Home » Cronaca » Il Quirinale premia Giorgio Basilotta, l’intervista al QdS: “Ai giovani dico di non avere paura”

Il Quirinale premia Giorgio Basilotta, l’intervista al QdS: “Ai giovani dico di non avere paura”

Il Quirinale premia Giorgio Basilotta, l’intervista al QdS: “Ai giovani dico di non avere paura”

Basilotta, 19 anni, originario di Giarre, è oggi iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pavia: l’intervista a QdS.it

Giorgio Basilotta è tra i 25 migliori studenti d’Italia che lo scorso 24 ottobre al Palazzo del Quirinale hanno ricevuto l’onorificenza di “Alfiere del lavoro” dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per essere l’immagine di un’Italia competente, capace di coniugare la passione per lo studio con l’impegno civile, la creatività e l’attenzione alle sfide del futuro.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

Per il 2025 i dirigenti scolastici hanno segnalato 4.208 studenti, di cui 3.944 con i requisiti richiesti: votazione minima di 9/10 al diploma di Licenza Media e almeno 8/10 di media per ciascuno dei primi quattro anni della Scuola Superiore. Le segnalazioni sono pervenute da tutte le Regioni con una graduatoria composta da 2.464 donne e 1.480 uomini.

L’intervista a Giorgio Basilotta

Basilotta, 19 anni, originario di Giarre, è oggi iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pavia. Lo raggiungiamo telefonicamente per l’intervista e il giovane Alfiere si racconta tra l’emozione dell’incontro con il Presidente Mattarella, il presente e i progetti per il futuro.

Hai ricevuto il titolo di Alfiere del lavoro, cosa si prova a stringere la mano del Presidente della Repubblica per aver adempiuto con profitto al dovere di studiare?

E’ stata un’emozione grandissima. E’ stato inaspettato perchè quest’anno i segnalati sono stati 4200, forse anche di più. Essere stato selezionato tra i venticinque, quindi, è stato un grande onore ma anche una grande sorpresa.

Da dove è nata la propensione allo studio e ad eccellere?

Come tutti, a me piace studiare solo ciò che mi appassiona davvero ossia le materie scientifiche con un occhio di riguardo al latino. Sono meno appassionato delle materie umanistiche, però gli argomenti più contemporanei, che risultano più vicini a noi, mi hanno interessato di più. Le materie  che mi piacciono meno sono Storia dell’arte e Disegno artistico.

Per tanti giovani studiare è percepito come un obbligo. Per te cosa ha significato?

Ho sempre visto studiare non solo come un diritto e un dovere, ma anche come un privilegio perché non tutti i ragazzi del mondo hanno la fortuna di poter avere accesso ad un’istruzione. Basti pensare ai Paesi del Terzo Mondo in cui i bambini, se non trasferendosi in Paesi esteri più sviluppati, non hanno la possibilità di accedere all’istruzione e di avere un futuro roseo. Anche se capitano le giornate in cui le cose da studiare sono tante e si è sopraffatti dalla fatica o dalla noia, è importante ricordarsi che almeno noi ragazzi italiani abbiamo la fortuna di studiare e quindi dobbiamo cercare di stringere i denti e di puntare al massimo sempre.

Alfiere del Lavoro: senti più l’importanza o più il peso di questo titolo nella tua quotidianità?

Sono molto critico con me stesso. Per me questo riconoscimento ha una duplice valenza. Da un lato, mi ha motivato a fare di più e ho visto riconosciuti gli sforzi fatti finora, però dall’altro lo vivo come una grande responsabilità sia perchè penso di puntare sempre in alto sia perchè sento come se dovessi sempre mantenere un certo standard quando in realtà non è così nel senso che siamo tutti esseri umani e a tutti capitano periodi in cui si è meno o più produttivi. Essere perfetti è qualcosa di impossibile. Fallire può dare la forza di dare il massimo successivamente. Ognuno ha il suo percorso di crescita. Non è mai tutto lineare.

Ci sono stati dei momenti in cui hai fallito nel percorso scolastico e che ti sono serviti?

Certo, come tutti. Anche se io definisco il fallimento vero e proprio come quando si rinuncia ancor prima di cominciare. Dallo sbagliare si può trarre tesoro per non sbagliare di nuovo nel futuro.

Per me è sbagliato anche quando si dedica troppo tempo al lavoro e allo studio e si tende a trascurare se stessi. Bisognerebbe trovare un equilibrio tra la propria occupazione e il proprio spazio personale e anche tra il benessere fisico e quello mentale.

Ti si potrebbe etichettare impropriamente come “secchione” invece non è così.

E’ un’etichetta che odio. Una persona è fatta di mille sfaccettature diverse. Prendere certi voti a scuola non vuol dire che si faccia solo quello nella vita. Nel mio tempo libero sono solito ascoltare musica, mi piace uscire con gli amici in macchina anche senza una meta ben precisa, guardare i documentari su vari temi su youtube, andare in palestra per mantenere la corretta forma fisica e viaggiare. Un’altra mia passione è la tecnologia.

