Il rapporto di Legambiente restituisce un quadro drammatico del Paese e in particolare della Sicilia.
Oltre 902mila reati ambientali, per una media impressionante di uno ogni 18 minuti. Questi i dati messi in evidenza a Roma durante la presentazione del trentesimo report di ecomafia. Il rapporto di Legambiente dipinge un quadro drammatico per il Paese, con la Sicilia che si posiziona al terzo posto nella classifica nazionale per numero di illeciti.
Tra il 1992 e il 2023 si sono consumati 79,7 reati al giorno, 3,3 ogni ora, con 727.771 persone denunciate e 224.485 i sequestri. Il fatturato illegale accumulato, secondo le stime di Legambiente, è stato invece di 259,8 miliardi di euro. Non è un caso se il 45,7% del totale nazionale degli ecoreati si è verificato al Sud.
Solo nell’Isola si sono consumati un totale di 82.290 reati ambientali registrati dal 1992 al 2023. Una statistica che porta la Sicilia sul podio delle regioni più colpite dall’illegalità ambientale. Subito a seguire la Puglia con 73.773 e il Lazio, prima regione del Centro Italia, con 66.650 reati. La Lombardia, ottava in classifica, è la prima regione del nord Italia con 37.794 reati.
Come raccontato nel report pubblicato e analizzato lo scorso luglio, quella dei reati ambientali è una escalation tutta italiana. Tra i dati censiti per il 2009 risultavano poco meno di 30mila reati, una cifra che nel 2023 ha toccato quota 35.487, con un +15,6% sull’anno precedente.
Nel dettaglio, nel 2023 in Italia aumenta anche il numero delle persone denunciate (34.481, +30,6%), così come quello degli arresti (319, +43% rispetto al 2022) e quello dei sequestri (7.152, +19%). Ma per cosa si denuncia nelle varie aree del Paese, quali i reati segnalati e quali quelli per cui si distingue la Sicilia in questo approfondimento del Quotidiano di Sicilia.
Sicilia: un focus sui numeri
Con il 10,5% del totale nazionale degli ecoreati, la Sicilia si conferma come una delle regioni più colpite dall’illegalità ambientale subito dopo Campania (15%, 117.919 reati) e Calabria (10,8%, 84.472 reati). La regione ha visto denunciare 63.172 persone e sequestrare 20.337 beni legati a attività illecite contro l’ambiente.
Una posizione preoccupante che si palesa come un chiaro sintomo di una stretta connessione tra criminalità organizzata e sfruttamento illegale del territorio, tanto sul consumo delle coste quanto sui reati commessi nell’entroterra.
I settori più colpiti
Il ciclo del cemento e dei rifiuti si confermano i settori più vulnerabili, contribuendo in maniera significativa ai reati registrati. A livello nazionale, il ciclo del cemento ha generato 215.831 illeciti, mentre quello dei rifiuti ne ha prodotti 146.480. In Sicilia, l’abusivismo edilizio e il traffico illecito di rifiuti continuano a essere problematiche sistemiche, nonostante gli sforzi delle autorità e le ripetute segnalazioni delle associazioni ambientaliste.
Trent’anni di battaglie ecomafiose
Dal 1992 a oggi, le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto hanno denunciato in Italia 727.771 persone e effettuato 224.485 sequestri, per un giro d’affari illecito stimato in 259,8 miliardi di euro. La criminalità organizzata, con 378 clan attivi censiti, ha trovato nell’ambiente un terreno fertile per espandere le proprie attività illecite, in particolare attraverso l’abusivismo edilizio e il traffico di rifiuti.
Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, nel corso della presentazione del documento ha sottolineato l’importanza del concetto di legalità: “Senza legalità non c’è tutela ambientale. I dati presentati ci ricordano che non bisogna abbassare la guardia e che al centro delle scelte politiche va messa la salvaguardia dell’ambiente come ci ricorda l’articolo 9 della Costituzione italiana”.
Il traffico illecito di rifiuti
Il traffico di rifiuti rimane uno dei settori principali dell’ecomafia. Dal 2002, sono state condotte 608 inchieste che hanno portato a 3.424 arresti e 10.772 denunce. In queste operazioni, sono state sequestrate oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti, principalmente fanghi di depurazione e rifiuti industriali misti, destinati spesso a paesi europei e africani.
Riforme e prospettive future
Nonostante l’introduzione di normative più severe, come la legge 68/2015 sugli ecoreati, il problema dei reati ambientali rimane complesso e una matassa difficile da sbrogliare. L’esperienza dimostra che inasprire le pene non basta: è necessario semplificare la legislazione per garantire certezza del diritto e rendere più efficaci i controlli. Secondo Legambiente, tra le priorità vi sono la lotta all’abusivismo edilizio e il rafforzamento della prevenzione contro le agromafie e l’agropirateria.
Mannino (CGIL): “Stop immediato ai condoni edilizi”
A commentare il rapporto Ecomafia 2024 ai microfoni del QdS è il Segretario generale della CGIL Sicilia, Alfio Mannino. Sindacato presente a Roma nel corso della presentazione e intervenuto sul palco anche con Tonino Russo della Flai CGIL per affrontare il tema del caporalato, del quale a più riprese abbiamo scritto proprio su queste pagine.
“Questo rapporto conferma tutta la nostra preoccupazione per il binomio tra reati ambientali e mafia, che storicamente ha sempre avuto un suo peso a partire dalla gestione del ciclo rifiuti a quella dell’abusivismo”, spiega Mannino prima di chiamare in ballo il Governo Schifani.
“Questo report dovrebbe parlare molto alla politica regionale in considerazione del fatto che ancora una volta si provano a deregolamentare gli abusi edilizi, per non parlare dell’opacità del sistema di gestione del ciclo dei rifiuti. C’è la necessità di avere da un lato un sistema di controllo molto più efficace e dall’altro un sistema legislativo molto più rigido”, aggiunge ancora il numero uno in Sicilia della CGIL.
Tra le proposte che mette in campo il sindacato, “lo stop ai condoni edilizi, ma anche una governance unica del territorio, qualcosa che oggi non c’è anche per via della frammentazione degli assessorati. E in primo luogo una legge unificata per quanto concerne la gestione dei rifiuti sulla quale oggi regna il caos”.
La Sicilia e il suo futuro
I numeri del rapporto Ecomafia 2024 pongono la Sicilia di fronte a una sfida cruciale: rompere il legame tra criminalità organizzata e sfruttamento ambientale e migliorare la gestione di quei settori che possono risultare complessi, come il ciclo dello smaltimento rifiuti. Questo richiede un impegno congiunto tra istituzioni, associazioni ambientaliste e cittadini per promuovere la legalità e garantire uno sviluppo sostenibile per l’Isola. L’urgenza di agire è chiara: con oltre 82mila reati registrati e un impatto ambientale devastante, la Sicilia non può permettersi di rimanere inerme di fronte a un problema che minaccia non solo il suo territorio, ma anche il futuro delle prossime generazioni.
La mafia in zona industriale è più attiva .