Quindici anni di documentari in un’unica grande iniziativa - QdS

Quindici anni di documentari in un’unica grande iniziativa

redazione

Quindici anni di documentari in un’unica grande iniziativa

venerdì 01 Maggio 2020

Prende il via sul web la rassegna ideata dagli organizzatori di “Sole Luna Doc Film Festival”, rassegna internazionale con quindici anni di attività alle spalle. L'obiettivo di portare in tutte le case "il cinema del reale"

PALERMO – Quest’anno la rassegna internazionale di cinema documentario Sole Luna Doc Film Festival” compie 15 anni. Un traguardo importante che, proprio in questi giorni viene celebrato con una rassegna speciale dal titolo “15Doc winners collection”.

Una nuova iniziativa online di Sole Luna che porterà il “cinema del reale” in tutte le case, offrendo ogni martedì e giovedì alle ore 19,30 il meglio del festival di questi anni: i 14 film vincitori premiati dalle giurie internazionali che si sono avvicendate.

Il compito di dare il via all’iniziativa è toccato ieri al film vincitore della prima edizione (2006) “Since you left” di Mohamed Bakri (Palestina–Israele, 2005, 58’). Nel film il regista Mohammad Bakri visita la tomba del suo maestro, Emil Habibi, scrittore e politico palestinese, raccontandogli, in un dialogo immaginario, cosa è successo dalla sua morte. Le rivolte dell’ottobre del 2000, l’intifada palestinese e la rappresaglia israeliana si mescolano a due eventi che cambiano il corso della vita dell’autore: l’attacco a Meron, nel quale due dei suoi nipoti furono condannati per aver aiutato gli attentatori, e la produzione del documentario “Jenin Jenin”, sull’omonimo campo palestinese in Cisgiordania colpito dal fuoco israeliano nel 2002. Il conflitto israelo-palestinese, la memoria di Emil Habibi, il teatro, ma anche il suo ‘mettersi in scena’ per raccontare le sue vicende personali, sono qui raccontati attraverso un viaggio intimo dell’attore e regista palestinese.

“Un lavoro duro, coraggioso e necessario”, nelle motivazioni della giuria che lo ha premiato, sottolineando “la forza dei dialoghi, la drammaticità degli avvenimenti, l’intensità della proposta e l’urgenza del porsi in reciproco ascolto per la ricerca di una difficile speranza” nel conflitto israelo-palestinese. La giuria era composta quell’anno dal sociologo Francesco Alberoni, dalla giornalista e scrittrice francese Sophie Bessis, dalla scrittrice iraniana Maryam Sachs Banihashem, dall’architetto Matteo Thun e dal fotografo e artista Stefano Zardini.

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