L’amministratore delegato della Renault, concorrente di Stellantis, François Provost, ha fatto una dichiarazione, a nostro avviso, importante: “Ranault va in Cina per imparare e copiare”.
Perché la Renault va in Cina per imparare e copiare? Perché la Cina – da un Paese retrogrado sotto il profilo economico, sociale, organizzativo e strutturale, seppure con una cultura secolare, che risale a cinquemila anni fa – è diventata un modello di crescita per la rapida evoluzione del suo sistema economico.
Qualcuno obietterà subito che lì c’è una dittatura. Non è di questioni politiche che trattiamo in questo commento, ma solo del vertiginoso aumento di capacità nel fare progredire quell’enorme popolazione di 1,4 miliardi di persone, che prima vivevano in povertà e ora, via via, stanno approdando a soglie di benessere economico, che si avvicinano a quelle dell’Occidente (anche se non sempre di benessere sociale a causa del regime politico là presente) .
Xi Jinping ha imboccato una strada straordinaria: quella di insediare centinaia di nuove università nelle quali insegnano eccellenti docenti venuti da tutto il mondo e pagati adeguatamente.
In quel Paese si lavora molto seriamente e con orari pesanti; le persone hanno fame di crescita e di affermazione. Un richiamo molto più in piccolo è quello che avvenne nel nostro Paese nel dopoguerra, quando, negli anni cinquanta, sessanta e forse settanta, gli/le italiani/e lavoravano giorno e notte, senza risparmiarsi e senza svagarsi: fu proprio quell’impulso formidabile che permise di ricostruire il nostro Paese per portarlo alla soglia della civiltà e con un benessere economico diffuso.
Dunque, Renault va in Cina per imparare e copiare e lì sta nascendo un nuovissimo modello che riproduce un vecchio marchio, cioè la gloriosa Twingo (di cui posseggo un esemplare). Un’auto che a suo tempo, per la sua struttura rivoluzionaria, fece epoca e batté tutti i concorrenti.
La nuova Twingo in gestazione è totalmente elettrica, con una grande autonomia e, soprattutto, l’auto franco-cinese abbatterà, secondo quanto comunicato, la soglia dei ventimila euro. Pare che addirittura scenderà al di sotto dei diciannovemila euro.
Perché vi parliamo di un fatto che può sembrare marginale nell’economia mondiale? Perché è un esempio che va emulato e che stupide barriere ideologiche e falsamente politiche, invece, tengono in piedi.
L’umanità ha bisogno di progresso sul piano sociale e ambientale e non si devono porre barriere alla sua crescita. Solo gli egoisti o i “tornacontisti” elevano barriere contro la crescita delle società, ovunque esse si trovino.
Sarebbe invece importante che i Paesi si scambiassero le informazioni che posseggono al fine di migliorare la qualità di vita dell’umanità, di tutta l’umanità. Perché a questo deve tendere il progresso: non alla creazione di bisogni inesistenti che, per inciso, nuocciono al Pianeta e ai suoi abitanti, ma al benessere generale.
E in questa direzione dovrebbe andare l’informazione, la quale, per servire bene i/le cittadini/e, deve essere vera, completa, obiettiva, controllata e imparziale, in modo da aiutare gli/le stessi/e a capire meglio le vicende che accadono e a farsi un’opinione che li/le renda liberi/e da orpelli e da condizionamenti vari.
Le guerre nascono perché c’è qualcuno che vuole sfruttare qualche altro succhiandogli il sangue: in sostanza si tratta di parassiti che vogliono vivere a spese di altri. Ed è per svelare i retroscena, spiegando le velleità di questi accaparratori, che serve l’informazione, quell’informazione che prenda ad esempio la questione che abbiamo prospettato all’inizio, la quale non è in linea con gli interessi egoistici dei gruppi economici, i quali cercano di attirare risorse finanziarie per arricchirsi indebitamente, impoverendo gli/le altri/e.
Seneca, il filosofo nato intorno al 4 a.C. e morto nel 65 d.C., diceva: “Lo sguardo deve alzarsi verso un obbiettivo più alto e cercare nello studio gli insegnamenti utili a stare al mondo, a fare pensieri nobili e coraggiosi… affinché le parole si trasformino in azioni”. Un brano modernissimo che dovrebbe essere tenuto presente da tutti/e coloro che si ritengono buoni/e cittadini/e.

