Rapine, l’effetto Covid salva le banche - QdS

Rapine, l’effetto Covid salva le banche

redazione

Rapine, l’effetto Covid salva le banche

sabato 22 Gennaio 2022

Urzì (Fabi Palermo): “Occorre una maggiore diffusione della cultura della sicurezza”. Sicilia al quattordicesimo posto con 7 furti nel 2020 rispetto ai 97 della Lombardia

PALERMO – Uno studio della Fabi di Palermo sulla scorta del Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria 2021 dell’Ossif (il Centro di ricerca Abi sulla sicurezza anticrimine), evidenzia un forte calo dei furti ai danni delle dipendenze bancarie con marcate differenze sui territori. I dati recentemente diffusi, relativi al 2020, evidenziano un calo dei furti in Banca pari al 32,4% rispetto al 2019 (da 824 colpi nel 2019 a 557).

“Sono numeri influenzati dalla pandemia e dai lockdown, con grosse differenze territoriali – afferma Gabriele Urzì, segretario provinciale Fabi e Responsabile Salute e Sicurezza Fabi Palermo – e il dato della Sicilia è positivo rispetto a quello delle rapine che vede l’Isola al secondo posto per numero di eventi dopo la Lombardia. In particolare, per numero di furti, la Sicilia è soltanto al quattordicesimo posto nella classifica a livello territoriale con 7 furti rispetto ai 97 della Lombardia e ai 93 dell’Emilia Romagna con una riduzione del 50% dei colpi (furono 14 del 2019)”.
Anche considerando il numero di furti ogni 100 sportelli la Sicilia, con un indice di 0,6, è fortunatamente in fondo alla classifica (anche qui al quattordicesimo posto).

Il 75,2% dei furti agli ATM

“Un discorso a parte va fatto per gli attacchi agli ATM (Bancomat e ATM evoluti) che, da soli, rappresentano il 75,2% del totale dei furti in Banca. In particolare, sono stati 419 con un calo del 16,9% rispetto all’anno precedente. Seguono gli attacchi verso i sistemi di gestione del contante (i cosiddetti roller cash con 84 episodi), attacchi contro casseforti (4 casi) casse continue (3 episodi) e ai caveaux e/o cassette di sicurezza (3 casi). I tentativi di ingresso in filiale sono stati 44 contro i 112 del 2019”.

Gli episodi falliti ammontano al 55,4% del totale grazie alla resistenza del mezzo forte, all’efficacia dei sistemi di protezione adottati e all’attivazione dei sistemi di allarme con l’immediato intervento delle forze dell’ordine. “Il dato siciliano anche qui è confortante con 4 colpi nel 2020 contro i 91 della Lombardia e i 90 dell’Emilia-Romagna, che piazzano l’Isola anche qui al quattordicesimo posto sia come numero di eventi criminosi che come attacchi/100 Atm (indice di rischio 0,2%). È ovvio che questi dati sono condizionati dalla pandemia e dai provvedimenti legati al contenimento, con limitazioni alla circolazione e maggiori controlli”.

Gli attacchi, comunque, si sono concentrati maggiormente nella giornata di sabato (nel 43% dei casi) e sono stati portati a termine nella fascia oraria dall’una alle cinque del mattino (90% dei casi) e si sono consumati in un arco temporale non superiore ai 10 minuti (90%). Per quanto riguarda i mezzi utilizzati nel 65% dei casi è stato adoperato gas e/o esplosivo, nel 26% delle volte si sono registrati scassi agli ATM e solo nel 9% dei casi è stata asportata l’apparecchiatura.

“Due dati – sottolinea Urzì – devono essere sottolineati: il primo relativo alla circostanza che i fatti criminosi nel 2020, sono stati influenzati dalle misure disposte per contenere la pandemia, con una forte limitazione degli spostamenti e, a volte, con il blocco completo della circolazione, con conseguenti effetti anche sull’andamento della delittuosità generale che è andata incontro ad una brusca frenata”. “Poi il dato delle città siciliane, tristemente ai primi posti delle classifiche negative per rapine, che sono di contro agli ultimi posti nella classifica relativa ai furti. Va riconosciuto lo straordinario lavoro delle forze dell’ordine in territori come i nostri caratterizzati da una forte presenza della criminalità organizzata ma minuziosamente presidiati da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Occorre però una migliore organizzazione da parte delle banche per migliorare la prevenzione con un aumento diffuso della cultura della sicurezza”, conclude Urzì.

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