Qual è il metodo di studio che hai adottato per raggiungere questo risultato?

Non c’è un metodo di studio unico che uso. Dipende dalla materia e dal tempo che ho a disposizione in quel periodo. Ad esempio, sto frequentando il semestre – filtro della Facoltà di Medicina. Dato che ho molto meno tempo rispetto a quello dato negli anni precedenti, prediligo più esercitarmi. In genere, tendo ad utilizzare una tecnica molto comune ossia di richiamare attivamente le informazioni del cervello tramite esercizi o schemi anche mentali.

Quali sono state le reazioni di parenti e amici attorno a te?

Tutti sono stati contentissimi e orgogliosi del risultato, alcuni si sono anche commossi.

C’è un momento che ricorderai per sempre?

Quando ho sentito pronunciare il mio nome al Quirinale, mi sono alzato e ho camminato verso il Presidente Mattarelle e ricordo il suo sguardo mentre avanzavo verso di lui. Era uno sguardo sereno e fiero che ti accompagnava verso di lui.

Grande entusiasmo anche al Liceo scientifico “Leonardo” di Giarre che hai frequentato. Quanto è stato determinante per la tua formazione?

Tantissimo. Sono molto contento del percorso che ho fatto al liceo e dei professori che ho avuto. In particolare, la prof.ssa Francesca Licosi, la mia insegnante di italiano e latino. Tra tutti è sempre stata una fonte di ispirazione perchè è stata super dedita al suo lavoro, super meticolosa, precisa. Questo suo stacanovismo mi ha sempre stupito, a volte in positivo e a volte in negativo.

Hai deciso di proseguire gli studi all’Università di Medicina di Pavia. Perchè scegliere di andare fuori dalla Sicilia?

Intanto, per cambiare ambiente, per conoscere nuove persone e per diventare più autonomo nelle azioni della quotidianità. E poi per motivi strettamente didattici. La facoltà di Medicina dell’Università di Medicina mi ha colpito sia per la qualità sia per il Policlinico S. Matteo e per i Centri di ricerca d’avanguardia. E poi Pavia è una città molto giovane visto che ci vivono molti studenti e ha tanto da offrire.

Sicilia: è un arrivederci o un addio?

Spero tanto un arrivederci perchè il mio sogno è quello di portare in Sicilia tutto quello che imparerò fuori – che sia in Italia o all’estero – al fine di rompere il circolo vizioso che ormai da anni purtroppo fa diminuire l’attrattività della Sicilia e quindi ne causa l’esodo di tanti giovani siciliani al Nord Italia o all’estero.

Hai già un’idea di cosa vorrai fare?

Vorrei lavorare nel campo della ricerca biomedica. In particolare della medicina traslazionale: portare la cura direttamente dal laboratorio al paziente. Non escludo una possibile specializzazione. Ancora è presto. C’è tempo per decidere questo.

Accennavi a come sono cambiate le modalità di ingresso alla Facoltà di Medicina da quest’anno. Da Alfiere del lavoro cosa ne pensi?

Il mio giudizio, come quello di tanti altri ragazzi che ho conosciuto a Roma, è molto critico. La pensiamo tutti allo stesso modo. Purtroppo non condivido la nuova modalità di accesso anche perchè semestre lo intendo come sei mesi, ma nella realtà dei fatti noi studenti abbiamo poco meno di tre mesi per preparare tre materie che, anche a detta dei professori stessi, andrebbero preparate in più tempo. I professori universitari si lamentano perchè non possono insegnare come vogliono, ma sono costretti a seguire dei sillabi ministeriali. In più, gli esami non sono creati da loro ma dal Ministero. E’ un esperimento per tutti.

Si parla della tua generazione con posizioni contraddittorie e contrastanti, secondo te di quali strumenti ulteriori avreste bisogno?

La figura dello psicologo andrebbe implementata in tutte le scuole come andrebbero aumentati gli incentivi al bonus psicologo in quanto secondo me viviamo in un’era in cui c’è tanta connessione a livello cibernetico, ma siamo poco connessi umanamente l’uno con l’altro.

Da Alfiere del lavoro cosa consiglieresti ed augureresti ai giovani tuoi coetanei o anche ai più piccoli?

Innanzitutto un invito rivolto ai giovani siciliani di non avere paura di essere stanchi di vivere in una regione dove le opportunità sono sempre meno rispetto alle regioni del centro nord Italia e di avere quella fame, quel desiderio, quel coraggio di cambiare le cose. All’inizio magari andando via per acquisire conoscenze e competenze che in Sicilia non si potrebbero avere e poi ritornare per cercare di creare tutti insieme una solida comunità di professionisti che mira come unico obiettivo di far diventare la Sicilia tanto competitiva e attrattiva quanto le altre regioni d’Italia. Anche se ad oggi il problema sta diventando nazionale e si preferisce l’estero. Un consiglio che do agli studenti più giovani è di non avere paura di fare quello che si vuole e del giudizio degli altri. E soprattutto di coltivare ciò in cui si è portati perchè non esiste una sola via per raggiungere il successo e la felicità.