Atto vandalico o intimidatorio? Sono in corso le indagini per cercare di fare chiarezza su quanto accaduto alla fine della scorsa settimana all’interno dell’ufficio della procuratrice Caramanna nel tribunale dei minori di Palermo. Il locale è stato letteralmente devastato. La notizia della vicenda, trapelata soltanto oggi attraverso le pagine di Repubblica presenta dei contorni ancora poco chiari. A lanciare l’allarme sono stati i carabinieri che scortano il magistrato oramai dallo scorso settembre, ovvero da quando il capo della procura dei minori ha ricevuto le prima minacce considerate credibili. Sono stati loro a rendersi conto per primi che l’ufficio della procuratrice era stato violato. La cosa maggiormente inquietante è che l’ufficio si trova all’interno della struttura protetta del tribunale dei Minori.
Niente aiuto dalle telecamere di sicurezza
I carabinieri, che hanno effettuato un’attenta ricognizione dell’intero palazzo, causa guasto non potranno usufruire dell’ausilio delle telecamere di sicurezza piazzate all’interno del carcere Malaspina. Intanto c’è massima riservatezza da parte degli inquirenti riguardo il fatto se sia o meno stata trafugata qualcosa.
Al magistrato è stata assegnata una scorta per decisione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Alla Procuratrice era stata inviata una lettera anonima e questo ha fatto scattare la massima protezione.
Il blitz dello Sperone e i figli dei boss
Ciò che si apprende è che, attualmente, fra i fascicoli della dottoressa Caramanna ci sono anche quelli relativi a molti figli di presunti boss. Lo scorso novembre ci fu un blitz antidroga nel degradato quartiere palermitano dello Sperone. La procuratrice Caramanna, in quella occasione, aveva chiesto al tribunale provvedimenti per 50 figli di boss e trafficanti di droga e, in alcuni casi, anche l’allontanamento dei ragazzi dalle famiglie. Anche il parroco del quartiere si era schierato con le famiglie. La procuratrice scelse di spiegare quei provvedimenti. Si recò in vista al quartiere e incontrò il parroco. Gli inquirenti non escludono che tra le minacce ricevute a settembre e la “visita” di questi giorni ai suoi uffici possa esserci un collegamento così come l’intera vicenda possa essere collegata proprio all’inchiesta dello Sperone.

