Dal Giappone, dove viene utilizzata da tempo, un approccio che potrebbe rivoluzionare il mondo delle tecnologie medicali
AGRIGENTO – Curare con i raggi infrarossi, quelli che il sole produce e noi stessi emettiamo. È una tecnica sperimentata da tempo in Giappone – dove sui risultati raggiunti hanno anche fatto molte pubblicazioni scientifiche – e praticata molto anche in Paesi come Canada e Israele. Un procedimento già sperimentato con successo altrove, dunque, ma ancora poco noto in Europa.
Il Far infrared ray (Fir), raggio infrarosso lontano, una suddivisione dello spettro elettromagnetico, viene prodotto dal sole ma è invisibile all’occhio umano. Anche il nostro corpo emette raggi infrarossi, ma in minima quantità. Questi ultimi, detti “biogenetici” sono ritenuti dalla comunità scientifica essenziali per tutte le forme di vita. Penetrando nel nostro sistema vitale, generano un effetto riscaldante, capace di produrre una dilatazione dei vasi capillari, un sensibile aumento della circolazione sanguigna, un’attivazione del metabolismo dei tessuti e delle cellule.
Studi e ricerche in corso cercano di amplificare e concentrare questi effetti positivi, che il sole ci regala naturalmente, attraverso presidi di diverso genere e in particolare, soprattutto negli ultimi anni, ci si sta concentrando sui materiali che indossiamo. Nel 2106, a Prato, è nata la FirTex Technology, un’azienda con sedi in molti Paesi Europei che produce un tessuto capace, a contatto con il corpo, di generare energia. In questo modo vengono realizzati indumenti medicali, sia per sportivi che da utilizzare tutti i giorni.
La fibra è fatta con una miscela di dodici biominerali che hanno un valore di emissività Fir tra i più alti. I minerali grezzi subiscono un processo di trasformazione fino a diventare una polvere con una granulometria pari a 3/4 micron. Le polveri micronizzate, vengono fuse alle materie prime diventando inalterabili nel tempo.
Tra coloro che da tempo stanno esplorando le innovazioni e i benefici che questo tipo di dispositivi medici può portare nei confronti di chi è affetto da disturbi di vario genere, c’è Jean Claude Louvet, nato in Francia nel 1950, dottore in Chiropratica in America e dal 1993 attivo professionalmente ad Agrigento.
Dottor Luvet, è cambiato l’approccio alla medicina alternativa e alle tecniche lontane dai tradizionali percorsi di cura?
“L’Italia è molto indietro, in Europa, c’è un riconoscimento parziale, ufficialmente siamo accettati ma legalmente ci si scontra con interessi che tendono a mantenere e tutelare alcune strutture ormai radicate nel tempo. In Francia la Chiropratica esiste dal 1949, ma è stata riconosciuta appena otto anni fa e ne fanno ricorso il 60% dei francesi, anche perché era presa in carico, fino all’anno scorso, dal Servizio sanitario nazionale. Adesso invece il ministro della Salute ha cancellato il contributo del 30%”.
La tecnica che utilizza i raggi infrarossi lontani (Fir) rientra nella medicina alternativa?
“Si basa sulla fisica quantistica e ricerche correlate, non quindi nel rapporto di biochimica ma nella frequenza vibratoria, perché la materia è frequenza vibratoria. Tutta l’omeopatia, tutte le discipline di medicina alternativa si spiegano con la teoria di Einsten. Ci sono delle fibre che creano, con il sudore e la traspirazione, un ‘microvoltaggio’ che stimola la frequenza delle nostre cellule. Il corpo è fatto da miliardi di cellule, le cellule di atomi e questa tecnica attiva la frequenza vibratoria delle cellule”.
La tecnica funziona da sola o associata a farmaci?
“Non è necessario associarla a farmaci. Potrebbe dare aiuto indiretto sull’azione di una medicina, ma la tecnica da sola ha il suo effetto energetico”.
Ci sono studi scientifici che la supportano?
“Ci sono diverse correnti di supporto a questa tecnica, nuova senza essere nuova: quella della ricarica energetica di notte, con microelementi esterni che impregnano il tessuto, e quella con le fibre che sono già caricate e quindi basta indossarle attraverso indumenti predisposti. Il Giappone e il Canada, ma anche Israele e Stati Uniti, hanno più dati di noi. In Europa siamo ancora all’alba di questa tecnica. In Giappone, dove c’è un’esperienza di molti decenni, ci sono degli ospedali che la mettono in atto e sono state fatte anche ricerche correlate a patologie gravi, con statistiche e pubblicazioni”.
Come funzionano queste fibre?
“Sono tessuti integrati a minerali, microelementi che creano con la traspirazione un ‘microvoltaggio’ che rilascia sul corpo energia riattivando alcune funzioni vitali. Il corpo, come nell’agopuntura, è immaginato diviso in dodici meridiani che corrispondono ai vari organi collegati come in una ‘rete elettrica’”.
Lei indirizza spesso i suoi pazienti all’uso di questi indumenti medicali?
“Costano molto. Li consiglio in pochi casi, in genere a persone con malattie degenerative gravi come per esempio la sclerosi multipla. In questo caso, c’è un supporto energetico sul sistema nervoso che può aiutare. L’alto costo è un problema: in pochi possono permettersi di acquistarli”.