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Raddoppio ferroviario Giampilieri–Fiumefreddo, ancora problemi con l’arsenico: nuovi sequestri

Raddoppio ferroviario Giampilieri–Fiumefreddo, ancora problemi con l’arsenico: nuovi sequestri
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Si allargano i sequestri riguardanti le terre da scavo contaminate da quantitativi di arsenico per il raddoppio ferroviario tra Giampilieri e Fiumefreddo

Si allargano i sequestri riguardanti le terre da scavo contaminate da quantitativi di arsenico sopra soglia e provenienti dal cantiere per il raddoppio ferroviario tra Giampilieri e Fiumefreddo. Stavolta i sigilli sono stati posti nell’area da oltre 20 mila mq in gestione a Italferr del gruppo RFI nella zona di Contesse, periferia sud di Messina.

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Riflettori sulla gestione dei rifiuti

La Procura locale ha di nuovo acceso i riflettori sulla gestione di questi rifiuti – definiti a più riprese non pericolosi da fonti vicine al gruppo WeBuild, lo stesso in predicato anche della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.    

A Palazzo Piacentini, la sostituta procuratrice Roberta La Speme ha aperto un fascicolo già lo scorso novembre e che comprende anche altre aree sequestrate lungo la costa ionica come Nizza di Sicilia e Alì Terme.

A queste, da ieri, si aggiunge quella appunto di Villaggio Unrra-Contesse. La pm sta conducendo indagini approfondite per verificare eventuali violazioni nelle procedure di gestione dei materiali di scavo, tema quest’ultimo sollevato a più riprese dal sindaco di Roccalumera e deputato all’Ars di Sud chiama Nord, Pippo Lombardo.

Sequestri dei cantieri attivi dallo scorso ottobre

Lente d’ingrandimento che in questo caso riguarda però l’area di Contesse, di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana, nel quale è stata depositata parte degli scavi estratti dalle montagne oggetto di intervento delle TBM di WeBuild. Cantieri che sono stati bloccati lo scorso ottobre su richiesta dello stesso Consorzio che si sta occupando del raddoppio ferroviario tra le due città metropolitane della Sicilia orientale.

L’indagine in questione si concentra soprattutto sul livello di arsenico riscontrato nei campioni prelevati. Secondo le normative, nelle aree residenziali il limite massimo è di 20 milligrammi per chilogrammo, mentre nelle aree industriali non può superare i 50 milligrammi. Tuttavia, i dati emersi dalle analisi evidenzierebbero concentrazioni molto superiori, arrivando fino a 100 milligrammi per chilogrammo.

Anche l’area di Nizza di Sicilia rimane sotto la lente degli inquirenti. Qui, una vasca utilizzata per il deposito delle terre da scavo è stata sequestrata. La gestione di circa 14mila tonnellate di materiali con concentrazioni di arsenico oltre i limiti consentiti, continua a sollevare preoccupazioni tra i residenti e le istituzioni locali.

Il dibattito e altri sequestri

Il dibattito sulla sicurezza ambientale è tornato prepotentemente alla ribalta dallo scorso 21 ottobre, quando le acque di piazzale si riversarono nei terreni circostanti e nel centro abitato a causa di un nubifragio che ha colpito tutta la riviera ionica.

Nel comune di Alì Terme, un’altra area più piccola è stata sottoposta a sequestro, aggiungendo ulteriori elementi all’indagine coordinata dalla Procura. Anche qui si indaga sulla regolarità delle procedure adottate per la gestione delle terre da scavo e sui rischi di contaminazione delle falde acquifere.

Al netto dell’intervento della Procura, resta però vivo il tema della risoluzione del problema: dove poter depositare questi rifiuti. Al momento, la discarica di Gela, unica in Sicilia in grado di accettare questo tipo di materiali, risulta satura. Il trasporto sarebbe stato predisposto nel sito di stoccaggio di Lamezia Terme, ma nel merito non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali dalle parti chiamate in causa.

I tempi della ripresa degli scavi ancora non si conoscono

Non si conoscono ancora i tempi di ripresa degli scavi sulla tratta Giampilieri – Fiumefreddo né dove potrà essere smaltito il materiale. Una grana per dei cantieri fermi da ormai quattro mesi e che ritarderanno ancora – in maniera significativa – la consegna dei lavori prevista da cronoprogramma entro il 2030. I binari non ci sono ancora, ma i treni sono già in ritardo, come abbiamo raccontato nell’inchiesta pubblicata martedì scorso sui ritardi nei cantieri RFI in Sicilia.

Resta la grana soprattutto per la popolazione messinese, con la presenza del materiale da scavo che continua a tenere in ansia i comuni di tutta la riviera ionica. Problema arsenico che – comunicano fonti interne che preferiscono mantenere l’anonimato – non è escluso possa ripresentarsi anche per gli scavi riguardanti il raddoppio ferroviario della Messina – Palermo.