Certificare le professionalità
è notizia di questi giorni che la Regione assumerà 1.348 dipendenti dei vari gradi e qualifiche.
Non si capisce bene in base a quale necessità la Regione provveda ad assumere altro personale, tenuto conto che in atto ha in organico oltre 12.000 dirigenti e dipendenti. Non solo, ma le piante organiche degli uni e degli altri sono vecchie di anni e persino le più recenti (si fa per dire) non sono state compilate in base al censimento dei servizi che devono essere erogati in funzione delle attrezzature digitali e informatiche, che dovrebbero essere ormai il cento per cento di tutte quelle in possesso, sia della sede centrale di Palermo che nella decina di uffici sparsi sul territorio siciliano.
Non sappiamo se tutti gli uffici cosiddetti periferici siano già collegati in toto per via digitale con la sede centrale, in modo da evitare di fare viaggiare le “cartacce”, che rallentano fortemente le procedure e per conseguenza le risposte che dovrebbero essere date a cittadini/e e imprese, quasi in tempo reale.
Una mansione particolare hanno le Sovrintendenze, che effettuano una pregevole azione di tutela del territorio e di tutto ciò che esiste su di esso, ma hanno il grave difetto di emettere i loro pareri e le loro autorizzazioni – sia in positivo che in negativo – in tempi biblici, anziché nei rituali trenta giorni che costituiscono un tempo moderno ed efficiente, salvo casi eccezionali.
Per potere evadere le richieste di cittadini/e e imprese e anche di altri uffici pubblici, la Regione – intesa come organizzazione di servizi – dovrebbe avere un piano generale che preveda tempi, modalità e soprattutto termini per dare le risposte.
Ovviamente tutti questi processi dovrebbero essere digitalizzati, con la conseguenza che sarebbero eliminati totalmente i portacarte, che transitano da una strada all’altra e da un piano all’altro con l’unica funzione di passare fascicoli. È vero che questa funzione è andata via via diminuendo, ma ancora esiste.
Dunque, la Regione ha fatto un bando probabilmente per coprire i buchi della stravecchia pianta organica, che oggi non ha alcuna funzionalità se non quella di soddisfare il famelico bisogno di lavoro, appagato andando in un ente pubblico dove non si lavora per obiettivi.
I dirigenti della Regione sono una pletora enorme. Ve ne sono alcuni che non hanno dipendenti, per cui non si capisce chi debbano dirigere. Ma questa è una barzelletta tutta siciliana, della quale ridono o sorridono gli abitanti delle regioni ove le cose funzionano bene, segnatamente Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia, Piemonte e Liguria. Questo avviene perché non vi è un Piano organizzativo dei servizi (Pos) moderno, efficiente, redatto da terzi, per esempio società mondiali che si occupano proprio di organizzazione.
È risibile il fatto che l’organizzazione venga stabilita dagli stessi dirigenti, i quali – fatto ancora più risibile – si autofissano gli obiettivi, ovviamente a livelli bassi, in modo da poterli raggiungere. Non si è mai visto in un’azienda – ribadisco che la Regione è un’azienda, ovviamente senza scopo di lucro – che tutta la parte che riguarda il funzionamento sia stabilita da soggetti interni. I Consigli di amministrazione normalmente chiamano società esterne, possibilmente di livello internazionale, per redigere appunto il Pos.
Il presidente della Regione dovrebbe avere – prima di dare incarico al presidente dell’Aran di iniziare le trattative con i sindacati – un documento di alta efficienza professionale composito e dettagliato di tutta l’organizzazione della Regione, cui poi i dirigenti dei diversi livelli si dovrebbero attenere scrupolosamente.
Non solo, ma una volta stabilite le regole che dovrebbero essere calate nei Contratti collettivi, gli obiettivi andrebbero fissati, sempre da società esterne, le quali, alla fine di ogni anno, dovrebbero andare a misurare i risultati in conformità agli obiettivi predisposti.
Questo sarebbe un modo serio di procedere se si volesse portare la Regione siciliana a diventare la locomotiva dello sviluppo e a togliere la nostra meravigliosa Isola dallo stato di degrado ambientale, sociale ed economico in cui si trova da ormai troppo tempo.