Inchiesta

Regione siciliana, cari dipendenti, basta alibi. I rilievi della Corte dei conti sul personale

PALERMO – La Corte dei Conti ha certificato per l’ennesima volta il sovrannumero dei dipendenti della Regione siciliana (14.291 unità, 2017). Checché ne dicano il Presidente Nello Musumeci e l’assessore regionale alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali, Bernardette Grasso, le maggiori funzioni assegnate a Palazzo d’Orléans non giustificherebbero, a detta dei magistrati contabili, il numero abnorme di dipendenti.
Quando si parla di regionali, si può parlare solo in termini di numeri perché la loro produttività non viene misurata se non ponendo loro obiettivi generici e resta dunque un mistero. Non è un mistero, invece, la qualità dei servizi offerti ai cittadini e la quasi totale assenza di competenze.

Non sono un mistero neanche le laute retribuzioni riservate ai nostri regionali: per loro in media 30.988 euro l’anno contro i 27.288 euro dei dipendenti delle Regioni a statuto ordinario e i 30.140 euro dei ministeriali (fonte: Ragioneria generale dello Stato, anno 2017).

Per la cronaca, il contratto collettivo per il personale non dirigenziale della Regione siciliana rinnovato lo scorso mese di maggio, ha previsto l’aumento delle retribuzioni a regime dal primo gennaio 2018: si parla del +3,48% in linea con i rinnovi contrattuali di tutto il pubblico impiego (Stato– Enti Locali – Sanità). L’aumento tabellare medio è di 73,12 euro lordi.

Dipendenti regionali pagati molto bene, dunque. Ma a fronte di quali performance? Quale la qualità dei servizi offerti? Quali benefici per i cittadini? L’unica certezza è che efficienza e produttività, a Palazzo d’Orléans, restano ad oggi una chimera.

La fotografia scattata dalla Corte dei Conti non è piaciuta a Musumeci e all’assessore Grasso che hanno parlato di dati in linea con il quadro nazionale ma la “scusa” delle maggiori funzioni attribuite alla Regione siciliana non sta in piedi mentre le criticità sono sotto gli occhi di tutti: l’età media avanzata, l’assenza del turn over, la carenza di profili professionali adeguati, le assunzioni avvenute senza criteri meritocratici, per non parlare degli squilibri abnormi nella distribuzione del personale negli uffici (tant’è che nel nuovo contratto sono stati inseriti incentivi alla mobilità proprio per sopperire alle carenze).

C’è da dire che va riconosciuto all’assessore Grasso e al governo Musumeci il merito di aver gettato le basi, dopo decenni di caos, per una riorganizzazione e gestione più efficiente e più razionale delle risorse umane. E ciò è stato possibile grazie al Piano del fabbisogno del personale, di cui il governo regionale si è dotato nel 2018, uno strumento di mappatura e monitoraggio del personale in servizio alla Regione.
Formazione del personale già in servizio, nuove assunzioni di profili professionali più adeguati, nuovi strumenti di misurazione della produttività: sono questi i tre punti cardine su cui si poggia il progetto dell’assessore Grasso. Un progetto ambizioso, volto ad una riqualificazione della macchina amministrativa di cui c’è disperato bisogno.

In una intervista rilasciata al Qds lo scorso 30 maggio (leggi qui), l’assessore Grasso ha spiegato quali misure intende adottare per superare le criticità: “La mappatura costituisce un primo passo e serve ad analizzare l’impiego quali-quantitativo del personale ed evidenziare le aree di criticità, l’avvio di processi di reingegnerizzazione e digitalizzazione, la definizione dei profili professionali coerenti con le esigenze funzionali di una moderna amministrazione. Le azioni di reclutamento che si ritengono necessarie, accompagnate da adeguati percorsi di formazione del personale in servizio, sono quindi finalizzate non alla mera copertura del turnover ma ad introdurre nuove e specifiche competenze coerenti con le necessarie innovazioni dell’apparato amministrativo”.


Personale
I rilievi della Corte dei Conti

Si intitolo “La spesa per il personale degli enti territoriali” ed è il documento nel quale, la Sezione delle Autonmie della Corte Conti ha analizzato profili quantitativi e qualitativi della spesa per il personale di Regioni, Province autonome, Province, Città Metropolitane e Comuni nel triennio 2015-17.
Si legge nel rapporto: “In alcune Regioni si registra un rapporto non del tutto equilibrato tra la consistenza media del personale e quella della popolazione (analisi riferita al 2017). In particolare, tutte le Regioni del Centro e del Meridione, ad eccezione del Lazio e della Puglia, superano il valore medio delle Regioni a statuto ordinario (0,77), mentre le Regioni del Nord, ad eccezione della Liguria (0,86) e dell’E. Romagna (0,83), presentano valori più bassi della media nazionale. Per le Rss si evidenzia un rapporto più elevato – soprattutto nella Regione Valle d’Aosta e nella Regione siciliana – che trova parziale giustificazione nel maggior numero di funzioni istituzionalmente attribuite alle Rss rispetto alle Rso”.