Intervista a Renato Scifo, direttore Uoc Neuropsichiatria dell’infanzia di Acireale: “Indispensabile la costruzione di un accordo condiviso tra genitori e figli”
ACIREALE – Ansia di accedere alla realtà virtuale, fallimento nel controllo del tempo, utilizzo di questi strumenti per fuggire dai sentimenti negativi: questa la sintesi del Rapporto 2024 sulle tecnologie digitali, l’uso e le potenziali problematicità di strumenti tra gli adolescenti, pubblicato dall’istituto superiore di sanità nell’ambito dello studio multicentrico internazionale Hbsc. Ansia, ma anche depressione, come origini e conseguenze del virtuale, con la necessità di terapie mirate per la remissione di tali stati disfunzionali: queste due importanti sfide della scienza moderna, come testimoniato dalla viva voce del dottor Renato Scifo, direttore dell’Uoc di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Npia) del presidio ospedaliero di Acireale, Asp di Catania.
Dottore Scifo può descrivere i principali sintomi delle dipendenze da Internet?
“I principali sintomi del disturbo da dipendenza da internet nei bambini e adolescenti sono simili a molte altre dipendenze: ricerca continuativa dello stimolo, occupando questo bisogno la prevalenza, quasi esclusiva, di interesse e desiderio del soggetto, a scapito degli interessi e attività diversificate adeguate all’età, come le attività socializzanti, con grave isolamento e ritiro sociale. La limitazione di queste attività (videogiochi, video, social network) da parte degli adulti, in caso di dipendenza, così come la stessa attività prolungata, provoca irritabilità, sintomi ansiosi, alterazioni del ritmo e qualità del sonno; la sospensione delle stesse, una volta sviluppata la dipendenza, crea crisi di astinenza che in soggetti psicologicamente più fragili può sfociare anche in condotte di autolesionismo o tentativi suicidari”.
Quale la diffusione nella popolazione?
“Il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità ha studiato il fenomeno indicando che nella popolazione scolastica tra gli 11 e i 17 anni vede coinvolto circa il 12% degli studenti (quindi circa 480.000 alunni). Il genere maschile è più colpito, con il 18% degli studenti delle scuole secondarie di primo grado e il 13,8% delle superiori contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle superiori per le femmine. Rispetto all’età la percentuale di rischio maggiore si registra alle medie con il 14,3% dei ragazzi, per poi scendere al 10,2% alle superiori”.
Quali le terapie farmacologiche più appropriate oggi e quali gli stili di vita da prediligere in ottica di prevenzione?
“L’intervento deve essere preventivo prima ancora che terapeutico, evitando di demonizzare l’utilizzo di strumenti ormai ‘naturali’ per i cosiddetti ‘nativi digitali’ e di per sé anche potenzialmente utili nella stimolazione cognitiva, negli apprendimenti e quale ulteriore opportunità di interazione sociale. È invece indispensabile la costruzione di un accordo condiviso e responsabile tra genitori e figli, con selezione della tipologia di gioco, con i filtri e controlli evitanti eccessi in termini di tempo dedicato e fornendo valide alternative appetibili (attività sportive, ricreative), evitando di lasciare soli i ragazzi nella gestione dei terminali. Solo in casi di gravità estrema (con perdita di contatto con la realtà, condotte di isolamento estremo, stati ansioso depressivi gravi) è opportuno ricorrere, sempre e solo da parte degli specialisti Npia (neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza), a farmaci (stabilizzanti dell’umore, antidepressivi o antipsicotici)”.
Quanto in termini economici tali problematiche incidono sullo Stato e quanto i servizi in Sicilia sono pronti a rispondere al disagio?
“L’area dipartimentale della Npia in Sicilia appartiene ai Dipartimenti di salute mentale, che includono anche l’area delle dipendenze patologiche, oltre che della psichiatria, ricordando che, soprattutto la popolazione adolescenziale, negli ultimi anni, ha visto un aumento significativo dei disturbi psicopatologici associati a vari tipi di dipendenze e con il rischio di cronicizzazione del disturbo anche in età adulta. Le società scientifiche hanno da tempo segnalato l’assoluta insufficienza delle risorse umane multiprofessionali presenti nei servizi sanitari dedicati, che, sulla base dei bisogni emergenti, dovrebbero essere potenziati molto. L’investimento economico necessario per potenziare il personale è di gran lunga inferiore ai costi degli interventi terapeutici comportanti ricoveri ospedalieri, spesa farmaceutica e gestione della cronicizzazione, per non parlare dei costi sociali (fallimenti o dispersione scolastica, devianza). Le Aziende sanitarie stanno attivando servizi e progetti dedicati alle cosiddette ludopatie e dipendenze da internet e interagiscono con la scuola per l’importante intervento di educazione alla salute”.