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R come Ritegno

R come Ritegno
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Il ritegno come un sapersi arrestare, come un contenersi, e, soprattutto, come una suprema forma di riserbo

L’uomo d’oggi deve essere richiamato con sempre maggiore urgenza a contenere entro giusti limiti l’espansione della propria potenza, in modo da preservare, senza usurarla, la già precaria bellezza della natura. È questo, tra gli altri, l’invito di Michel Serres, filosofo e storico della scienza, che ha saputo sviluppare in maniera davvero feconda le dinamiche scientifiche, ecologiche, etiche e politiche connesse all’interazione tra uomo e natura.

Serres affronta – nei suoi due capolavori “Il contratto naturale” e “Il mantello di Arlecchino. Il terzo-istruito: l’educazione dell’era futura” – alcuni temi cruciali della nostra epoca. Mi riferisco, in particolare, alla dialettica tra dimensione ecologica ed etico-politica e alla necessità di un contratto naturale tra uomo e natura, dove quest’ultima diventi “soggetto di diritto” e non solo spazio da dominare, da manipolare senza temperanza alcuna.

Serres insiste anche sulla necessità di una fruttuosa simbiosi teorica e pratica tra scienza e filosofia, su una profonda interazione etica ed esistenziale tra uomo e natura, sull’urgenza, anzi sull’ingiunzione della riscoperta di valori essenziali come il pudore, il ritegno, la moderazione nei confronti degli spazi vitali e, soprattutto, sul rispetto degli equilibri fisici custoditi dalla natura, secondo i modelli greci della temperanza, della saggezza, declinati da Serres con un’espressione davvero icastica: “Ragione ragionevole”. In estrema sintesi, il messaggio di fondo di Serres si può fissare così:
1) Scienza e filosofia devono operare secondo un’unità di intenti finalizzata non all’occupazione dello spazio-mondo, ma alla sua rispettosa custodia, preservando la fragile bellezza che dalla natura si riverbera sull’arte, sulla scienza, sulla cultura in genere, e, da queste ultime, ritorna, impreziosendola e arricchendola, alla natura stessa;
2) occorre riacquistare a tutto tondo il concetto di saggezza, espressivo di una filosofia finalizzata alla creazione e non alla volontà di potenza, alla temperanza e non all’usura della terra;
3) in questo modo il “ritegno”, con cui ha inizio l’umanità, diventa la molla dialettica per la creazione di un’autentica filosofia politica capace di sostituire alla ricchezza di pochi un’uguaglianza fondata sulla “giusta misura”, cioè senza eccessi, senza sprechi, senza consumi a oltranza, consapevole dell’ineludibile limitatezza delle nostre risorse, da ripartire con una più equa e vissuta coscienza morale tra tutti gli esseri umani.

Il “ritegno”, in questo contesto, si delinea come un sapersi arrestare, come un contenersi, e, soprattutto, come una suprema forma di riserbo, quasi di “vergogna” di fronte alla natura e alle sue risorse.

Ritegno, non dimentichiamolo, significa ciò che “trattiene, impedisce il moto, il movimento”: un movimento, nel caso del rapporto tra uomo e natura, violento, padronale, invasivo, privo di pudore.