Referendum ucraino pro o contro la guerra - QdS

Referendum ucraino pro o contro la guerra

Referendum ucraino pro o contro la guerra

venerdì 25 Novembre 2022

Dare la parola al Popolo

Le fonti informative che riceviamo a senso unico non ci dicono se il popolo ucraino approva o meno la linea guerraiola del suo Presidente.
Tale guerra è stata subìta, questo è vero, ma risulta – l’ha scritto il Washington Post – che gli Stati Uniti preparavano questo scontro da ben otto anni. La notizia non è stata mai smentita.
Cosicché, quando vi è stato il cambio fra il precedente presidente della Repubblica, Petro Porošenko, “russofono”, e l’attuale, Volodymyr Zelensky, “americanofono”, il processo è continuato, creando una serie di provocazioni che hanno alimentato la sete di potere di Vladimir Putin, presidente delle Federazioni Russe.

Gli Stati Uniti hanno di fatto tenuto un comportamento irresponsabile che sta provocando immensi danni al popolo ucraino, il quale non era certamente in buone condizioni economiche, ma che ora, con la distruzione di quattro decimi del Paese, ha toccato un livello insostenibile.

Dalle ricerche che abbiamo fatto sulla legislazione ucraina, non è emersa nessuna norma che autorizzasse Zelensky a espellere dal Parlamento diciassette deputati eletti democraticamente contrari alla sua linea e perciò detti russofoni. Ricordiamo che il precedente governo era più favorevole alla Russia che non all’Occidente, quindi vi è nella popolazione una fetta di cittadini/e che si sente più vicina alla Federazione che all’Occidente e che comunque, come minoranza attuale, va rispettata, se è vero che in quel Paese vi è un regime democratico.

Per fortuna, gli Stati Uniti, dopo avere provocato questa situazione, stanno facendo marcia indietro, diminuendo la fornitura di armi e raccomandando al comico-attore Zelensky di diminuire sia la sua verbosità che gli urli di necessaria vittoria per concludere la guerra. Si tratta di una posizione insensata per la semplice ragione che danneggia ulteriormente il suo popolo nel nome del quale è stato eletto, ma del quale di fatto non fa gli interessi.
Questo risulta chiaramente dagli eventi in modo deduttivo.

Non si capisce perché nella testa di molti vertici istituzionali europei non è emerso subito il rimbalzo negativo delle sanzioni alla Federazione Russa, un rimbalzo che sta creando conseguenze economiche disastrose nei Paesi più deboli dell’Unione, mentre altri, soprattutto i più piccoli, stanno traendo vantaggio dal disastro prima indicato.

Pian piano lo scenario si schiarisce ed emergono le responsabilità di chi ha provocato tale scempio, oltre alle indiscusse, gravissime e condannabili decisioni dell’aggressore russo.
Ma, come sempre, bisogna valutare attentamente il rapporto causa-effetto, cercando le responsabilità sia di chi ha provocato le cause che di chi ha proposto l’effetto. Ambedue le parti sono condannabili. Ricordiamo che nello scontro Serbia-Kosovo, l’Occidente ebbe una posizione opposta.

A questo punto non sappiamo se il popolo ucraino sia ancora a favore della guerra, oppure se voglia che essa cessi pagando qualunque prezzo, anche quello di rinunziare a una parte del suo territorio, ove per altro gli abitanti sono in gran parte russofoni per tradizioni, usanze e religione.
Se Zelensky avesse senso di responsabilità, non dimostrato fino a oggi, dovrebbe indire un referendum per sapere qual è la volontà del suo popolo dopo tutti i massacri e dopo la distruzione immensa del Paese, dalla quale si potrà riprendere forse in un arco di trent’anni.

Questo avverrà solo se l’Occidente finanzierà una sorta di nuovo piano Marshall, perché occorreranno, sembra, oltre 800 miliardi di dollari per i danni subiti fino ad oggi. Se dovesse continuare la guerra tale ammontare aumenterebbe cospicuamente.
Non sappiamo se Zelensky avrà tale senso di responsabilità, necessario per sentire dal suo popolo cosa intenda fare; anzi abbiamo l’impressione che non gli passi per nulla dalla testa consultarlo, forse perché non gli conviene, volendo ancora fare il primo attore.

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