Musei: l'idea della Uil per i custodi, stabilizzare gli Asu - QdS

Musei: l’idea della Uil per i custodi, stabilizzare gli Asu

Raffaella Pessina

Musei: l’idea della Uil per i custodi, stabilizzare gli Asu

sabato 08 Giugno 2019

Il Sindacato: “interventi necessari per garantire l’apertura anche dei siti archeologici: l’estate è arrivata e turisti e cittadini non devono restare fuori dai cancelli"

PALERMO – Braccio di ferro tra sindacati e governo regionale sul personale dei musei siciliani. Per la Uil Sicilia manca una programmazione e soprattutto i custodi. “In servizio ci sono 980 lavoratori, 120 sono andati in pensione negli ultimi due anni e altri 60 lasceranno il posto entro il 2019. Il personale diminuisce e con esso anche la possibilità di potere ammirare i nostri tesori – afferma lo stesso segretario Gianni Borrelli – 30 anni fa i custodi erano 1.500 ma i musei erano di meno rispetto a quelli aperti sino ad oggi. Serve personale, per questo è necessario l’apertura di nuovi bandi. Chiediamo di trasformare il contratto dei dipendenti part time (circa 200) in full time, e stabilizzare i 320 lavoratori Asu che quest’anno rischiano di perdere il posto per mancanza di risorse”.

La Uil Sicilia presenterà il prossimo 12 giugno al Dipartimento sulla programmazione 2019 dei Beni culturali una piattaforma di richieste che comprende la riorganizzazione dei turni, bandi per nuovi concorsi e stabilizzazione del personale.”Ricordiamo – ha detto Borrelli – che potrebbero essere utilizzati altri Asu (sono tremila in totale) di cui circa mille spesso utilizzati male. Questi interventi sono necessari per garantire l’apertura dei musei, l’estate è arrivata e turisti e cittadini non devono restare fuori dai cancelli”. Dall’assessorato ai Beni culturali hanno annunciato di non avere fondi per pagare l’assicurazione Inail che costa 80 euro all’anno a lavoratore. Una situazione paradossale poiché, come stato sottolineato più volte dalla Corte dei Conti, la Regione siciliana scoppia letteralmente di personale. Il sovrannumero non è stato certificato soltanto dai magistrati contabili ma anche dalla stessa Regione, costretta tra l’altro “a parcheggiare” le unità in eccesso (tantissime) in una società partecipata, la Resais: i tanti dipendenti potrebbero invece essere utilizzati per tenere aperti i musei, che a causa della carenza di personale si troveranno costretti ad chiudere durante i giorni festivi.

A dire il vero l’Amministrazione regionale ci ha provato spesso a riorganizzare gli uffici attraverso la mobilità, da quest’anno anche finanziata con incentivi ad hoc (come prevede il nuovo contratto collettivo del personale non dirigenziale della Regione, siglato lo scorso mese di maggio), ma proprio i sindacati puntualmente si sono messi di traverso.
E dire che solo qualche settimana fa Edi Tamaio, deputato regionale di Sicilia Futura aveva sollecitato il governo Musumeci ad assumersi l’impegno di aumentare le risorse economiche per i lavoratori Resais da impiegare in settori fondamentali dell’Amministrazione regionale, dagli ospedali, ai musei, alle scuole, ai dipartimenti degli assessorati. Infine, anche il sindacato Cobas lamenta la crescente carenza del personale delle categorie C e D.

“Senza i primi – scrivono in una nota – si prosciuga il bacino di personale che consente la gestione dell’apertura al pubblico dei siti in quanto si occupano dei servizi di vigilanza, custodia e sicurezza dei beni culturali. Il personale D, i funzionari direttivi, hanno invece mansioni diverse: si va dalla redazione degli atti amministrativi fino alla tutela dei beni culturali passando per la riscossione delle sanzioni”. Per il sindacato c’è bisogno di implementare l’organico.

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