MESSINA – Una realtà socio economica in sofferenza quella descritta dall’Inps Messina nel suo rendiconto sociale provinciale presentato ieri dal direttore Gaetano Minutoli nel salone degli specchi della Città Metropolitana.
“Uno stato di debolezza che – ha sottolineato nel suo intervento, Valeria Tranchida, presidente del Comitato regionale dell’Ente, non può essere sottovalutato. Molti dati sono in peggioramento rispetto all’anno precedente e per il prossimo futuro, quando non ci sarà più il Pnrr né altre agevolazioni, la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare se non si interviene con provvedimenti strutturali e non sono certo i vari bonus a potere invertire la tendenza. In aumento l’occupazione ma la maggioranza dei contratti è a tempo determinato e part time con redditi che non consentono di garantire un futuro alle nuove generazioni; in aumento i giovani che vanno via, raddoppiati rispetto a dieci anni fa e i dati registrati si riferiscono solo a quelli che vanno all’estero, sfuggono i tantissimi che si trasferiscono in altre regioni mantenendo magari la residenza nella provincia di Messina. Tanti i giovani che rimangono che non studiano e non cercano neppure lavoro”.
Gli inattivi sono circa 308 mila su una popolazione di 595 mila abitanti
“Gli inattivi – ha spiegato Tranchida – sono circa 308 mila su una popolazione di 595 mila abitanti del territorio provinciale troppi ed è ovvio che c’è un sommerso, una parte che lavora in nero, diversamente avremmo la rivoluzione in strada tutti i giorni. Ne è la prova il fatto che l’80% dei controlli effettuati mostrano delle irregolarità nei rapporti di lavoro”. Il malessere sociale è dato anche dai 161 mila redditi da pensione di cui solo 50 mila si possono definire dignitosi, da quello che è stato detto, e vengono dal settore pubblico.
Minutoli nella sua analisi è partito dal calo demografico e dai flussi migratori. “C’è un sensibile aumento delle persone migrate, da 963 si passa a 1322 a fronte di un flusso di immigrazione di 908 unità. Ad andare via, all’estero, sono giovani dai 18 ai 39 anni”. Un elemento emerso durante il dibattito è che ad andare via sono genitori e nonni che seguono per supportare figli e nipoti iniziando una nuova vita anche loro altrove. “La precarietà continua ad essere l’elemento caratterizzante del mercato del lavoro messinese, – ha detto Minutoli – si assiste ad una leggera risalita del tasso di occupazione rispetto al 2023 (+1,4%) e delle assunzioni ( +2,95) per tutti i tipi di contratti ad eccezione di quelli a tempo indeterminato che scendono da 12.046 a 11.821. I lavoratori part time rappresentano il 41,4% dei lavoratori dipendenti, dato maggiore di quello regionale e nazionale. Aumenta l’occupazione femminile ma siamo ancora lontani rispetto alla media nazionale. Rilevante poi la disparità – ha detto Minutoli – che in provincia di Messina si registra in tema di gender pay gap, le donne impiegate nel privato percepiscono una retribuzione media giornaliera di circa 59 euro rispetto ai circa 82 euro di un uomo. Una disparità legata ai figli e alla loro gestione ancora tutta a carico delle donne malgrado una normativa che tende a coinvolgere di più gli uomini. La precarietà dell’occupazione trova conferma nell’elevato numero di istanze di accesso agli ammortizzatori sociali in particolare modo alla Naspi”.
Duri i sindacati sulle distorte dinamiche di crescita dell’economia locale
Tanti gli interventi istituzionali che hanno dato un contributo all’analisi dei dati del rendiconto, dal sindaco Federico Basile al rappresentante di Sicindustria al presidente della Camera di Commercio fino ai rappresentanti di Cgil Cisl e Uil, degli ordini professionali ed il direttore dell’Ufficio del Lavoro. Duri i sindacati sulle distorte dinamiche di crescita dell’economia locale, molte ombre e pochi spiragli di luce emersi un po’ in tutte le dichiarazioni. Molti gli spunti per un dibattito che però non c’è stato visto che ognuno dopo fatto il suo intervento ed è andato via. Il rendiconto però è stato consegnato a tutti e da lì dovrebbero venire fuori dei correttivi; qualche idea è stata lanciata nelle conclusioni da Valeria Tranchida, rivolta a Università e aziende, per una maggiore collaborazione. Bruno Zecchetto presidente del Comitato provinciale ha parlato anche di una energia civile che si deve fare movimento.
“La sfida principale – ha detto Minutoli – non consiste soltanto nell’analizzare i numeri ma nell’individuare linee di intervento che possano realmente incidere sulla qualità della vita delle persone e sull’inclusione sociale. In questo contesto l’azione dell’Istituto è orientata ad un rafforzamento dell’efficacia dei sevizi essenziali, con un attenzione particolare alla tempestività e qualità delle risposte e alla tutela delle categorie più vulnerabili. Mi ritengo soddisfatto dei risultati ottenuti dalla Direzione provinciale Inps di Messina – ha concluso – in un momento di cambiamento generazionale in cui abbiamo accolto con rinnovato entusiasmo l’assunzione di 50 colleghi che hanno portato nuova linfa e un diverso approccio nel modo di lavorare”.

