Recovery Fund, "Il piano di Musumeci è un libro dei sogni” - QdS

Recovery Fund, “Il piano di Musumeci è un libro dei sogni”

Recovery Fund, “Il piano di Musumeci è un libro dei sogni”

sabato 28 Novembre 2020

L'Economist critica che non ci siano investimenti "smart" e "green" da completare in fretta. E Palazzolo (Azione), conferma, "Inserite opere fantasmagoriche in contrasto con le reali finalità: manca una visione strategica"

PALERMO – Il settimanale britannico The Economist, ha disegnato con preoccupazione la situazione politica, sociale ed economica in tempo di Coronavirus della Regione siciliana.

L’occasione è stata l’intervista al presidente della Regione, Nello Musumeci, sulle priorità da realizzare con il Recovery Fund. Il governatore ha indicato alcuni degli investimenti prioritari, di cui l’Isola ha bisogno: un hub portuale che sia da sponda nel commercio di beni tra il Canale di Suez e il Mediterraneo; un aeroporto internazionale (“Malta, più piccola della meno estesa provincia siciliana, ce l’ha”, spiega il governatore); un sistema ferroviario moderno (“buona parte di quello siciliano è a binario unico o non elettrificato); un’autostrada sulla costa meridionale. Infine, rimediare alla carenza di infrastrutture sociali, prima fra tutte, gli asili nido.

Il settimanale critica neanche troppo velatamente le scelte di Musumeci e spiega che la lista dei progetti inviati a Roma dal governo siciliano prevede interventi su larga scala e tempi lunghi di realizzazione, in contraddizione con le indicazioni del Recovery Fund che privilegia investimenti “smart” e “green” da completare in fretta.

A supporto di questa tesi richiama le dichiarazioni dell’economista Vincenzo Provenzano, docente all’Università di Palermo, il quale si dice preoccupato dagli obiettivi del governo siciliano, ritenuti troppo ambiziosi, mentre dovrebbe concentrarsi sul “Green Deal”, affinché gli investimenti abbiano effetti immediati: “Serve – dice Provenzano – investire su settori in cui la Sicilia si trova in vantaggio rispetto ad altri, come l’agricoltura biologica”.

Il settimanale evidenzia il problema della burocrazia siciliana, definita “notoriamente indolente” e manifesta preoccupazione sull’utilizzo dei fondi europei. Il settimanale mostra preoccupazione che gli investimenti in Sicilia possano favorire la mafia allo stesso tempo lamenta che le troppe leggi per impedire le infiltrazioni criminali nell’economia legale rallentano gli investimenti pubblici. Il giornale peraltro riconosce a Musumeci, ex presidente della Commissione regionale antimafia, di aver sostenuto forze dell’ordine e magistratura nella lotta contro la mafia e che ha chiesto al governo centrale di semplificare le procedure per la concessione dei fondi europei.

Giangiacomo Palazzolo, membro del comitato promotore nazionale di Azione e sindaco di Cinisi, interviene in merito a quanto scritto dal settimanale: “Le perplessità di The Economist risentono probabilmente della tipica pacatezza britannica perché alle nostre latitudini l’elenco dei progetti elaborato dal governo regionale si chiama libro dei sogni”.
“Nel cosiddetto Piano regionale per la ripresa e la resilienza – spiega Palazzolo – sono state inserite una serie di opere fantasmagoriche che allo stato attuale sono solo titoli di un piano e probabilmente desiderata di alcune forze politiche e che per di più risultano, come giustamente evidenzia il giornale inglese, contrastanti con le reali finalità del Recovery fund”.

Ma Palazzolo chiarisce di non essere contrario alle grandi opere, “ma nel piano del governo siciliano – aggiunge – manca una premessa essenziale di visione strategica, di riforme e di capacità di avere una buona qualità della spesa. Ciò che temo – continua Palazzolo – è che le risorse del Recovery facciano la fine di quelle europee e nazionali già stanziate per la Sicilia e che la Regione non è stata e non è in grado di spendere come dimostrano ampiamente i report sulla piattaforma di OpenCoesione”.

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