Il nome, secondo indiscrezioni, sarebbe stato evocato da Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti nella cena in pizzeria dell’altra sera. E altre fonti confermano che anche il Pd non disdegnerebbe l’ipotesi di Giuliano Amato al Colle.
Una soluzione di alto profilo come garanzia di una transizione ordinata.
Del resto, il dottor Sottile aveva già sfiorato il Quirinale sette anni fa, prima che Matteo Renzi decidesse di puntare su Sergio Mattarella.
E c’è chi lo immagina come una soluzione ponte, con un mandato a tempo – cosa non prevista ovviamente dalla Costituzione – fino alle politiche del 2023.
Rumors e scenari da cui però, nonostante le voci che filtrano dal Nazareno, Enrico Letta continua a tenersi distante per non farsi trascinare in quello che definisce un “gioco assurdo”.
Sottolinea il segretario dem: “Noi siamo gli unici che non stanno partecipando a questo assurdo gioco del Quirinale. Mi sembrano dei criceti nella ruota: ogni giorno un nome nuovo e tutti dietro a discutere. Di Quirinale si parlerà a gennaio, adesso si parla della manovra, delle scelte che riguardano il futuro degli italiani”.
La road map delineata in Direzione non cambia: manovra, Colle e dopo, se ce ne saranno le condizioni, la legge elettorale.
“La discussione sulla legge elettorale – dice Letta – potrà prendere corpo solamente dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Prima tutto è bloccato, il centrodestra si è bloccato in un arrocco interno, determinato dalla scelta che stanno facendo di stare intorno a Berlusconi e a una sua eventuale candidatura”.
Letta ribadisce la linea e il segretario invita i dem a mantenere uno spirito unitario: “L’unità tra noi deve essere spirito prossimi mesi e anni”.
La consegna del silenzio sul Colle al momento regge tra i dem. Con qualche eccezione, come il senatore Andrea Marcucci: “Draghi? Sono tra coloro che si augurano che il Presidente del Consiglio stia a Palazzo Chigi per lungo tempo, anche dopo le elezioni del 2023. Al Quirinale? Vorrei una donna”.
Mentre il ministro Andrea Orlando approccia il tema in modo felpato: “Draghi non è una personalità facilmente fungibile, ma non penso che sia l’unica riserva della Repubblica, non credo che sia l’unico che possa svolgere dei ruoli e credo che questo non lo pensi lui per primo”.
Dal centrodestra Antonio Tajani continua a spingere per la candidatura di Silvio Berlusconi: “Lo considero un grande capitano d’industria, un grande uomo di sport e un politico che, anche sul palcoscenico internazionale, ha dimostrato di avere capacità e seguito come ha dimostrato ad esempio l’incontro tra Bush e Putin. Ha tutte le carte in regola”.
E a Giorgetti che immagina invece Draghi al Quirinale, il coordinatore nazionale di Forza Italia: “Giorgetti ha le sue idee”. (ADNKRONOS)

