Come ti piace la tv? Spenta. Sembra nichilismo ma è una sorta di legittima difesa dalla valanga di comunicazione che fanno tutte le televisioni. Tra queste, poche si occupano di approfondire l’informazione, mettendo a nudo cause ed effetti, cercando soluzioni, individuando responsabilità e ribadendo il principio del merito.
Perché questo incipit? Perché l’ondata di informazione superficiale, disattenta, poco conforme ai fatti che accadono realmente, influenza negativamente i cittadini che sono in buona misura ignoranti. Il che non è un insulto ma semplicemente la constatazione della carenza dei saperi che ogni membro della Comunità dovrebbe possedere per capire, valutare e decidere.
Però, questa classe politica, che non è sapiente, non può dare agli altri ciò che non ha. D’altra parte, i cittadini sono influenzati da giornalisti e non giornalisti che non rispettano i valori etici e costituzionali di terzietà, ragionevolezza e proporzionalità.
La conseguenza di quanto precede è che molti giovani siciliani guardano al loro futuro con grande timore, sentendo parlare di disoccupazione, di povertà e di incapacità di affrontare e risolvere i problemi che hanno radici lontane.
Nelle scuole, nelle università e nelle famiglie si continua ad argomentare in termini pessimistici, guardando sempre il bicchiere mezzo vuoto anziché mezzo pieno, con la conseguenza che il pessimismo fa molto più male ai giovani che alle persone adulte.
Le famiglie, invece, dovrebbero indurre i loro figli ad essere motivati, in modo da fare esperienza lavorativa di qualunque tipo, anche non opportunamente retribuita, perché la conoscenza vale più del denaro. Con la stessa si produce il secondo, con il denaro non si produce la conoscenza.
Le famiglie dovrebbero indurre i loro giovani a pensare in termini di lavoro autonomo, cioè di partita iva, il che significa fare impresa. Magari la prima volta il mini-progetto non riesce, ma non bisogna arrendersi mai, serve provare e riprovare finché il successo non arriva. Ecco, fare impresa e lavorare per conto proprio dovrebbe essere un’aspirazione perché solo così si possono mettere in luce le proprie capacità.
È la capacità che ogni persona normale possiede per relazionarla con l’ambiente dove è cresciuta e dove vive, in modo da trarne frutto.
Socrate faceva la levatrice della mente dei propri discepoli. La maieutica consentiva di trarre il meglio dai giovani. Il grande filosofo greco, di cui non c’è alcun scritto, non teneva lezioni ma esponeva problemi e dubbi sui quali chiedeva poi le valutazioni dei ragazzi che lo circondavano. Dava l’esempio camminando a piedi nudi, nutrendosi con poco, ma facendo lavorare molto la mente degli altri. Conclusa la sua vita, non abiurò i suoi principi, sottolineando come la morte fosse “l’estrema beatitudine”.
Ecco, famiglie e ceto politico dovrebbero alimentare la capacità dei giovani di estrarre dalla loro mente il meglio e cioè la voglia di lottare, la capacità di resistere alle avversità, la forza per superare le difficoltà ed anche, perché no, il piacere di vincere.
Ma, nel nostro Paese e, peggio ancora nel Meridione, esiste la perniciosa cultura del favore: andare avanti con la raccomandazione e non con il proprio merito. Un sistema utile ai politicanti i quali vogliono servi e non cittadini da servire.
Ma i giovani devono contrastare questo meccanismo negativo. possono farlo se leggono molto, in modo da smascherare le menzogne che ascoltano nelle televisioni o che leggono nei siti e in alcuni giornali. Insomma, devono farsi una propria idea di come dovrebbe funzionare la società riuscendo a scegliere le persone idonee a rappresentarle.
Si dirà che questo compito spetta agli adulti, ma spesso i giovani sono più perspicaci dei loro genitori . Ciò deriva dalla loro capacità di studiare e dalla loro voglia di conoscere quali strumenti li aiutano a capire.
Fare impresa, dunque. Affrancarsi da lacci e lacciuoli, tentare di diventare liberi, abbattendo i bisogni materiali .
È un cambio di mentalità che non disperiamo possa accadere in tempi non lontani.
