Renato Scifo è il direttore UOC Neuropsichiatria infantile del PO di Acireale (Ct). “Importantissima diagnosi precoce per modificare evoluzione dei disturbi”
ACIREALE (CT) – È stata celebrata lo scorso 2 aprile la Giornata mondiale della consapevolezza sull’Autismo e, come ogni anno, mondo scientifico e società civile si sono interrogati sul problema della disabilità e delle terapie più efficaci.
Disabilità e disturbi del neurosviluppo, ovvero tutti quei deficit del funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo che si manifestano nelle prime fasi di vita e coinvolgono famiglie e istituzioni volte a garantire la migliore qualità di vita possibile al futuro adulto.
Quali sono nello specifico tali disturbi, come intervenire e quali suggerimenti dare ai familiari coinvolti nella gestione di una tale condizione cronica e invalidante? Abbiamo intervistato Renato Scifo, direttore della UOC di Neuropsichiatria infantile del presidio ospedaliero Acireale, in provincia di Catania.
Dottor Scifo, quali sono le disabilità più diffuse oggi tra i giovani? Quali le loro manifestazioni?
“Per disabilità intendiamo dei disturbi cronici, solo in parte riabilitabili, quasi sempre espressione di un disturbo congenito del neurosviluppo: tra questi è in forte crescita il disturbo dello spettro autistico che colpisce circa un bambino ogni cento nati e si manifesta con un grave disturbo dell’interazione sociale e della comunicazione. La ricerca ha ormai ampiamente dimostrato come i disturbi del neurosviluppo vedano il coinvolgimento di fattori di rischio comuni e di componenti genetiche, neurobiologiche e ambientali trasversali ed età specifiche. Per tale motivo la società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza ha istituito, ogni undici maggio, la giornata dei disturbi del neurosviluppo, al fine di diffondere l’importanza di diagnosi e interventi terapeutici precoci nel comune intento di un intervento abilitativo in grado di modificare in senso positivo l’evoluzione di tali disturbi, evitando esiti gravemente disabilitanti”.
Quali a oggi le terapie più innovative?
“In riferimento a questo cito il periodo drammatico della pandemia che ha provocato l’esplosione di diverse patologie psichiatriche con aumento degli accessi ai pronto soccorso e, quindi, ai ricoveri in neuropsichiatria infantile per autolesionismo e tentativi suicidari. Proprio la pandemia ha costretto a sviluppare modalità di intervento abilitativo che si avvalgono di strumenti delle telemedicina digitale, in alcuni casi anche robotica, per creare una maggiore continuità di supporto, evitando spostamenti e accessi diretti verso i servizi, mantenendo i bambini e ragazzi nel proprio contesto ambientale, magari dopo un necessario intervento ambulatoriale oppure ospedaliero”.
Quali i consigli per gestire i minori disabili da parte di famiglie e servizi territoriali?
“Esistono metodologie psicoterapiche e interventi farmacologici mirati, oltre a quelli abilitativi per i disturbi del neurosviluppo, che necessitano di segnalazioni immediate da parte delle famiglie ai servizi territoriali, con il coinvolgimento delle scuole (drammatiche le conseguenze di due anni di interruzione delle normali attività scolastiche, fondamentali per la loro valenza socializzante) considerato però che i servizi territoriali di neuropsichiatria infantile sono oggi in drammatica carenza di organico”.
Quali i dati in suo possesso sul fabbisogno dei servizi di cura?
“Di recente il tavolo tecnico ministeriale a ciò preposto, con l’Agenzia ministeriale dei servizi sanitari (Agenas), ha rivisto i parametri di fabbisogno minimo di personale per tali servizi, quindi si attendono le conseguenti azioni correttive nelle diverse regioni. A tal proposito, per la Sicilia, appare indispensabile triplicare le dotazioni territoriali e incrementare almeno del 30% quelle ospedaliere, obiettivo che, a mio avviso, appare urgente e non più rimandabile”.