Risponde alle esigenze di sicurezza e garantisce il mondo produttivo e le famiglie italiane. L'impianto è rimasto quello che era stato concordato domenica tra ministri e forze di maggioranza. L'Arci, premiare, non punire, chi regolarizza
“Il testo concordato del provvedimento sull’emersione del lavoro in agricoltura e nel settore del lavoro domestico è pronto ed è il frutto della sintesi raggiunta domenica tra le forze di maggioranza e il governo per rispondere alle esigenze di sicurezza, anche sanitaria, e alle pressanti richieste del mondo produttivo e delle famiglie italiane”.
Lo si apprende da fonti del Viminale.
L’impianto del testo – a quanto si apprende – è rimasto quello che era stato concordato domenica tra ministri e forze di maggioranza.
I punti contestati dall’ala destra del M5S – il cosiddetto scudo penale per chi regolarizza e i permessi di soggiorno per sei mesi per ricerca di lavoro – sono rimasti nel nuovo provvedimento sul quale la ministra Luciana Lamorgese oggi ha apportato gli ultimi ritocchi, che non sarebbero dunque di sostanza.
Il datore di lavoro potrà regolarizzare un lavoratore dietro il pagamento forfettario all’Inps di un contributo di quattrocento euro.
Esclusi dalla possibilità i datori che siano stati condannati, anche in via non definitiva, negli ultimi cinque anni, per reati quali caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reclutamento di persone da destinare alla prostituzione.
Potranno beneficiarne lavoratori italiani e stranieri. Questi ultimi dovranno dimostrare – per mezzo di fotosegnalamento delle forze di polizia – di essere stati presenti in Italia prima dell’8 marzo e sono esclusi i destinatari di provvedimenti di espulsione.
L’altra forma di regolarizzazione contenuta è quella della concessione di permessi di soggiorno temporanei di sei mesi per ricerca lavoro a chi ce l’ha scaduto dopo il 31 ottobre.
Lo straniero dovrà dimostrare di aver già lavorato e ci saranno rigorose verifiche da parte degli Ispettorati del lavoro.
I contenuti del provvedimento, ribadiscono al Viminale, sono il frutto di una sintesi concordata domenica scorsa tra tutte le parti coinvolte.
Spetterà ora al premier Giuseppe Conte valutare l’inserimento della misura nel Dl rilancio come chiesto da Pd, Iv e Italia Viva.
L’Arci, premiare, non punire, chi regolarizza
Nel pomeriggio Filippo Miraglia dell’Arci aveva detto: “Siamo alle solite: per contrastare un provvedimento giusto e utile al Paese, la regolarizzazione di stranieri che non hanno un valido titolo di soggiorno, a causa della legge e non per loro scelta, in modo da sottrarli allo sfruttamento e al ricatto del lavoro nero, si tirano fuori argomenti privi di senso e del tutto contraddittori”.
“Al netto dei furbi che cercheranno sempre una via per aggirare qualsiasi norma – osservava Miraglia – se chiediamo ad un datore di lavoro, che, è bene ribadirlo, non può assumere regolarmente uno straniero perché la legge glielo impedisce, di regolarizzare il rapporto con il lavoratore o la lavoratrice, non possiamo vincolare questa scelta di legalità ad una autodenuncia con relativa ammenda o punizione. Altrimenti nessuno aderirà al provvedimento e non sarà servito a nulla: i rapporti resteranno irregolari, a vantaggio della criminalità e degli sfruttatori”.
“Se si vuole realmente che tale norma abbia successo, in nome della legalità e, soprattutto, dell’interesse del Paese e della dignità delle persone – proseguiva l’esponente dell’Arci – c’è bisogno di premiare chi aderisce. Chiediamo al movimento 5 stelle di riflettere sull’opportunità di garantire diritti e legalità, contrastando il ricorso al lavoro nero, invece di incentivarlo”.
“Allo stesso tempo – concludeva – chiediamo al Governo e al presidente Conte di fare in fretta e approvare senza indugio un intervento che liberi le persone dall’economia sommersa e dallo sfruttamento, senza ricercare colpevoli dove non ce ne sono. Il nemico è la legge ingiusta e inefficace che non consente ad un datore di lavoro di assumere regolarmente un lavoratore o una lavoratrice presente sul territorio nazionale”.