Rete idrica, in Sicilia ancora troppi disservizi - QdS

Rete idrica, in Sicilia ancora troppi disservizi

Michele Giuliano

Rete idrica, in Sicilia ancora troppi disservizi

mercoledì 19 Agosto 2020

La gestione del servizio idrico fa discutere in tutta l’Isola: da Caltanissetta a Palermo cresce il malcontento. Nonostante le risorse recentemente stanziate dalla Regione, permangono criticità e proteste

PALERMO – La gestione del servizio idrico in Sicilia è sempre più complessa. Nonostante i passi in avanti che sono stati fatti in questi giorni (recentemente il governo Musumeci ha dato il via libera all’iter per potenziare la condotta idrica della contrada Birgi a Marsala e consentire, allo stesso tempo, un miglior approvvigionamento del vicino aeroporto trapanese e delle isole di Favignana e Levanzo e ha annunciato l’arrivo di 12 milioni di euro per consentire ai Comuni siciliani di gestire le reti idriche e pianificare gli investimenti) permangono in vaste aree dell’isola malcontenti e perplessità legate principalmente al passaggio ai gestori privati.

In provincia di Caltanissetta il “Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni” ha chiesto a tutti i sindaci e consiglieri comunali di tutti i Comuni che ricadono nell’Assemblea Territoriale Idrica (Ati) di Caltanissetta, di riunirsi per discutere delle risultanze della Commissione Tecnica che si è espressa a maggioranza per lo scioglimento anticipato del contratto col gestore privato per le inadempienze contrattuali, disservizi, aumenti indiscriminati delle tariffe e danno ambientale prodotto. Tocca ai sindaci, secondo il Forum, accelerare con le procedure di messa in mora del gestore e conseguente risoluzione anticipata del contratto di gestione. Ancora, sarebbe necessario costituire una azienda speciale consortile di proprietà di tutti i Comuni della provincia, la futura forma di gestione del servizio idrico integrato. “L’auspicio del Forum siciliano è – concludono nella lettere aperta – che ogni amministratore colga l’urgenza e l’opportunità di invertire rotta e di riappropriarsi della gestione del bene comune per eccellenza”.

In provincia di Trapani ci si muove più concretamente: arriveranno finanziamenti a 17 Comuni per potersi prendere in carico le reti idriche lasciate dalla gestione Eas, l’ente acquedotti siciliano ormai in via di chiusura dopo un lungo periodo di liquidazione. Ma non saranno a fondo perduto: dovranno restituire tutto, seppur ratealmente e a interessi molto bassi. Ad essere interessati da questa manovra Alcamo (in minima parte), Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Gibellina, Isole Egadi, Castelvetrano (per la sola frazione di Marinella di Selinunte), Paceco, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, San Vito Lo Capo, Valderice, Vita e l’area di sviluppo industriale di Trapani.

Per consentire ai Comuni di poter prendere in gestione le reti idriche, la Regione si farà carico di incrementare sino a sette milioni di euro l’apposito Fondo di rotazione, nel quale sono già disponibili tre milioni di euro. Risorse necessarie all’avvio della fase di start up da parte degli enti locali e grazie alle quali potranno essere ammodernate le infrastrutture di distribuzione, in molte parti ammalorate, e sostituiti i contatori non più funzionanti, facendo così entrare a regime il sistema. Un prestito che i Comuni potranno restituire in dieci anni, una volta ripresa la fatturazione dei consumi e avviato la riscossione della tariffa. In provincia di Palermo, invece, continua il braccio di ferro con alcuni sindaci, che rimangono poco convinti di un eventuale passaggio all’Ati idrico, la società di regolamentazione per la gestione del servizio idrico.

Terrasini e Cinisi, la cui attuale gestione è affidata ai rispettivi Comuni, sono stati chiari: “Non daremo le nostre reti a nessuno – ha detto il sindaco terrasinese Giosuè Maniaci – tranne che non vengano realizzati i depuratori, anche a sistema consortile. Allora potremmo decidere di gestire insieme i servizi idrici e fognari”.

Anche l’Amap, dalla sua, batte i pugni sul tavolo. La società a totale partecipazione pubblica, individuata come ente gestore del servizio per l’intero Ati idrico, è stata definita non affidabile. “L’azienda – ha replicato l’amministratore unico di Amap, Alessandro Di Martino – è una società a totale partecipazione pubblica e non privata. La dichiarazione resa da alcuni sindaci, di mancanza di efficienza e qualità, è in contrasto con il continuo e rinnovato impegno di Amap e trascura di considerare lo stato delle infrastrutture del Sii, il sistema idrico integrato, ormai da decenni lasciate, in molti casi, in abbandono e senza i minimi interventi di manutenzione ordinaria”.

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