Ristoranti senza lavoratori a Ragusa, rimasti vacanti 80 “posti” - QdS

Ristoranti senza lavoratori a Ragusa, rimasti vacanti 80 “posti”

Ristoranti senza lavoratori a Ragusa, rimasti vacanti 80 “posti”

martedì 13 Luglio 2021

Per il presidente di Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, la causa di questo deficit di forza lavoro sarebbe da imputare alle “aperture e chiusure continue” e ai “sussidi di assistenza statali”

RAGUSA – Trovare lavoratori stagionali qualificati rimane ancora un problema nella provincia di Ragusa, così come in tutta l’Italia. Nel territorio ibleo ci sarebbero circa 80 posti liberi nella ristorazione e questi sono soltanto quelli di cui si ha contezza.

L’estate è ormai entrata nel vivo della stagione, ma le associazioni di categoria aderenti a Confcommercio hanno avuto e continuano ad avere grandi difficoltà nel trovare lavoratori stagionali qualificati. “I ristoratori – ha sottolineato il presidente provinciale Confcommercio Ragusa Gianluca Manenti a nome di Fipe – non riescono a trovare il personale. Sono diversi i motivi per cui la gente decide di non accettare il lavoro spicca l’incertezza che circonda il settore, tra le aperture e le chiusure continue che hanno caratterizzato questi mesi, per non dire di tutte quelle persone che non vogliono perdere i vari sussidi di assistenza statali”.

“Mancano soprattutto camerieri, barman e cuochi qualificati – ha aggiunto – il cuore pulsante della ristorazione. Ci troviamo di fronte ad una situazione che fa male non solo a tutto il settore, ma all’intero sistema di accoglienza dell’area iblea. Basti pensare che i turisti stranieri arrivano dalle nostre parti in particolar modo per la ristorazione, che è soprattutto attività di sala, non solo di cucina, con la capacità di accogliere e fare stare bene i clienti. Capacità e competenza che con questa situazione si perdono”.

Un’altra delle motivazioni che spingono le persone a rifiutare un posto di lavoro è legato al reddito di cittadinanza, questione che abbiamo già affrontato. Sempre più spesso i lavoratori stagionali decidono di non accettare le proposte lavorative per non perdere i soldi del reddito o chiedono di essere pagati in nero sempre per non rinunciare al sussidio statale.

“Sulla base della ricognizione effettuata da Confcommercio provinciale, nel settore alberghiero – ha aggiunto Manenti – mancano soprattutto le figure di medio livello, quelle che hanno una retribuzione media intorno ai milleduecento-milletrecento euro al mese. Anche nel comparto della balneazione risulta sempre più difficile trovare lavoratori stagionali qualificati in vista dell’estate. Si fa una grande fatica a trovare personale per gli stabilimenti balneari tra bagnini e manutentori. Nessuno va a lavorare se percepisce un reddito stando a casa”.

Il retail, ovvero la distribuzione, della moda non ha fortunatamente problemi nel trovare personale qualificato, ma la pandemia ha portato la popolazione ad acquistare sempre di meno e i magazzini sono pieni della stagione passata. La filiera, al momento impegnata con gli ordini della collezione primavera-estate 2022, corre quindi un forte rischio di stallo.

“Se chiudono alcuni punti vendita – ha aggiunto ancora Manenti – tra i 40 e i 60 addetti retail della moda, per quanto riguarda la nostra provincia, dovranno trovare un’occupazione”. L’intero settore si trova con il fiato sospeso anche in merito ad un provvedimento del decreto sostegni bis, adesso in Parlamento, che riguarda un credito di imposta del 30 per cento sulle rimanenze di magazzino.

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