Regionali, Salvini, Musumeci e le parole. Come pietre - QdS

Regionali, Salvini, Musumeci e le parole. Come pietre

Regionali, Salvini, Musumeci e le parole. Come pietre

lunedì 27 Settembre 2021

Dai selfie all'ultimatum del Presidente della Regione alla Lega che ha candidato, con il suo leader, Minardo come Governatore: "O dentro o fuori". Le rassicurazioni dei vertici regionali del Carroccio

Lanciare un sasso nello stagno, si dice.
E i cerchi, poi, si allargano e si allargano.
E’ quel che sta accadendo dopo che, ieri, in un’intervista a La Sicilia, Matteo Salvini ha lanciato la candidatura di Nino Minardo, segretario siciliano della Lega, a Presidente della Regione. Aggiungendo in più che il Carroccio era pronto a candidare a sindaco di Catania la senatrice Valeria Sudano e a trovare un candidato sindaco per Palermo.
E’ da sempre nello stile politico di Matteo Salvini il non usare mezzi termini. E fino a poco tempo fa la tattica ha funzionato, alimentando a dovere “la bestia”, il suo perfetto sistema di persuasione da social, che gli ha consentito, per esempio, di sfruttare al massimo l’irragionevole malumore sulla questione dei migranti di tanti italiani pronti a credere ciecamente alla bufala dei “porti chiusi” in un’Italia che, con i suoi 3.800 chilometri di costa, è come un enorme pontile proteso nel Mediterraneo.
Una macchina da guerra, Salvini: di forzatura in forzatura per anni è andato avanti come un carro armato e i sondaggi lo premiavano sempre.
Fin quando, proprio sulla questione migranti, non avvenne la rottura con il M5s – e si aprirono le questioni giudiziarie ancora da definire – e il vicepremier della Lega, che sembrava destinato a governare da solo il Paese, tornò a essere solo Matteo Salvini.
Adesso che il Carroccio è nel Governo Draghi, il Segretario le forzature ha continuato a farle sulla questione Green pass, strizzando sì l’occhio alla Meloni e all’ultradestra, ma sollevando anche i malumori interni dei governatori leghisti, a cominciare da Massimiliano Fedriga, e del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Per carità, sia i presidenti delle regioni sia Giorgetti continuano a ripetere che la Lega è una e una sola, però…
L’ultima forzatura di Salvini riguarda infine la Sicilia, isola in cui è stata eletta l’eurodeputata Francesca Donato, da qualche giorno ormai ex leghista.
“Nino Minardo è candidato alla Presidenza della Regione” ha detto. Dimenticando il recente tempo dei selfie con l’attuale Governatore.
E la reazione di Nello Musumeci non si è fatta attendere: “La Lega decida se stare dentro o fuori il governo regionale”.
Un vero e proprio ultimatum per le dichiarazioni “stravaganti” di Salvini, e con motivazioni precise, inoppugnabili: “delegittimare il presidente della Regione eletto direttamente dai siciliani, mentre lavora in una fase storica di crisi, indebolisce l’istituzione e danneggia la Sicilia… ma non sono più disposto a tollerare ambiguità… Non si può continuare a stare in un governo e contemporaneamente lavorare per logorarlo”.
Sono seguite le reazioni frenetiche dei leghisti di Sicilia, Minardo in testa, secondo il quale “Le dichiarazioni di Salvini sono semplicemente la riprova che la Lega vuole lavorare bene con tutta la squadra da qui a fine mandato all’Ars e nel governo regionale; poi, tutti insieme, decideremo cosa fare … Musumeci stia tranquillo, noi lavoriamo solo per il bene della Sicilia e dei siciliani”.
E a gettare acqua sul fuoco è arrivato ieri sera anche il segretario provinciale della Lega a Palermo, Vincenzo Figuccia: “Siamo a lavoro per unire il centrodestra e liberare la Città da decenni di incuria, pigrizia e rassegnazione. Il messaggio, lo ribadisco anche io, sia chiaro a tutti i naviganti: dalle amministrative di Palermo alle regionali, si lavora solo per Il bene dei Siciliani”.
Nonostante le rassicuranti dichiarazioni di Minardo e Figuccia, però, il centrodestra tutto, in Sicilia, continua a essere in forte fibrillazione.
Perché, per dirla con il titolo del libro pubblicato da Carlo Levi nel 1955 e dedicato proprio alla condizione della Sicilia, “Le parole sono pietre”.
E i sassi nello stagno suscitano ricordi non ancora sopiti: i “Forza Etna” dei leghisti e le manifestazioni a Catania contro Umberto Bossi di esponenti della destra oggi al Governo, come l’assessore regionale Manlio Messina.
Davvero serviva questa boutade di Salvini, alla Lega e al centrodestra?

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