La denuncia del Comitato pro Radioterapia denuncia l’assenza delle istituzioni e rivendica la presenza sul territorio di un servizio ritenuto necessario: il punto su un progetto rimasto lettera morta
TRAPANI – Quando è troppo, è troppo e 14 anni sono davvero tanti. Se poi sono passati in attesa di un reparto di Radioterapia denunciano una condizione di assoluto disagio. Accade a Trapani, all’Ospedale Sant’Antonio Abate. È un servizio programmato, necessario, perché c’è una sola Radioterapia in provincia, a Mazara del Vallo, ed è dunque una condizione a rischio.
Un guasto fermerebbe un’attività che non può fermarsi.
Il Comitato pro Radioterapia mette le cose in chiaro sul punto: “Nel 2017 viene aperto il reparto di Radioterapia all’Ospedale Abele Ajello di Mazara in virtù di una convenzione triennale, ancora in corso, tra l’Asp di Trapani e Villa Santa Teresa di Bagheria, azienda confiscata alla mafia. Nel 2021 i numeri sono questi: 1.800 pazienti trattati nel primo triennio: 40% del comprensorio di Mazara, 22% del comprensorio di Trapani e il resto della provincia”. Il Comitato va giù duro: “Una vergogna sociale!”, paragona il caso “ad una vera e propria via crucis” e ne indica le tappe. Tutto comincia nel 2009 quando il Comune di Erice sottoscrive un protocollo d’intesa con l’Azienda ospedaliera per la cessione di un lotto di terreno di 1.400 metri quadrati con un fine dichiarato: “la realizzazione di un Centro per la Radioterapia e di altre dotazioni tecnologiche per creare un Polo oncologico provinciale”. L’anno successivo si mobilita il territorio. Sindaci, consigli comunali ed associazioni scelgono la via della petizione popolare per sensibilizzare la Regione. Chiedono “nell’ambito del riordino della rete ospedaliera una struttura ad hoc, anche in aggiunta a quella di Mazara del Vallo”. Il Comitato puntualizza: “Vennero raccolte quasi 30.000 firme che furono consegnate all’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo. In quell’occasione l’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo si impegnò a trovare entro sei mesi una soluzione finanziaria idonea”. Ed invece vanno via altri due anni per fare soltanto un passo avanti, con il vertice dell’Asp trapanese che decide di approvare il progetto preliminare, necessario “per avviare la procedura di variante allo strumento urbanistico per il cambio di destinazione d’uso dell’area di parcheggio a struttura sanitaria”.
Nella via crucis indicata dal Comitato c’è anche la tappa dal 2012 al 2016. “Quattro anni – si legge nella nota – per arrivare alla progettazione esecutiva dei lavori. Costo dell’opera, 12,6 milioni di euro per una palazzina a quattro elevazioni con un reparto di Radioterapia, oltre a 500.000 euro per il collegamento coperto con l’Ospedale e 304.000 euro per il parcheggio esterno”. Sembra quasi fatta ma passano ancora due anni. Nel 2018 c’è il decreto assessoriale che finanzia l’ampliamento del Sant’Antonio (14 milioni di euro) e la realizzazione della Radioterapia (3 milioni e 400 mila euro). Il Comitato, nella sua nota, aggiunge una postilla che sa di polemica: “Nell’occasione viene assicurato dall’Asp che non vi sarà alcun allungamento dei tempi… il progetto esecutivo sta per essere aggiudicato”. Il Comitato sottolinea: “Sono solo false promesse. Non accade nulla” e denuncia quel che è sempre più evidente: “Il risultato disastroso è sotto gli occhi di tutti: dopo 14 anni il territorio non ha la Radioterapia. Un’indecenza legalizzata in dispregio al diritto alla salute del cittadino sancito e garantito dalla Costituzione”.
Il Comitato insinua anche un dubbio: “Pare che i fondi stanziati non siano più disponibili perché dirottati per l’emergenza pandemica”. Una risposta indiretta dell’Asp è arrivata qualche giorno fa, quando i suoi vertici hanno presentato il piano d’intervento per la sanità trapanese con l’utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La Radioterapia a Trapani rimane una priorità. Ma c’è ancora di mezzo la burocrazia. L’Asp ha chiesto di poter riavere la piena titolarità delle procedure. Dovrà essere la Regione a sbrogliare la matassa. Così come ha trasferito competenze ed incarico ad un altro soggetto attuatore, scelta fatta durante la fase pandemica, ora sarà chiamata a rispondere alle sollecitazioni dell’Azienda sanitaria trapanese che intende portare a termine le diverse fasi amministrative utili per arrivare alla realizzazione dell’opera. La Radioterapia al Sant’Antonio Abate viene considerata “assolutamente necessaria”.
Lo stesso vale per l’ampliamento dell’Ospedale. Le carte parlano chiaro: “L’edificio di nuova costruzione, caratterizzato da 4 elevazioni ospiterà, alla prima elevazione, secondo piano seminterrato, il servizio di Radioterapia dotato di un acceleratore lineare totalmente posto entro terra. Sullo stesso piano seminterrato sarà presente anche un reparto di oncologia con 6 posti letto”.
Nel nuovo complesso ospedaliero sono previste anche 4 sale chirurgiche, mentre la terza e quarta elevazione ospiteranno i reparti di degenza dell’area chirurgica. Ma ora a parlare chiaro dovrà essere la politica.