Una nota che somiglia a una reprimenda nei confronti della commissione tecnica-specialistica. I fatti, in origine destinati a rimanere all’interno dei corridoi della Regione e che adesso potrebbero dare il la a un piccolo caso, riguardano un documento inviato all’organismo presieduto da Gaetano Armao.
Armao, dopo l’esperienza da assessore al Bilancio nel governo Musumeci, è stato scelto dal governo Schifani per guidare l’organismo che si occupa della valutazione degli impatti ambientali dei progetti su cui la Regione è chiamata a esprimersi in materia di autorizzazioni.
Dagli impianti energetici ai siti di trattamento della spazzatura e alle cave, la Cts ha il compito di giudicare la compatibilità delle proposte, sia private che pubbliche, in relazione con i contesti in cui le stesse si inseriranno una volta realizzate. La commissione, pur essendo un organismo indipendente, lavora in sinergia con l’assessorato al Territorio e Ambiente, guidato dalla meloniana Giusi Savarino.
Ed è proprio dall’assessorato, seppure dai suoi vertici burocratici, che a metà aprile è partita una missiva in cui si richiama la Cts al rispetto di quanto previsto dal codice dell’ambiente.
Le prescrizioni tardive
“Si determinerebbero aggravi dei costi per gli operatori economici e nuovi oneri burocratici per l’amministrazione”.
È questa l’avvertenza che il dirigente generale del dipartimento Ambiente, Rino Beringheli, fino a pochi mesi al timone del dipartimento Urbanistica, ha inserito alla fine della nota firmata il 15 aprile e spedita ad Armao e, per conoscenza, anche all’ufficio di diretta collaborazione di Savarino.
Nel mirino sono finite le scelte fatte dalla Cts in occasione del rilascio di una decina di pareri riguardanti quelle che tecnicamente vengono chiamate verifiche di ottemperanza. Si tratta di procedure in cui la commissione, che precedentemente ha già valutato un progetto disponendo il rispetto di determinate prescrizioni come condizione per ottenere le autorizzazioni ambientali, vaglia il corretto accoglimento da parte dell’impresa o dell’ente proponente.
Le prescrizioni possono riguardare il periodo che precede l’allestimento del cantiere, l’attività in corso oppure ciò che segue la conclusione della fase produttiva.
A essere contestata è stato l’inserimento nei pareri di richieste che esulerebbero dalla procedura di verifica di ottemperanza: nel primo casi si tratta della necessità di presentare singole istanze di verifica per ognuna delle tre fasi previste; nel secondo, dell’inserimento di nuove prescrizioni da rispettare.
“Si rappresenta che, salvo aggiornamento dello studio di impatto ambientale previsto al comma 7 dell’art. 28 del codice dell’ambiente, nessuna nuova prescrizione o richiesta progettuale può essere inserita in sede di verifica di ottemperanza che non siano già state formalmente approvate in ·sede di provvedimento di verifica di assoggettabilità a Via (valutazione impatto ambientale, ndr) o di provvedimento di Via”, si legge nella nota.
Troppe verifiche
Il documento chiarisce inoltre che “le multiple istanze di verifica di ottemperanza che potrebbero originarsi” dal dover attivare un’istanza per ogni fase dell’attività – prima, durante e al termine della produzione – non sono previste dal codice dell’ambiente. “Ne consegue che una diversa previsione dovrebbe essere disposta almeno da una specifica norma regionale o norma regolamentare”, fa notare il dipartimento Ambiente.
Ed è qui che viene fatto notare che un altro modo d’operare comporterebbe “aggravi dei costi”, tanto per le imprese, chiamate a sviluppare elaborati o studi diversi da quelli richiesti in sede di valutazione, quanto per la pubblica amministrazione che vedrebbe aumentare il carico di lavoro. Il discorso, chiaramente, varrebbe anche per la stessa Cts chiamata a riunirsi più volte del previsto.
Il caso Oikos
Tra i pareri rilasciati dalla Cts che hanno portato il dipartimento a redigere la nota c’è quello che interessa il progetto di ampliamento della cava Mondiano di Motta Sant’Anastasia. Il sito è di proprietà di Oikos, la società che nello stesso centro etneo gestisce la discarica di Valanghe d’Inverno.
Nonostante i rilievi del dipartimento, il parere positivo dato dalla Cts in merito al rispetto delle prescrizioni relative alla fase di progettazione – era stato richiesto di individuare un’area in cui custodire il materiale vegetale che verrà utilizzato per il risanamento post-operam e chiarire se l’attività estrattiva avrebbe comportato la produzione di rifiuti inerti – è stato ritenuto sufficiente.
Ciò ha consentito l’avvio della conferenza di servizi, in cui verranno raccolti i pareri da parte degli enti chiamati a esprimersi.
“Si invita la signoria vostra – si legge alla fine della nota – a volere tenere conto di quanto sopra nelle future espressioni di pareri. Con riferimento ai pareri sopra citati si procederà comunque alla emissione dei relativi decreti comprensivi degli stessi (pareri) emendati per come sopra rappresentato”.

