Reddito cittadinanza per 145 condannati per mafia di Palermo - QdS

Reddito cittadinanza per 145 condannati per mafia di Palermo

Reddito cittadinanza per 145 condannati per mafia di Palermo

sabato 20 Febbraio 2021

Denunciati dalla Guardia di finanza per false dichiarazioni rilasciate per ottenere il beneficio. Tra i denunciati anche il boss della Kalsa "'U Scintillunu" e affiliati ai clan Inserillo e Lo Piccolo. L'indagine delegata dalla Procura

A Palermo ben 145 persone direttamente condannate per mafia o loro parenti, percepivano illecitamente il reddito di cittadinanza.

Lo hanno scoperto militari del comando provinciale nel corso di una indagine delegata dalla Procura della Repubblica palermitana.

Come detto sono state individuate 145 persone con precedenti condanne per mafia che hanno percepito il reddito di cittadinanza non avendone diritto.

I “furbetti” mafiosi

Ecco l’elenco dei ventisei “furbetti” del reddito di cittadinanza con precedenti diretti per mafia: Giuseppa Amato, Andrea Barone, Alessandro Brigati, Domenico Caviglia, Salvatore Corrao, Alessandro Cutrona, Salvatore D’Anna, Giuseppe Di Bella, Filippo Fiorellino, Bartolo Genova, Salvatore Gioeli, Salvatore La Puma, Antonino Lauricella, Francesco Li Candri, Tommaso Militello, Filippo Pagano, Michele Patti, Calogero Pillitteri, Salvatore Prestigiacomo, Rosario Rizzuto, Giovanni Rusticano, Tommaso Sciacovelli, Rosario Sgarlata, Francesco Sorrentino, Vincenzo Vallelunga, Maria Vitale.

Gli altri indagati sono parenti di pregiudicati con precedenti per reati di mafia.

Tra gli indagati anche boss della Kalsa

Nell’elenco dei 145 indagati per truffa per aver percepito il reddito di cittadinanza ci sono anche esponenti mafiosi di primo piano.

Tra quanti hanno nascosto le condanne per percepire il sussidio dallo Stato figura anche Antonino Lauricella, boss della Kalsa detto “‘U Scintilluni”, che ha ricevuto un sussidio di oltre settemila euro.

L’elenco è davvero lungo, tra nomi noti e meno noti alle cronache.

Come Maria Vitale, figlia del capomafia di Partinico, Leonardo.

La donna era la “postina”, condannata per mafia quando si è scoperto che portava gli ordini del padre fuori dal carcere.

O come Bartolo Genova, che è stato reggente del mandamento di Resutanna, e ancora Alessandro Brigati, anche lui ritenuto vicino ai Vitale di Partinico, e Domenico Caviglia, esattore del pizzo agli ordini di Salvatore Lo Piccolo, capomafia di San Lorenzo.

Tutti sono stati denunciati con l’accusa di “dichiarazioni mendaci volte all’ottenimento del reddito di cittadinanza e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e all’Inps”, ente con cui, si legge in una nota, “la Finanza agisce in costante sinergia e collaborazione”.

Proprio l’Inps ha revocato il sussidio avviando la procedura per il recupero del beneficio economico.

Ben 1.400 le persone controllate

Le ricerche hanno riguardato circa 1.400 persone, tra cui sono stati selezionati coloro che a partire dal 2009 hanno subito condanne definitive per reati che impediscono di fruire del reddito di cittadinanza.

Tali soggetti (a volte in prima persona, più spesso attraverso i propri familiari), hanno chiesto e ottenuto dall’Inps il beneficio economico del reddito di cittadinanza, “omettendo l’esistenza di condanne ostative”.

Gli indagati o i familiari degli indagati hanno infatti subito condanne per i reati di associazione di tipo mafioso, oppure per reati aggravati dal metodo mafioso come tentato omicidio, estorsione, rapina, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di beni, detenzione di armi, traffico di sostanze stupefacenti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, scambio elettorale politico-mafioso.

Un milione e duecentomila euro non dovuti

La Guardia di Finanza ha quantificato in circa un milione e 200 mila euro le somme percepite a partire dal 2019.

Sequestro preventivo d’urgenza

Inoltre gli investigatori hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura di Palermo nei confronti di 26 soggetti condannati per associazione di tipo mafioso o per reati aggravati dal metodo mafioso, per un ammontare complessivo di oltre 70 mila euro.

Tra i soggetti colpiti dal provvedimento figurano appartenenti alle famiglie mafiose della Kalsa, Resuttana, Passo di Rigano, Partinico e Carini nonché affiliati ai clan degli Inzerillo e dei Lo Piccolo.

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