Votazioni sospese per la guerra
Non appena si è verificata l’invasione del dittatore russo, Vladimir Putin, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha dichiarato lo stato di emergenza e, conseguentemente, ha sospeso le votazioni che si sarebbero dovute verificare poco dopo. In questo modo egli ha assunto i pieni poteri, di fatto abolendo il suo Parlamento, dal quale peraltro ha espulso con decreto alcune decine di deputati dell’opposizione motivando che essi fossero filorussi.
Zelensky ha però dimenticato che la sua popolazione è fatta per quasi la metà da cittadini/e di cultura e religione russa, tant’è che il suo predecessore era un presidente filo-russo.
Ma questo non stava bene all’Occidente, che ha fatto in modo di far eleggere Zelensky, il quale originariamente apparve come filo-russo, ma dopo essere stato eletto divenne filo-americano.
Dopo tutti i proclami di questi quasi tre anni di guerra (il prossimo 22 febbraio) i danni causati dai russi al territorio ucraino sono enormi e gravissime le sofferenze di quel popolo.
A tutti apparve chiaro fin dall’inizio che questa guerra non aveva storia, per cui si poneva l’urgenza di concluderla a qualunque costo, cioè cedendo una parte del territorio ucraino subito, in modo da evitare danni futuri. Invece il blocco occidentale ha aizzato le velleità di Zelensky, il quale si è sentito un Davide che voleva battere Golia.
La sua pochezza non gli ha fatto capire che quella favola oggi non poteva tradursi in realtà, con la conseguenza che ha fatto massacrare la sua popolazione, distruggere metà del territorio e in definitiva fare retrocedere sul piano economico e sociale il suo popolo di trenta o quarant’anni. Un danno incalcolabile che solo un incosciente poteva non prevedere.
Zelensky si è comportato da automa sotto l’impulso del presidente statunitense, Joe Biden, il quale non si sa perché riteneva di poterlo usare per contrastare la Russia, non rendendosi conto dell’enorme differenza delle forze in campo per uomini e armamenti. Ma a Biden questo importava poco; gli importava stuzzicare l’odiato nemico senza capire quale potesse essere l’obiettivo di tale insana azione, tanto lui non avrebbe avuto conseguenze.
Come in ogni vicenda è arrivato il redde rationem dovuto a due cause: la prima è la vittoria di Donald Trump come presidente degli Stati uniti, che si insedierà giurando sulla Bibbia il prossimo 20 gennaio; la seconda è stata la constatazione che la difesa ucraina era del tutto insufficiente per contenere l’avanzata russa, per cui risulta evidente che i territori ormai conquistati da quelli non potranno più ritornare sotto il dominio dell’Ucraina.
La dissennatezza di Zelensky è proseguita per tutto questo periodo proprio perché, come prima si scriveva, non si sono potute tenere le elezioni, mentre un capo di Stato saggio, proprio di fronte a una situazione così grave, senza sbocco, avrebbe comunque dovuto interpellare il suo popolo per sapere se volesse continuare questa inutile guerra oppure arrivare a una trattativa di pace, sapendo che il territorio conquistato dai russi era ormai perso definitivamente.
Quando la pace si firmerà – ed è molto probabile che avvenga nella primavera del prossimo anno, perché Trump ha fatto capire che non si svenerà più a fornire armi e finanziamenti per la guerra, mettendo all’angolo lo stesso Zelensky – le elezioni si dovranno svolgere, in quanto il Paese rientrerà in una condizione di normalità; allora vedremo se colui che non ha evitato queste distruzioni sarà rieletto oppure sarà mandato in pensione.
Da tale risultato dipenderà la valutazione se il suo popolo ha considerato giusta la sua condotta oppure se punirà chi non ha evitato queste distruzioni.
La situazione è chiara: l’appello di Papa Francesco, sempre più accorato, finirà per essere accolto, ma soprattutto prevarrà il buonsenso della realpolitik, cioè concludere la pace il prima possibile.
Non è in dubbio che ormai a quel tavolo della trattativa Putin si presenterà in una posizione di forza e quindi concederà meno di quanto avrebbe concesso nel 2022. Un peccato avere perso questi quasi tre anni inutilmente con gravi danni per gli ucraini.