovrina finanziaria urgente da 50 milioni di euro, Sala d’Ercole ha visto ai banchi del governo la giunta regionale al gran completo. Occasione nella quale il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, si è ampiamente confrontato con l’aula e in particolare con l’opposizione parlamentare in quello che si dirà poi un confronto pacato e costruttivo. Il presidente dell’Ars Galvagno esprimerà soddisfazione al termine dei lavori perché “tutti i parlamentari hanno lavorato con grande senso di responsabilità” e il presidente della Regione affermerà lo stesso giorno che quello a Sala d’Ercole è stato un “confronto, anche serrato ma sempre costruttivo” che “ha permesso di migliorare il testo e di gettare le basi per il lavoro che ci attende con la prossima manovra di luglio, nella quale ci impegniamo a reperire ulteriori risorse a favore delle fasce più fragili della popolazione”.
Le istanze dell’opposizione: sanità e guerra in Palestina
A margine dei lavori all’ordine del giorno, la presenza all’Ars di Schifani è stata occasione attesa da tempo per l’opposizione che ha finalmente potuto sottoporre due istanze perorate con incessante continuità: sanità siciliana e posizione della Regione siciliana in merito alla guerra che Israele sta conducendo in Palestina. E in un clima di apertura tra il governo e il parlamento, il presidente Schifani ha assunto posizioni concilianti su entrambi i fronti. Martedì 3 giugno, nel corso della discussione generale sulla variazione di bilancio, approvata senza ostacoli l’indomani, il gruppo del Pd aveva esposto uno striscione a Sala d’Ercole che recitava “Fermiamo la strage a Gaza” insieme ad altri cartelli recanti il testo “Stop genocidio”. Stesso testo dello striscione che il deputato di Controcorrente, Ismaele La Vardera, aveva esposto in precedenza su uno dei balconi di Palazzo dei Normanni.
La presa di posizione di Schifani sulla questione palestinese
Renato Schifani, rispondendo alle reiterate richieste di dibattito in aula sulla questione palestinese, ha – forse – spiazzato affermando che “è evidente che noi condanniamo tutto quello che sta succedendo a Gaza”. Il presidente Schifani ha detto all’aula che quella era la prima volta che si pronunciava sul tema, perché non c’era stata occasione “essendo temi di politica internazionale” ma “che non possono sfuggire a chi come me, conoscete la mia storia, ha ricoperto alte cariche e sente il dovere, anche in quest’aula, di stigmatizzare ogni forma di genocidio e ogni scenario che dia luogo a momenti efferati di occupazione del territorio, quasi a volerlo devastare”. Schifani ha ricordato all’aula, in aggiunta a queste caustiche parole, che anche il ministro Tajani ha preso le distanze da quanto sta accadendo. Parole che appunto possono anche non stupire, nel momento in cui anche molte cancellerie europee stanno scaricando Netanyahu e iniziando ad ammettere – dopo le motivazioni della sentenza della Corte di giustizia dell’Aja che lo aveva già condannato quale criminale di guerra – che a Gaza si stanno commettendo inauditi misfatti definibili formalmente genocidio.
Il dibattito sulla sanità pubblica siciliana
Altro tema su cui il presidente della Regione ha manifestato apertura e disponibilità è stato quello della sanità pubblica siciliana. “Sul dibattito sulla sanità va bene, ci saremo; io magari non prenderò parte a tutto il dibattito ma ci sarò, ascolterò i primi interventi, quelli dei capigruppo dell’opposizione, perché non ci sottraiamo a questi temi”, aveva concesso il presidente definendo quella siciliana “una sanità delicata, dove si sta cercando di fare il massimo sulle liste d’attesa”. Renato Schifani ha inoltre detto del Servizio sanitario regionale che “ci sono luci e ombre” e che l’assessore Daniela Faraoni sta lavorando per navigare la sanità siciliana fuori dal famoso piano di rientro che è per il sistema uno stretto cappio al collo.
Le misure contro i dazi USA e la “guerra commerciale”
Altro tema ancora è quello dei dazi che la Presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump intende porre sui prodotti europei incluso il made in Italy, quindi anche sul made in Sicily, e per cui il governo Schifani vuole predisporre misure compensative per le imprese dell’Isola. La norma era stata ritirata, poi i dazi sono stati rinviati nella loro applicazione, ma anche ieri in conferenza stampa il presidente Schifani ha ribadito la necessità di prepararsi, con la variazione di bilancio ter prevista per Sala d’Ercole a luglio, a quella che ha definito una “guerra commerciale”. Guerra di mercati che insiste mentre l’Ue viene spinta verso una corsa al riarmo ed una ipotesi di Difesa comune europea oggetto di acceso dibattito a Bruxelles.
Contrasti tra manifestazioni di protesta e decreto sicurezza
Ma nelle stesse ore in cui Schifani affermava di stigmatizzare ogni forma di genocidio, legittimando implicitamente le continue manifestazioni spontanee – anche studentesche – contro la quotidiana strage in Palestina, e mentre si definiva la manifestazione siciliana del 15 giugno per una Sanità per tutti di M5s in piazza insieme a Pd, Cgil ed altri movimenti politici e sindacali, cui parteciperà anche l’ex premier Giuseppe Conte, in Senato passava con la fiducia posta dal governo la conversione in legge del decreto sicurezza ormai ribattezzato “decreto paura”. Un contrasto forte tra il ricorso alla piazza, alle manifestazioni di protesta inascoltate e la tutela dei diritti umani, del lavoro, del diritto alla salute da una parte, e il divieto di manifestare in maniera non “autorizzata”, pur pacificamente, con il rischio di pene severe come voluto dal testo della legge sulla sicurezza varato dal Parlamento nazionale.
Prospettive politiche e clima sociale in Sicilia
Il referendum consultivo che domenica e lunedì stabilirà anche se gli italiani concederanno fiducia al governo nazionale, sarà un giro di boa dopo il quale in Sicilia potrebbe iniziare una continua disobbedienza al decreto sicurezza in un clima di insofferenza, povertà, rinuncia alle cure e diritto a manifestare che già negli Atenei dell’Isola è protesta e affermazione dell’essere al tempo stesso. Tra sanità, lavoro, istruzione, genocidi e corsa agli armamenti, aumenti di spesa per il riarmo pretesi dall’altra sponda dell’Atlantico e conseguenti tagli sulla spesa pubblica e sul welfare, la Sicilia in prima linea su questo fronte tra disavanzo da azzerare e piano di rientro sanitario da gettarsi alle spalle, potrebbe scontrarsi a breve con il decreto legge 48/2025 recante disposizioni di sicurezza pubblica. Nel frattempo, temendo il disfacimento della linea trumpiana in Europa, c’è chi guarda già a Forza Italia come forza moderata di centrodestra per un dopo Meloni, anche in Sicilia.

