Coronavirus, “Recidive? Soltanto casi rari e con sintomi lievi” - QdS

Coronavirus, “Recidive? Soltanto casi rari e con sintomi lievi”

Coronavirus, “Recidive? Soltanto casi rari e con sintomi lievi”

martedì 08 Dicembre 2020

Intervista a Mauro Sapienza, infettivologo e direttore Reparto Covid - Uoc Medicina interna all’Umberto I di Enna. Perentorio sul pericolo terza ondata: “Non abbassare la guardia, essere responsabili non è un’ovvietà”

Sul Covid, quel nemico che ancora non batte in ritirata, urge fare chiarezza fra mille pareri e dibattiti politico-sanitario. La scelta più saggia non è seguire le fake news, i passa parola dei social, ma attenersi alle guide degli specialisti.
Così abbiamo chiesto a Mauro Sapienza, infettivologo, direttore Reparto Covid – Unità Operativa Complessa Medicina Interna – Ospedale “Umberto I” di Enna (Asp En) che ha esordito perentoriamente: “Essere responsabili e non abbassare la guardia, e non è un’ovvietà”.

Dottor Sapienza, come possiamo definire il “caso” Covid-19?
“La definizione di caso si basa sulle informazioni disponibili e può essere rivista in base all’evoluzione della situazione epidemiologica e delle conoscenze scientifiche disponibili. Se si tratta di un caso sospetto e la persona con infezione respiratoria acuta, con insorgenza improvvisa presenta alcuni sintomi ormai noti, febbre o febbricola, malessere/spossatezza, mal di testa, dolori muscolari, con associato sintomi respiratori, tosse, mal di gola, respiro affannoso e alterazioni del gusto e olfatto, si richiede o meno il ricovero ospedaliero in base alla comparsa di segni e sintomi indicativi di peggioramento. La valutazione si basa sull’acquisizione delle informazioni del paziente se è un contatto stretto di un caso confermato o probabile da Sars-CoV-2, essere stato in zone con presunta trasmissione comunitaria; aver lavorato o frequentato una struttura sanitaria dove sono stati ricoverati pazienti con infezione da Sars-CoV-2. La positività riscontrata per i comuni patogeni respiratori potrebbe non escludere la coinfezione da Sars CoV-2 e i campioni vanno comunque testati”.

Cosa si intende per “contatto stretto”?
“Chi ha condiviso lo stesso ambiente chiuso, vivere nella stessa casa di un caso sospetto o confermato, aver viaggiato in aereo nella stessa fila o nelle due file antecedenti o successive, i passeggeri seduti nella stessa sezione dell’aereo”.

Quali sono i criteri per l’esecuzione di un tampone?
“ Il test mediante tampone rinofaringeo è una metodica che permette di identificare in modo altamente specifico e sensibile uno o più geni bersaglio del virus presenti nel campione biologico. Purtroppo il livello di infettività nel corso delle fasi asintomatiche/prodromiche delle infezioni da Sars-CoV-2 non è compiutamente noto. C’è da aggiungere che il risultato del tampone può essere influenzato dal tempo trascorso dal momento in cui il soggetto testato ha avuto contatto con un altro soggetto portatore del virus; l’accuratezza del metodo di prelievo; l’adeguata rappresentatività del secreto rino-faringeo nel campione prelevato”.

Se il tampone successivo al primo è negativo?
“In caso di risultato negativo di un test diagnostico si raccomanda di ripetere il prelievo di campioni biologici in tempi successivi e da diversi siti del tratto respiratorio (naso, espettorato, aspirato endotracheale). Per ottimizzare la gestione e la sorveglianza dei casi, si dispone un secondo test diagnostico, ma solo in caso di un contesto suggestivo per aspetti sia clinici, sia radiologici”.

Il virus è recidivante?
“Si sono registrati rari casi di recidive in pazienti precedentemente dichiarati guariti, ma i quadri clinici sono stati paucisintomatici, cioè con sintomi lievi. Il nodo è sulle difficoltà di pazienti affetti da altre patologie nell’accedere ai consueti servizi, i cui spazi vengono occupati necessariamente da Aree Covid, non facilmente dissociabili dalle aree impegnate”.

Qual è l’impegno organizzativo per impedire il ritardo diagnostico terapeutico?
“Si tratta di un impegno molto forte. Per conformarsi alla medicina umanizzata, inoltre, è stata data la possibilità di mantenere il contatto tra il paziente ospedalizzato e la famiglia con video chiamate, per non lasciarli soli”.

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