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Reflusso siciliano

Antonino Lo Re

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Giovanni Pizzo  |
mercoledì 19 Ottobre 2022

Schifani ha un evidente problema da risolvere, visto che ormai sembra, dico sembra, chiaro che Miccichè, il maggior alleato della Ronzulli, rimarrà in Sicilia

Nomina sunt consequentia rerum dicevano i latini. I nomi sono la conseguenza della realtà. In politica oggi non si parla di bollette o di progetti PNRR, ma di nomi. Quale nome andrà in quella casella o meno, chi sale e chi scende nel borsino della politica. È stato a tutti ovvio, anche ai non avvezzi, che il primo nome per la carica più ambita dopo il voto è stato quello della Meloni.

Ma l’Italia non è, almeno ad oggi, una Repubblica presidenziale come gli Stati Uniti o, in forma diversa, la Francia, o la Russia. Siamo una Repubblica parlamentare, con un fine disegno di pesi e contrappesi scritti nella Costituzione. Pertanto il Presidente del Consiglio è come il presidente del CDA di una società privata che nomina il consiglio tramite la costituzione di un’assemblea, e da essa deve trovare la fiducia. Per gestire quest’assemblea si nominano i capigruppo, che hanno un forte potere politico. Erano cariche significative ambitissime nella prima repubblica e lo sono ancora adesso, visto che a parte il taglio dei seggi riforme non se ne sono viste. Ieri Forza Italia, il partito mercurio della maggioranza, ha eletto i capigruppo. E sono risultati di netta osservanza ronzulliana. Una è lei stessa al Senato, eletta per acclamazione, con tanto di celebrante officiante Berlusconi, e con mazzo di fiori regalatogli dai colleghi. Nessuno ha detto un amen di dissenso. Stessa sorte alla Camera con l’elezione di un fedele della Ronzulli nella persona di Alessandro Cattaneo. Di fatto il partito che ha sempre tentato di trovare un delfino ha trovato la sua Aricciola, pesce per altro più saporito. La Ronzulli ha fatto le liste, la Ronzulli ha le cariche politiche del partito, molto semplice. Questo può piacere o non piacere ma è la realtà ed i nomi discendono da questo.

Questo avrà un immediata refluenza, o reflusso, per chi soffre di gastrite, in Sicilia che è andata al voto insieme alle politiche, e in cui si deve formare prima un assetto istituzionale assembleare e poi governativo, e le due cose si tengono. Schifani ha un evidente problema da risolvere, visto che ormai sembra, dico sembra, chiaro che Miccichè, il maggior alleato della Ronzulli, rimarrà in Sicilia. O lo copta nel governo dell’isola oppure lo spinge a ritornare sullo scranno di Presidente dell’assemblea. La seconda ipotesi la vedo più complicata per un prosieguo di legislatura tranquilla. Pertanto oggi ha il cerino più che il boccino in mano. Da Roma il partito ha una linea, dopo i fatti di ieri, e lui deve scegliere se assecondarla o meno.

Miccichè al governo, con un incarico di chiara rilevanza, probabilmente la Sanità, insieme a Schifani creerà imbarazzi e mal di pancia a qualcuno certamente, ma il Presidente sa, essendo politico accorto e di lungo corso, che è meglio averlo dentro che fuori, dove si disfanno le cose. E la Sicilia non può continuare a perdere tempo.

Cosi è se vi pare.

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